“Ho visto la morte in faccia ed ho pregato l’Ave Maria nel dolore”
Nel 2011 hai fondato una Onlus- Disabili No Limits. Perché la disabilità non è un limite?
Perché la disabilità sta solo negli occhi di chi guarda. Ho imparato a vivere la disabilità con normalità, e credo che i muri più difficili da abbattere siano quali mentali. Viviamo in una società e in un’era molto avanzata dal punto di vista tecnologico ma per certi aspetti siamo ancora indietro, al sud in modo particolare.
La mia associazione Onlus, nasce per organizzare eventi e promuovere lo sport nelle principali piazze e nel modo migliore, come mezzo d’integrazione e di riscatto ma allo stesso tempo raccogliamo fonti, per regalare quest’opportunità a chi non se lo può permettere perché gli ausili costano tanto e il sistema sanitario nazionale non li copre, soprattutto quelli sportivi non sono neanche menzionati.
Quindi tramite la Onlus, mi piace l’idea di coinvolgere l’Italia e la gente in delle raccolte fonti che possano regalare delle opportunità ad altri.
Dopo l’incidente, il tuo rapporto con la fede è cresciuto?
La fede mi ha aiutata a non arrabbiarmi, a gestire il dolore, a comprendere che tutte le cose belle che sono riuscita a raggiungere, condivise con gli altri, assumono più valore.
Ma ovviamente dopo l’incidente, la mia fede si è consolidata ed è cresciuta. A volte quando ho dei dubbi, delle incertezze mi rifugio in chiesa, oppure prendo il rosario in mano … e dopo poco trovo le risposte e trovo la luce che illumina la strada che devo prendere.