VERSO L’8 MARZO / La dignità femminile al tempo di OnlyFans

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L’episodio non è banale. Poco più di una settimana fa, è venuta a galla la storia di una studentessa di Udine, da poco maggiorenne, espulsa dal liceo che frequentava, in quanto titolare di un profilo su OnlyFans. Dopo aver affrontato un lungo braccio di ferro con il preside pur di rimanere nell’istituto, la 19enne Samantha ha dovuto capitolare e cambiare scuola. Ci sono due particolari da non trascurare, poi, in questa vicenda: la ragazza non sembra affatto una disadattata, anzi il suo rendimento scolastico è brillante, e la sua famiglia non versa in cattive condizioni economiche.

Una notizia del genere non va per nulla sottovalutata. Il fenomeno OnlyFans è in crescita esponenziale tra le giovani e le meno giovani, attratte dalla possibilità di guadagnare con pochissimo sforzo fino a 30mila euro al mese. A quanto pare, l’idea di vendere il proprio corpo – perché di questo si tratta – attraverso un social suscita sempre minore imbarazzo e riprovazione sociale. Tantissimi lo vedono come qualcosa di normale. Non è nemmeno da escludere che qualcuno lo consideri una forma radicale di emancipazione della donna: vendere il proprio corpo come atto di suprema libertà, senza dover rendere conto a nessuno. Nessuno sfruttamento, nessun maschio dominatore. Molte donne di spettacolo, a modo loro, incoraggiano quel modello. Si pensi alle parole “choc” della cantante Elodie, a ridosso dell’ultimo discutibile Festival di Sanremo.

Può tuttavia una donna dirsi emancipata e libera anche quando mette in atto comportamenti così “libertini”? La verità è che queste mode non sono affatto l’onda lunga della rivoluzione sessuale anni ’60-’70. Oggi, quantomeno in Occidente, non c’è più una vera emancipazione da conquistare. Con buona pace di chi parla di quote rosa e di scarsa possibilità di carriera per le donne, viviamo in un mondo in cui – soprattutto se rinuncia ai figli – la donna può andare molto lontano. Ne è una prova anche il fatto che in Italia sia il presidente del Consiglio che il leader del principale partito d’opposizione sono donne.

Le ragazze come Samantha non sono affatto delle “Bocca di Rosa”. Non abbracciano la sessualità libera – reale o virtuale che sia – come un tripudio sensoriale o per fare una scelta di vita controcorrente. Lo fanno perché la società e gli uomini chiedono quel tipo di comportamenti. E allora, di fronte alle fatiche di Sisifo in tema di formazione e lavoro per guadagnare, quando tutto va bene, un’eterna precarietà, OnlyFans diventa un mezzo sicuro per sbarcare il lunario. Non è il sesso, il fine ultimo. Dietro a cotante “scelte scandalose”, c’è la fame di denaro e non tanto per fame, quanto per paura della fame.

Dietro al boom di Onlyfans, c’è tanta cupidigia ma c’è anche una sconfinata solitudine. Uomini e donne che bastano a se stessi e che, per tacito accordo, si sfruttano reciprocamente. Altro che “guerra dei sessi”, così tanto sbandierata fino a pochissimi anni fa. Altro che stracciarsi le vesti per il “corpo delle donne” vilipeso e banalizzato. È vero, si fa molta retorica sulla violenza contro le donne ma ciò avviene per un motivo molto semplice: pochi centrano il vero cuore del problema, ovvero che donne e uomini sono fatti collaborare, vivere insieme e mettersi in discussione in nome dell’altro. Il femminicidio e la nudità virtuale a pagamento sono due facce della stessa medaglia: entrambi segnano la cesura definitiva tra il mondo maschile e il mondo femminile che, per natura, dovrebbero incontrarsi in modo disinteressato, amorevole e fecondo.

La quieta e ragionieristica “cultura” di OnlyFans non è l’apoteosi del sesso, al contrario, è la sua totale eclissi, il suo totale snaturamento. È lontana mille miglia dalla danza di Salomé (cfr Mt 14,3-11; Mc 6,17-28) o dal bagno sulla terrazza di Bestabea (cfr 2Sam 11,1-27). Svela invece un’ineccepibile e inquietante affinità con il Vitello d’oro (Es 32,1-35). Cos’è allora che libera veramente le donne? Cos’è che dà loro dignità? Se il sesso rischia di renderle schiave, saranno forse il denaro, il potere o la solitudine ad emanciparle?