Per mantenere la gioia, san Francesco d’Assisi curava la purezza di cuore e una sana vita di preghiera.
Essere felici è un desiderio umano, ognuno di noi lo sperimenta e credo sia normale farlo. La felicità però, ci accorgiamo anche a nostro malgrado, che non dipende dalle cose di questo mondo; a volte si ha tutto: casa, lavoro, macchine, vacanze ecc… ma si sperimenta ugualmente un senso di infelicità. Da qui capiamo che la felicità non è legata alle ricchezze materiali ma soprattutto a quelle spirituali.
Molti santi erano felici pur essendo materialmente poveri, questo perché la loro anima godeva di una purezza divina e la loro vita era ricca di preghiera.
Uno dei santi che ha sperimentato la vera gioia è san Francesco d’Assisi, lui infatti elargisce consigli a tutte quelle anime che sono alla ricerca della vera felicità.
Il fraticello d’Assisi diceva: “Sono solo il diavolo e i suoi seguaci che dovrebbero essere tristi; noi, al contrario, dovremmo sempre rallegrarci nel Signore”.
Il santo suggeriva due abitudini per combattere la tristezza che deriva dal diavolo: “Miei amati fratelli, abbiate sempre una santa gioia in Dio, sia interiore che esteriore. Se il servo di Dio si sforza di avere e di mantenere la gioia spirituale, che deriva da un cuore puro e viene acquisita mediante la preghiera devota, i demoni non possono fargli del male; sono costretti a dire: ‘Visto che questo servo di Dio si rallegra sia nella tribolazione che nella prosperità, non possiamo trovare una via per entrare nel suo cuore e non siamo in grado di ferirlo’”.
Il santo affermava che per vincere la tristezza del diavolo, bisogna concentrarsi sulla purezza di cuore e la preghiera:
“Per questo, miei amati fratelli, visto che questa gioia santa deriva dalla purezza del cuore e da quella della preghiera continua, dobbiamo sforzarci principalmente di acquisire queste due virtù, per poter avere così questa gioia sia esteriore che interiore, che desidero così tanto, e amare talmente da vedere e sentire, sia per me che per voi”.
Il cristiano sopporta ogni prova e resta nella gioia nonostante la tribolazione.
Preghiera per chiedere gioia di San Francesco
Signore, dammi un po’ di sole,
un po’ di lavoro e un po’ di allegria.
Dammi il pane quotidiano, un po’ di burro,
una buona digestione e qualcosa da digerire.
Dammi un modo di essere che ignori la noia, le lamentele e i sospiri.
Non permettere che mi preoccupi troppo
per quella cosa imbarazzante che sono io.
Signore, dammi la dose di umorismo sufficiente
per trovare la felicità in questa vita
ed essere utile agli altri.
Sulle mie labbra ci sia sempre una canzone, una poesia o una storia per distrarmi.
Insegnami a comprendere le sofferenze
e a non vedervi una maledizione.
Concedimi di avere buonsenso,
perché ne ho un gran bisogno.
Signore, concedimi la grazia,
in questo momento supremo di paura e angoscia,
di ricorrere alla grande paura
e alla tremenda angoscia che hai sperimentato sul Monte degli Ulivi
prima della tua Passione.
Fa’ che a forza di meditare sulla tua agonia
riceva la consolazione spirituale necessaria
per il bene della mia anima.
Concedimi, Signore, uno spirito abbandonato, tranquillo, mite,
caritatevole, benevolo, dolce e misericordioso.
In tutte le mie azioni e le mie parole e in tutti i miei pensieri sperimenti
il gusto del tuo Spirito santo e benedetto.
Dammi, Signore, una fede piena, una speranza salda e un’ardente carità.
Che non ami nessuno contro la tua volontà,
ma tutto in funzione del tuo volere.
Circondami del tuo amore e del tuo favore.
“Abbi quindi coraggio, figlia mia, e non preoccuparti per me,
qualunque cosa mi succeda in questo mondo.
Non può accadermi nulla che Dio non voglia.
E tutto ciò che Egli vuole, per quanto possa sembrarci molto negativo,
è in realtà il meglio”.
“Anche se sono convinto, mia cara Margherita,
che la malvagità della mia vita passata sia tale che meriterebbe che Dio mi abbandonasse del tutto,
neanche per un momento smetterò di confidare nella sua immensa bontà.
Finora la sua grazia santissima mi ha dato la forza per rinunciare a tutto,
le ricchezze, i guadagni e la vita stessa,
piuttosto che prestare giuramento contro la mia coscienza”.
Fonte. Gaudium Press di Rita Sberna