Silvia Lucchetti è una giovane giornalista, di origine un pò romane e un pò eritree. Ha scritto per La Croce Quotidiano e adesso si occupa di donne per la testata Aleteia con la rubrica “For Her Italia” e anche di libri.
E’ mamma dal 2018 della piccola Linda Maria ed è sposata con Cesare.
Silvia come ti sei avvicinata al giornalismo cattolico ma soprattutto un giornalismo che tocca temi sociali, profondi e delicati come l’aborto, la spiritualità e le storie che riguardano tante donne coraggio?
Mi è sempre piaciuto scrivere ed è una passione che mi ha accompagnata negli anni della crescita e dell’università, poi questa passione è diventata qualcosa di importante nel 2015 grazie a “La Croce Quotidiano” e al direttore Mario Adinolfi.
Così mandai il mio primo articolo a Mario Adinolfi in cui parlavo di un mio accaduto personale ovvero la morte di mio nonno, affrontavo il tema dell’accoglienza della vita anche della vita degli anziani.
Da allora, cominciai a scrivere per il quotidiano La Croce fino ad arrivare ad Aleteia.
La rubrica che curi su Aleteia insieme ad altre tue colleghe, è una rubrica in rosa. Oggi il mondo della donna è suddiviso in due parti: quelle che fanno della vita un dono di Dio e della maternità una grazia e quelle che ritengono che tutto sia frutto di scelte personali.
Come ti approcci personalmente oltre che professionalmente a questo tipo di storie?
Cerco di approcciarmi in maniera delicata e di affrontare la storia della persona che intervisto con molta discrezione. Per entrambi i tipi di donne di cui parlavi tu, cerco sempre di approcciarmi amichevolmente perché credo che anche le donne che oggi pensano che la vita è un dono di Dio, che la maternità sia una grazia e che la famiglia sia un bene … forse in realtà è perché anche loro sono passate per una fase negativa.
“Il demonio combatte sempre la donna” dalla genesi all’apocalisse, proprio perché la donna porta in grembo la vita. Quindi la donna è sempre ingannata, penso per cui che ci sono donne che hanno capito il valore della vita e donne che purtroppo non hanno ancora avuto la grazia di scoprire la verità ma vengono ingannate dalle menzogne del “cerca te stessa” ecc .
C’è qualche storia che hai raccontato che ti ha colpito in maniera positiva o addirittura che ti ha scosso negativamente?
Le storie che mi hanno colpito tantissimo sono tutte quelle in cui le protagoniste sono le donne che con coraggio hanno deciso di rifiutare l’aborto terapeutico e di portare avanti gravidanze in cui gli era stato diagnosticato ai bambini diagnosi incompatibili con la vita. Per esempio quando ho intervistato Enrico Petrillo, il marito della serva di Dio Chiara Corbella, per me è stata una grande emozione perchè imparo qualcosa da queste storie.
Mentre le storie che mi lasciano indignata sono tutte quelle che riguardano l’utero in affitto, la maternità surrogata e adesso che sono mamma mi toccano ancora più particolarmente.
Sei diventata mamma nel 2018. Noti una certa differenza nel tuo lavoro da quando sei mamma?
E’ stata una bambina che non arrivava e quindi molto desiderata. E’ stata una grazia averla ricevuta perché quando aspetti per lungo tempo, ci sono momenti di deserto spirituale ma il Signore ti parla ugualmente. Passi per una prova.
Da quando sono mamma cerco di farmi aiutare da mia madre e di organizzare anche il mio lavoro, Aleteia comunque è una redazione che agevola le mamme nei tempi.
Scrivi per una testata cattolica ma aldilà di questo in te, trapela una forte fede e devozione mariana. Come ti sei avvicinata alla figura di Maria?
La fede mi è stata trasmessa sin da piccola da mia mamma e le mie nonne, poi crescendo non sentivo Maria in maniera particolare come la sento oggi ma ci sono stati dei momenti della mia vita, come ad esempio quando ho frequentato il percorso dei dieci comandamenti con Don Fabio Rosini, dove mi ritrovai a riflettere sull’importanza della figura di Maria, durante una sua catechesi in cui parlava delle nozze di Cana e disse “Mi raccomando, ricordatevi sempre di invitare Maria al vostro matrimonio che non si sa mai chi porta: male che vada vi porta a Gesù”.
Dopo un paio di anni di matrimonio, la nostra parrocchia organizzava un pellegrinaggio a Medjugorje (mia madre era stata più volte in quel luogo) e così siamo andati anche io e mio marito. Da lì, tutto è cambiato.
Oggi la famiglia è sotto attacco da leggi, pensieri modernisti ecc … ad essere attaccata è anche la maternità della donna. Pensi che molte donne mettano (forse anche in maniera inconsapevole) al primo posto, il lavoro?
Credo che viviamo in un momento di grande confusione su più livelli: sul piano della capacità generativa della donna, sull’essere maschile e femminile, sulla sacralità della vita dal concepimento fino alla morte naturale ecc …
Spesso si cade nell’inganno appoggiando determinate teorie in nome della modernità.
Per quando riguarda le donne che mettono il lavoro al primo posto credo che dipenda dalla società che non agevola la famiglia e non aiuta le donne che hanno figli, non credo che però i figli non si mettano al mondo a causa del lavoro.
Credo che sia una questione di valori e quello in cui si crede. Non tutti arrivano a questa consapevolezza e non è nemmeno facile rinunciare ad un lavoro, per la società in cui viviamo.
Per esempio leggi come il reddito di maternità cioè dare mille euro alle donne che decidono di non lavorare per occuparsi esclusivamente della crescita dei figli, possano aiutare molto le donne e possono invertire la rotta della crisi demografica.
Rita Sberna