Alexis Carrel: a Lourdes la scienza incontra la fede

Alexis Carrel: a Lourdes la scienza incontra la fede

La vicenda straordinaria di Alexis Carrel è l’emblema dell’incontro tra scienza e fede. Superata una prima fase di sgomento, avendo visto sgretolarsi i suoi dogmi scientisti, il medico lionese trovò nella fede quello slancio che gli permise di affrontare la ricerca con più motivazione, arrivando al traguardo del Nobel.

Lui stesso scrisse: “L’uomo ha bisogno di Dio come ha bisogno di acqua e di ossigeno. Congiunto con l’intuizione, col senso morale, col senso estetico e con la luce dell’intelligenza, il senso sacro fa sì che la personalità possa pienamente sbocciare. Non c’è dubbio che la riuscita della vita richieda lo sviluppo integrale di ciascuna delle nostre attività fisiologiche, intellettuali, affettive e spirituali. Lo spirito è nello stesso tempo ragione e sentimento”.

La scoperta di Dio nella propria vita, rivoluzionò in Carrel l’approccio al prossimo e, in particolare ai malati: non più organismi biologici, su cui far calare la scure di una gelida serie di diagnosi medico-scientifiche ma persone in carne ed ossa, dotate di un cuore che viaggiava all’unisono con la propria sofferenza fisica. Carrel comprese quindi che il punto di partenza dell’attività medica non era la teoria scientifica ma il paziente e ogni paziente era una storia umana differente, dalla cui conoscenza non si poteva prescindere. Questa certezza, lo portò a proclamare il suo più celebre assunto: “Poca osservazione e molto ragionamento portano all’errore; molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità”.

L’uomo non può vivere di solo intelletto: nel suo animo sono presenti anche il senso morale, il senso del bello e, soprattutto, il senso del sacro: se vengono messi a tacere questi slanci, l’uomo si ritrova ad essere “spiritualmente cieco”, impedendo a stesso di diventare “un buon membro costitutivo della società”, sosteneva il Premio Nobel.

Carrel definiva la preghiera come “un volo d’amore attraverso l’oscura notte dell’intelligenza” e riconosceva come con il cristianesimo, per la prima volta nella storia delle religioni, Dio si fosse avvicinato all’uomo.

Quello del medico francese convertito è uno dei numerosi contributi alla lenta e faticosa ricostruzione del dialogo tra scienza e fede. Due mondi tutt’altro che incompatibili, come dimostra la presenza nella storia di numerosi sacerdoti-scienziati; due nomi su tutti: Niccolò Copernico (1473) e Gregorio Mendel (1822-1884).

Un dialogo che è stato suggellato in tempi relativamente recenti dalla Fides et ratio (1998): “Lo scienziato è ben consapevole che la ricerca della verità, anche quando riguarda una realtà limitata del mondo o dell’uomo, non termina mai; rinvia sempre verso qualcosa che è al di sopra dell’immediato oggetto degli studi, verso gli interrogativi che aprono l’accesso al Mistero”, scriveva San Giovanni Paolo II in quella epocale enciclica.