San Nicola da Tolentino e le volte in cui il demonio lo ha tentato

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Il santo più volte durante la sua vita si è scontrato con il diavolo

Nicola nasce nel 1245 a Castel Sant’Angelo in Pantano, provincia di Macerata, il suo nome significa “vincitore del popolo”, all’età di dodici anni entra negli agostiniani e viene ordinato sacerdote nel 1269 a Cingoli. Dopo anni di spostamenti da un convento all’altro, trova fissa destinazione a Tolentino.

Proprio in questo convento dove poi è sorta la basilica a lui dedicata, è nata la sua vocazione fatta di tanta penitenza e carità.  Si occupava dei poveri ai quali procurava tutto il necessario, e diventa “l’angelo del confessionale”.

Digiunava quattro giorni a settimana a pane e acqua e pregava fino a tarda notte anzi fino al canto del gallo, per poi dormire poche ore su un pagliericcio.

Una volta, un suo confratello gli chiese qual era il motivo della sua felicità, egli rispose: “Io vedo il Signore mio Dio, accanto la sua santissima Madre e il padre mio sant’Agostino, che mi dicono: bravo, buono e fedele servitore”.

San Nicola muore a Tolentino nel 1305. E’ stato un grande mistico e taumaturgo, tra i vari prodigi da lui compiuti vi è quello della risurrezione della dodicenne Filippina di Fermo.

Da quello che emerge dal processo di canonizzazione, San Nicola ha già compiuto più di trecento miracoli. Egli è il patrono delle Marche, viene invocato per le anime del purgatorio, gli agonizzanti e per il pane quotidiano.

Gli attacchi del demonio

Nella vita conventuale, il demonio ha un particolare odio per la preghiera e così usa tutti i mezzi possibili per evitare che i religiosi preghino o s’impegnino in questa pratica dalla quale traggono tanta forza spirituale.

Quando San Nicola s’immergeva in profonda preghiera, il demonio faceva di tutto per distrarlo procurando rumori assordanti, versi di animali, rumori di tegole che cadevano dal tetto e si rompevano ecc, ecc.

Più volte il diavolo lo ha picchiato, lasciandolo per terra mezzo morto e una volta entrò nella sua cella sotto forma di uccello gigante, che sbatteva forte le ali, rompendo così una lampada accesa.

A causa di queste percosse del nemico, rimase zoppo per sempre.

Preso dall’angoscia, un giorno vide nostro Signore in sogno che lo rassicurò dicendo che l’angoscia e la paura che provava erano tentazioni del nemico e che in realtà il suo nome era già scritto nel libro della vita.

I marchigiani sono molto legati alla vita di questo santo e ai prodigi da lui compiuti.

Fonte Gaudium Press di Rita Sberna