Ha fatto molto discutere l’immagine con cui, un paio di settimane, fa Sky Tg24 ha presentato il suo servizio sulla Mostra del Cinema di Venezia. Alla titolazione Mostra di Venezia 2020: il festival è donna è stato associato un fotogramma della pellicola Le sorelle Macaluso, diretta da Emma Dante e in concorso alla kermesse lagunare, che ritrae una delle piccole attrici, dell’età di circa cinque anni, in canottiera e mutandine, per lo più immortalata in una stanza piena di piccioni e altri uccelli. Gran parte della stampa mainstream si è affrettata a gettare acqua sul fuoco, per rispondere alle proteste, veicolate in particolare dai social, che vedevano quell’immagine come un ammiccamento alla pedofilia. Certo, è un po’ azzardato attribuire a chi a montato quel servizio una malizia costruita ad arte. Si potrebbe anche discutere dell’opportunità o meno di mostrare in un film immagini in qualche modo equivoche o ambigue.
Rimane però un dato di fatto: la contestualizzazione del fotogramma del film in concorso a Venezia è sicuramente il frutto di un certo “rilassamento” in fatto di tutela dell’immagine dei minori. Anche le polemiche seguite alla pubblicazione sulla prima pagina di un noto rotocalco delle foto in costume da bagno di Chanel, la figlia tredicenne di Francesco Totti e Ilary Blasi, sono la conseguenza di questa accresciuta disinvoltura riguardo al trattamento mediatico dei più piccoli. In altre parole, come già avevamo denunciato in un precedente editoriale, e come ci ha confermato il presidente di Meter Onlus, don Fortunato Di Noto, in una recente intervista, lo sdoganamento della pedofilia procede a vele spiegate, nella quasi totale indifferenza generale. Anche in questo caso, i meccanismi della finestra di Overton si ripropongono in maniera inquietante. Se un tempo il sesso prematrimoniale o extramatrimoniale era considerato un tabù, da ormai 50-60 anni a questa parte, esso rientra ormai nella normalità dei nostri costumi. Idem per la pornografia e il sesso tra minori, la cui soglia di tolleranza è stata convenzionalmente fissata intorno ai 14 anni. A poco a poco, complice la diffusione, in certi paesi, dell’educazione sessuale in fasce d’età sempre più basse, finanche tra i bambini in età prescolare, è evidente il tentativo di sdoganare la sessualità tra i “prepuberi”, ovvero tra i fanciulli e le fanciulle sotto i 12 anni, quindi non ancora entrati nel loro sviluppo adolescenziale.
Non sarebbe stata possibile questa deriva, tuttavia, se non esistessero i “cattivi maestri”. Sono decine i personaggi, nel mondo della cultura e, persino della politica, che, ognuno a modo proprio, hanno “tessuto le lodi” della sessualità infantile. Si pensi a quanto affermò nel 1996 lo scrittore Aldo Busi [https://archive.fo/8o4E], che arrivò a parlare di una “pedofilia blanda”, ovvero quella, a suo dire, “praticata dai bambini sugli adulti. I bambini sono in certi casi corruttori degli adulti”. Molti anni dopo, nel 2013, Busi rincarò la dose [https://www.youtube.com/watch?v=fh7AI-ISR08] e dichiarò di non scandalizzarsi al pensiero che bambini di 4, 7 o 8 anni potessero scambiarsi atti sessuali.
Mario Mieli (1952-1983), pioniere del movimento omosessualista italiano, che ebbe una vita breve e tragica, segnata da droga, turbe psichiche, guai giudiziari e conclusasi col suicidio, scriveva in uno dei suoi libri: “Noi checche rivoluzionarie […] possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro”.
Daniel Cohn-Bendit, storico leader del ’68 francese, già europarlamentare, una quarantina d’anni fa, in un’intervista televisiva, affermò: “La sessualità di un ragazzo è assolutamente fantastica, a dire il vero ho già lavorato con i bambini tra i 4 e i 6 anni. e quando una bambina di 5 anni comincia a spogliarsi è fantastico”. Pur essendosi pentito di quelle parole e pur avendo sempre negato di avere alcuna inclinazione pedofila, molti anni dopo Cohn-Bendit spiegò che l’intento delle sue dichiarazioni, era quello di lanciare una forte provocazione alla classe borghese.
Nel 2013, Richard Dawkins, divulgatore scientifico britannico, noto anche per il suo ateismo militante, raccontò di come, a undici anni, il suo insegnante di squash lo avesse molestato, infilandogli una mano tra i pantaloncini: un gesto che – come lui stesso scoprì in seguito – l’uomo aveva compiuto anche con altri compagni di squadra di Dawkins. Pur avendo rievocato l’episodio come sgradevole, Dawkins tese a sminuirlo: “Non credo abbia fatto danni duraturi a nessuno di noi”. Si sarebbe trattato, aggiunse, di una sorta di “pedofilia mite”. In seguito, Dawkins ha puntualizzato la sua condanna nei confronti di qualunque forma di pederastia, “mite” o “violenta”, continuando, però, a sminuire le conseguenze di tali depravazioni sul vissuto dei minori.
Il caso più preoccupante, nella misura in cui riguarda un politico, è comunque quello di Nichi Vendola. L’ex presidente della Regione Puglia ed ex leader di Sinistra, Ecologia e Libertà, nel lontano 1985, quand’era un giovane rappresentante della FGCI, dichiarò: “Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione”. Molti anni dopo, nel 2016, Vendola, da sempre dichiaratamente omosessuale, è diventato padre legale del piccolo Tobia Antonio, concepito in provetta in California e lì portato in grembo da una “madre surrogata”, cui è stato strappato via poco dopo la nascita.
Se così tanti personaggi noti, molti dei quali, per giunta, dotati di immensa cultura, possono permettersi affermazioni di così grande leggerezza, senza essere minimamente emarginati dal dibattito pubblico, anzi, ricevendo critiche molto blande e, in certi casi, consolidando persino il consenso intorno a loro, è sintomo di un profondo sonno della coscienza di tutta la nostra civiltà e dell’indifferenza contro quello che non è una “inclinazione sessuale” come le altre ma un crimine. E crimine resterà, anche dovessero rimanere soltanto in tre a reputarlo tale.