Cresce la spiritualità tra i giovani? Bene! Ma solo Cristo salva…

Giovane in preghiera
Image by Benjamin Balazs from Pixabay

Dopo mesi di notizie terribili, finalmente una nota di speranza arriva da un sondaggio internazionale. Giovedì scorso, il gruppo di ricerca Footprints. Young People: Expectations, Ideals, Beliefs della Pontificia Università della Santa Croce, assieme all’istituto spagnolo Gad3 ha presentato un’indagine svoltasi tra novembre e dicembre 2023, in otto Paesi tra Europa, Asia e America Latina: Argentina, Brasile, Italia, Kenya, Messico, Filippine, Spagna e Regno Unito. Il campione è composto da 4.889 giovani tra i 18 e 29 anni di età.

Il risultato più rilevante (e sorprendente) è l’aumento della spiritualità tra i giovani. Ad ogni intervistato è stato chiesto quanto la spiritualità sia presente oggi nella propria vita oggi, a confronto con cinque anni fa: il 50% risponde di aver percepito un aumento della propria spiritualità (59% tra i credenti), il 15% ha visto la propria spiritualità declinare, mentre il 33% non ha avvertito cambiamenti. Il fenomeno si registra in maniera forte in Paesi come Kenya, Filippine e Brasile, dove una percentuale di giovani tra l’82% e il 92% si identifica come “credente”. Guardando a nazioni in pieno processo di secolarizzazione, come ad esempio la Spagna e l’Italia, emerge comunque una profonda convinzione di fede da parte degli intervistati. Il 60% dei giovani cattolici spagnoli e italiani ritengono fondamentale la partecipazione alla messa, così come ricevere l’eucaristia. Altri Paesi che si collocano in una posizione “intermedia” per quanto riguarda la manifestazione della fede dei giovani sono Messico (71%) e Argentina (51%). C’è una grande percentuale di donne credenti in paesi come Kenya (93%), Filippine (83%) e Brasile (81%), e in generale il numero di donne cattoliche è più alto anche a livello globale (52%). Per quanto riguarda la visione sulla Chiesa, la maggior parte dei giovani credenti la ritiene un’istituzione che contribuisce al bene della società (76%).

Il focus tocca in modo approfondito anche i temi sociali e le ricadute che la fede ha sulla concreta vita quotidiana e collettiva. Un’importante fetta del campione denuncia la corruzione politica (94% tra i credenti, 85% non credenti) e i problemi legati all’ecologia (93% tra i credenti, 85% non credenti). Tra coloro che nel campione si identificano come “atei” emerge comunque un interesse per la vita dopo la morte e per un’adeguata comprensione della sofferenza; le percentuali sono più alte per Kenya e Filippine. Sempre in questi due Paesi, nonostante un 70% di giovani si professi non credente, dichiara di considerare la preghiera come un aspetto importante della propria vita.

I giovani atei difendono la loro posizione sia dal punto di vista psicologico che da quello morale. Per lo più, essi ritengono che la fede in Dio sia semplicemente un rifugio mentale, un mezzo per dare un senso a fenomeni che – nella loro ottica – neanche i credenti riescono a comprendere appieno; questa giustificazione è molto comune tra gli atei, soprattutto in Kenya e Brasile. Dal punto di vista morale, gli atei mettono spesso in discussione l’idea che credere in Dio equivalga ad essere una brava persona. Pertanto, sostengono che la moralità e la bontà non siano intrinsecamente legate al credo religioso. Sempre basandosi sull’aspetto morale come giustificazione della propria posizione – soprattutto in Italia e nel Regno Unito – uno dei principali motivi di incredulità tra atei e agnostici è il mistero della sofferenza nel mondo. Sebbene questo sia un mistero sia per i credenti che per i non credenti, i giovani atei e agnostici lo vedono come una forte giustificazione per la loro mancanza di fede.

Tra i temi sociali che mettono d’accordo sia credenti che atei figura la contrarietà alla corruzione politica, vista come “una delle più serie malattie sociali nel mondo”: affermazione su cui il 30% degli intervistati è d’accordo e il 61% è fortemente d’accordo. E’ alta anche la percentuale di giovani convinti che “la pornografia danneggi le relazioni”: il 31% è d’accordo, mentre il 43% è molto d’accordo. Scendono un po’ ma rimangono comunque alte le percentuali dei giovani che sostengono l’obiezione di coscienza sull’aborto: il 40% è fortemente d’accordo, mentre il 29% è d’accordo. Decisamente inferiore, invece, la percentuale (40%) di coloro che ritengono che “l’uso dei contraccettivi alteri la qualità dell’intimità tra due persone che si amano”. Tra i credenti la percentuale complessiva di chi è d’accordo o molto d’accordo sull’obiezione di coscienza sale al 76%, mentre è contrario alla pornografia l’81% dei credenti. Meno della metà dei credenti (44%) è infine contrario alla contraccezione.

Il 65% dei giovani intervistati ritiene che la guerra non sia mai giustificabile. Il 54%, tuttavia, è a favore della pena di morte “per i crimini più gravi”, mentre solo il 26% è a favore della prostituzione legale. Dato allarmante: più della metà (51%) giustifica la pratica dell’utero in affitto, che suscita contrarietà soltanto nel 37%.

Quanto alla percezione che i giovani hanno della Chiesa, il 76% la considera una “comunità umana che fa del bene, come un’associazione di volontariato”: concezione, quest’ultima, non incompatibile con l’idea della Chiesa come “istituzione umana e divina” (74%). Ben più basse sono le percentuali di chi vede la Chiesa come “una vecchia e antiquata entità” (28%), una “forma di potere politico” (25%) o una “fonte di obblighi e regole non necessari” (23%).

Si evince facilmente come l’approccio del sondaggio Footprints – pur essendo i promotori di ispirazione cattolica – sia sostanzialmente “laico” e ciò, per molti versi, è segno di grande onestà intellettuale. Sebbene, in un’ottica di fede, i risultati dell’indagine siano complessivamente incoraggianti, è altrettanto vero che, tra un generico riferimento alla spiritualità e un più specifico richiamo a Gesù Cristo, le cose cambino radicalmente. Un conto è essere semplicemente spirituali (benché rispetto a un approccio materialista e utilitarista, vi sia già un bel salto di qualità), altro è credere in Gesù Cristo come Figlio di Dio, veramente vissuto, veramente morto e veramente risorto, quindi, in forza di ciò, unico Salvatore dell’intera umanità. Un ulteriore sondaggio su chi sia davvero Gesù Cristo per i giovani sarebbe ancor più interessante e toccherebbe le corde dell’anima di molti, mettendo fortemente in discussione tante false certezze. Perché di fronte a Gesù Cristo, ci sono soltanto due possibilità: convertirsi oppure no. E chi lo fa in modo autentico, compie il primo passo per cambiare il mondo.