La preghiera è il perno del funzionamento della Chiesa. Solo con essa, nello lo spirito comunitario che è dono dello Spirito, la comunità dei credenti è se stessa, può vivere e crescere. Sì, perché la Chiesa è una famiglia e come tale deve nutrirsi consapevolmente dell’orazione per coltivare i legami ed essere feconda. Questo il messaggio che oggi il Santo Padre, nell’udienza del mercoledì, ci consegna, ribadendo il compito educativo ecclesiale.
Questo compito viene svolto a partire dalla prima cellula della Chiesa, che è la famiglia. Il Papa fa memoria dell’esperienza di molti di noi, che custodiamo il ricordo della mamma e del papà che ci insegnavano a recitare le preghiere prima di andare a dormire. Quei momenti di raccoglimento sono spesso quelli in cui i genitori ascoltano dai figli qualche confidenza intima e possono dare il loro consiglio ispirato dal Vangelo.
Dalla famiglia il nostro sguardo successivamente si allarga alla comunità parrocchiale e/o altri gruppi e movimenti. Il Pontefice ricorda anzitutto quelli di loro che sono dediti alla preghiera, come parte integrante della loro vita o come attività principale, con un pensiero particolare per i monasteri, conventi, eremi, dove vivono persone consacrate a Dio e che spesso diventano centri di irradiazione spirituale. Sono comunità di preghiera che irradiano spiritualità.
Se dunque è vero, come dice Papa Francesco, che tutto nella Chiesa nasce nella preghiera, e tutto cresce grazie alla preghiera, allora il respiro della fede è la preghiera: cresciamo nella fede tanto quanto impariamo a pregare. Dopo certi passaggi della vita, ci accorgiamo che senza la fede non avremmo potuto farcela e che la preghiera è stata la nostra forza.
Guardando tuttavia al futuro della comunità dei credenti, non possiamo non sentirci interpellati dalle affermazioni del Santo Padre. Egli ci ricorda, che i cambiamenti nella Chiesa senza preghiera non sono cambiamenti di Chiesa, sono cambiamenti di gruppo. Se cessa la preghiera, per un po’ sembra che tutto possa andare avanti come sempre – per inerzia –, ma dopo poco tempo la Chiesa si accorge di essere diventata come un involucro vuoto, di aver smarrito l’asse portante, di non possedere più la sorgente del calore e dell’amore.
Papa Francesco ci lascia oggi delle domande importanti: prego? Preghiamo? Come prego? Come dei pappagalli o prego con il cuore? Come prego? Prego sicuro che sono nella Chiesa e prego con la Chiesa, o prego un po’ secondo le mie idee e faccio che le mie idee diventino preghiera? Dalla risposta costante a queste domande, dipende la nostra vita. Infatti, senza la fede, tutto crolla; e senza la preghiera, la fede si spegne. Fede e preghiera, insieme. Non c’è un’altra via. Per questo la Chiesa, che è casa e scuola di comunione, è casa e scuola di fede e di preghiera.