Massimiliano Varrese è un’artista a 360°, attore, cantante, ballerino, autore di canzoni, scrittore e artista marziale. Durante la sua carriera artistica ha ricevuto importanti riconoscimenti come il Premio Vittorio Gassman per migliore giovane talento teatrale, la Medaglia Beato Angelico (riconoscimento universale per tutte le arti e gli artisti nato dopo l’intuizione di Papa Giovanni Paolo II).
Al suo lungo e completo percorso artistico ha sempre affiancato lo studio delle arti marziali. Lo vedremo in un bellissimo film, dove incontrerà per la prima volta la figura dell’arcangelo Michele, il film s’intitola “Mikael.
Parlaci di questo docu-film, in cui interpreti un giornalista che ad un certo punto si mette sulle tracce della figura angelica dell’Arcangelo Michele …
E’ nato all’inizio come un documentario, poi per strane coincidenze ed eventi, il film è completamente cambiato doveva essere di stampo documentaristico attraverso interviste che questo giornalista che interpreto, andava a fare a diversi esperti della figura di San Michele.
Durante le riprese il film è completamente cambiato, pian piano che lo giravamo, ho preso in mano la regia per cui è diventato il mio primo lungo metraggio da regista ed è stata un’esperienza fortissima.
Le riprese sono durate un paio d’anni, per le varie coincidenze strane che sono accadute.
Questo giornalista che interpreto, viene mandato ad intervistare diversi esperti della linea di San Michele Arcangelo … è diventato un personaggio autobiografico perché ho cominciato a rimettere insieme alcuni puntini del mio passato sia artistico che personale e la figura di San Michele arcangelo è sempre più presente.
Il tuo personaggio è alla continua ricerca, un po’ come te?
Si infatti, perché alla fine si è mischiato il mio personaggio Mauro con quello che realmente sono io. Mauro inizia ad intervistare da persona scettica e infatti il film inizia con una voce fuori campo che dice “Siamo scettici o siamo credenti?”. E poi continua dicendo “Forse siamo tutti scettici e credenti!”
Mauro è un personaggio molto scettico e burbero probabilmente perché sta vivendo un periodo pesante della sua vita e come tutte le persone che attraversano periodi di questo genere … sono un po’ chiuse e rabbiose. Man mano che va avanti e comincia a ricevere delle risposte dagli esperti tra cui Don Renzo Lavatori (angeologo) lui inizia a mettersi in risonanza con il suo io più profondo.
Il film è stato girato in vari luoghi sacri legati alla figura di San Michele, tra cui Monte Sant’Angelo. Che cosa hai provato nell’entrare dentro la grotta?
E’ stata una sensazione molto forte. Abbiamo avuto la fortuna di essere da soli all’interno della grotta insieme al Rettore del Santuario.
Ho avuto la possibilità di stare dentro, in silenzio, per qualche ora da solo. La sensazione che ho provato è stata profonda quasi di un ritorno a casa come se ci fossi già stato e fossi tornato ad un punto di partenza di un nuovo percorso. E’ stato forte, soprattutto quando si scende la scalinata, si sente una spinta che parte da dentro e quasi ti chiama.
Che messaggio vuole dare “Mikael”?
Quanto montavo Mikael, sentivo che doveva dare più che una risposta prettamente religiosa, dare delle risposte da diversi punti di vista, a chi magari sta vivendo un momento focale della propria vita.
C’è sempre un momento scatenante della propria vita che ti avvicina alla fede e può essere purtroppo una malattia, una perdita o comunque un momento di crisi personale. Secondo me, Mikael lascia aperte diverse risposte, sia scientifiche, storiche e religiose. Chiunque l’ha visto in questo momento … hanno avuto tutti un attimo di commozione perché hanno sentito dentro di loro qualcosa che si è smosso.
Per me questo è un risultato enorme e volevo anche che si scatenassero dei dibattiti tra gli scettici e i credenti, e così è stato.
Mikael comunque, sta viaggiando da solo. Sicuramente il regista dall’alto sta facendo un ottimo lavoro.
Prima di questo film, ti eri mai avvicinato alle realtà angeliche?
Si, ho scritto un romanzo dove si parla di angeli e s’intitola “L’estate già finita” ed è autobiografico, risale a quando ero un adolescente e vivevo in Toscana. In questo romanzo si parla di un mio primo approccio alla figura degli angeli.
Strada facendo ho capito che la figura di San Michele arcangelo nella mia vita era presente ma non me n’ero accorto. Ho cominciato a sentirlo nel momento in cui ho interpretato San Francesco d’Assisi nel musical “Chiara e Francesco”.
C’è stato un momento in cui ci trovavamo in pausa durante le prove, dovevamo capire come collegare una scena all’altra, ad un certo punto era sdraiato in scena e sento una voce dentro di me che mi suggerisce di fare la preghiera a San Michele arcangelo. Inizialmente mi ero chiesto il perché, poi chiedendo al capo dei francescani mi disse che San Francesco era molto devoto a San Michele arcangelo e per lui era una figura molto importante.
Da lì, ho rimesso una preghiera che avevo fatto a San Michele in un altro film che avevo fatto dal titolo “Fuoco su di me” dove il mio personaggio faceva una preghiera a San Michele arcangelo. Per cui ho visto i vari punti in cui l’arcangelo è stato sempre accanto a me.
Qual è oggi, il tuo rapporto con San Michele?
Adesso il mio rapporto con San Michele è fortissimo, sento la sua presenza quotidianamente in maniera forte. Oggi che abbiamo il compito di portare questo messaggio attraverso questo docu-film devo dire che più vado avanti e più mi rendo conto della forza di questa figura.
Che risposte o quali conferme hai trovato in Mikael?
Il fatto che mi sono ritrovato a fare la regia di Mikael è stata una cosa inaspettata, e mentre giravo le scene grazie a Mikael, ho cominciato veramente a rimettere insieme i miei puntini e a chiudere il cerchio. Si è aperto un altro cerchio che sta portando in delle direzioni veramente belle.
Servizio di Rita Sberna