Sinodo 2018: ai giovani non interessa una “Chiesa tiepida”
I giovani hanno uno smodato desiderio di esperienze forti e radicali, tuttavia questa radicalità può avere anche connotati spirituali. Le mezze verità, i compromessi e gli accomodamenti non fanno per loro, quindi difficilmente proveranno simpatia per un sacerdote, per un formatore o anche per un coetaneo che tendano ad assecondare le loro eventuali pulsioni mondane, che siano attaccati al denaro o, semplicemente, che ragionino secondo le logiche di un’azienda o di un circolo sportivo. Paradossalmente, essi troveranno compromissorie e allineate allo spirito del mondo, anche quelle esperienze ecclesiali ‘all’antica’, segnate da troppe regole e gerarchie, in quanto il mondo degli studi e del lavoro è già per sua natura fortemente normativo; idem dicasi per le regole ‘non scritte’ dettate dalle mode e dalle ambigue ‘etiche di gruppo’ delle realtà spontanee giovanili. Altre tipologie che, specie negli ultimi anni, fanno fuggire a gambe levate i ragazzi, sono i movimenti e le comunità dove l’impegno evangelico è troppo spesso confuso con la politica o con un cristianesimo ideologico e ciò avviene a prescindere dall’orientamento elettorale di ciascuna parte.
Non mancano, nel panorama cattolico italiano e internazionale, comunità particolarmente feconde a livello giovanile, in grado di mettere i ragazzi a contatto profondo tanto con Dio quanto con il proprio io. Non mancano nemmeno santuari e luoghi di pellegrinaggio fortemente attrattivi nei confronti dei giovani fedeli, come Assisi, Medjugorje e Santiago de Compostela. I giovani si sentiranno particolarmente stimolati se si parla loro dei testimoni di fede dell’ultimo secolo: tra questi San Giovanni Paolo II, in primis, ma anche il beato Piergiorgio Frassati, modello per gli universitari cattolici e per l’impegno sociale, Chiara Corbella Petrillo, modello per i malati e per le giovani famiglie. C’è da augurarsi che, durante le sessioni del Sinodo, i Padri sinodali e gli uditori affronteranno a viso aperto le disfunzionalità delle pastorali giovanili, senza trascurare, al contempo, le realtà che hanno dato frutto in abbondanza. Queste ultime non sono così rare e i loro modelli virtuosi potrebbero essere presi in considerazione per quei contesti dove le vocazioni e il fervore scarseggiano, senza con questo snaturarne il carisma originario.
C’è un grande vuoto di umanità che circonda la gioventù odierna. Un dato di cui le generazioni precedenti hanno una responsabilità particolarmente pesante e che precede gli altri grandi vuoti: quello valoriale, quello culturale e quello spirituale. La Chiesa è in uscita verso tutte queste realtà dolorose, per riempirle con la potenza della fede e della sua tradizione bimillenaria. Il Sinodo, con il documento finale che ne scaturirà, avrà successo se non si limiterà a rappresentare un protocollo regolamentare cui adempiere in modo pedissequo, a mo’ di libretto di istruzioni. L’assemblea sinodale si rivelerà invece efficace se saprà essere una bussola di orientamento per una navigazione nel mare aperto della Chiesa dell’immediato futuro, dove le burrasche e le bonacce potrebbero alternarsi senza soluzione di continuità.
*Si legga, a tal proposito, il discorso del Santo Padre, in occasione dell’apertura dell’assemblea sinodale (3 ottobre 2018): http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2018/10/3/apertura-sinodo.html