Verso l’autunno del 1917 si trovava in quel tempo a S. Giovanni Rotondo (Foggia) la sorella di Padre Paolino, superiore del convento dei Cappuccini, Assunta di Tommaso, la quale era venuta a visitare il fratello e dormiva nella foresteria. Una sera, dopo cena, Padre Pio e Padre Paolino andarono a salutare la sorella, che si tratteneva vicino al focolare. Quando furono colà Padre Paolino disse: P. Pio, tu puoi restare qui vicino al fuoco, mentre noi andiamo un po’ in chiesa a recitare le preghiere. — Padre Pio, che era stanco, si mise a sedere sul lettino con la solita corona in mano, quando viene preso da una sonnolenza che subito gli passa, apre gli occhi e vede un vecchio avvolto in un piccolo cappotto che stava seduto vicino al fuoco. Padre Pio, al vedere costui, dice: Oh! Tu chi sei? e che cosa fai? — Il vecchio risponde: Io sono…, sono morto bruciato in questo convento (nella stanza n. 4, come mi raccontava don Teodoro Vincitore…) e sto qua per scontare il mio purgatorio per questa mia colpa…— Padre Pio promise che il giorno dopo avrebbe applicato la Messa per lui e che non si facesse più vedere là. Poi l’accompagnò fino all’albero (l’olmo che esiste ancor oggi) e là lo licenziò.
Padre Paolino lo vide per più di un giorno un po’ timoroso, e gli domandava che cosa gli fosse accaduto quella sera. Egli rispondeva che si sentiva poco bene. Finalmente un giorno confessò tutto. Allora Padre Paolino andò al Comune (anagrafe) ed effettivamente trovò nei registri che nel convento era morto bruciato nell’anno x un vecchio di nome Di Mauro Pietro (1831-1908). Tutto corrispondeva a quanto aveva detto Padre Pio. Da allora il morto non comparve più.
Fonte: P. Alessandro da Ripabottoni – P. Pio da Pietralcina – Centro culturale francescano, Foggia, 1974; pp. 588-589