Caso Viganò: un dossier dai molti punti oscuri
Le azioni concrete non sono mancate e alcune sono senza precedenti: si pensi all’arresto del nunzio in Repubblica Dominicana, monsignor Józef Wesołowski (poi deceduto), per atti di libidine su minori e possesso di materiale pedopornografico, alle dimissioni in blocco di tutti i vescovi cileni, a seguito dell’indagine vaticana sul loro conto per copertura degli scandali, alla cancellazione della carica cardinalizia (provvedimento che non era più stato usato dai tempi di Pio XI) ai danni dello stesso arcivescovo Theodore McCarrick, fino alla recentissima Lettera al popolo di Dio, in cui il Papa manifesta il suo doloroso mea culpa a nome di chi non ha vigilato contro gli abusi e chiama tutti i battezzati alla preghiera e al digiuno. La ‘fronda’ catto-conservatrice che adesso accusa il Pontefice, peraltro, fino alla settimana scorsa, non era mai entrata nel merito della gestione di tali casi da parte di Bergoglio, concentrandosi per lo più su aspetti teologico-dottrinali, come nel caso della menzionata Amoris Laetitia o della più recente riforma del Catechismo sulla pena di morte. Parrebbe davvero, allora, che gli avversari del Papa abbiano voluto metterlo in difficoltà su un terreno a lui favorevole, screditando quanto lui stesso aveva fatto di buono nei suoi cinque anni e mezzo di pontificato.
Evidenti contraddizioni nel racconto. Viganò afferma di essere stato a conoscenza di sanzioni comminate da Benedetto XVI al cardinale McCarrick “nel 2009 o 2010”, quando questi era già arcivescovo emerito di Washington. Le malefatte di McCarrick sarebbero però state note a Viganò già dal 2000, quindi cinque anni prima del congedo per limiti d’età del porporato americano. Secondo l’ex nunzio, le denunce da lui sporte diciotto anni fa sarebbero cadute del vuoto, sia per l’indifferenza dell’allora segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, sia per la malattia di San Giovanni Paolo II, che fattualmente impediva al papa polacco di gestire e governare la Chiesa (cosa non vera, quantomeno nel 2000). Le cose sarebbero cambiate dieci anni più tardi, quando, a detta di Viganò, il cardinale McCarrick avrebbe ricevuto da papa Ratzinger l’ordine di ritirarsi a una vita privata, di penitenza e preghiera, e di lasciare il seminario diocesano dove allora risiedeva. Per quale motivo, però, McCarrick avrebbe sempre e regolarmente disatteso questa sanzione, viaggiando e recandosi più volte anche a Roma (compreso l’ultimo incontro di Benedetto XVI con i cardinali, il 28 febbraio 2013, poche ore prima della rinuncia al soglio pontificio)? Nemmeno mancano, riguardo a questi anni, immagini di Viganò affianco a McCarrick, in atteggiamenti più che cordiali, senza alcun manifesto imbarazzo sul volto del vescovo italiano.
Nel giugno 2013, poi, a tre mesi dalla sua elezione, papa Francesco avrebbe ricevuto in udienza Viganò, chiedendogli informazioni su McCarrick, con il nunzio a riferirgli l’esistenza di un dossier a carico del cardinale americano. Nel suo memoriale, tuttavia, Viganò va oltre, indicando in McCarrick il consigliere di Bergoglio in merito alle nomine episcopali negli USA e il ‘regista’ di un cambiamento – verosimilmente non gradito agli ultraconservatori – nella Chiesa americana, da politicizzata a pastorale. Eppure è stato proprio Bergoglio a privare McCarrick della porpora cardinalizia, quando per la prima volta è emersa la notizia di un suo abuso su un minore, risalente cinquant’anni prima. I comportamenti immorali dell’arcivescovo emerito di Washington, secondo la testimonianza di Viganò, fino a quel momento avevano riguardato soltanto seminaristi maggiorenni. Se però McCarrick ha sempre agito indisturbato per decenni, seminando depravazione durante gli ultimi tre pontificati, fino a poche settimane fa, per quale motivo, Viganò addossa ogni responsabilità delle coperture unicamente a Francesco? E perché ha accusato il Papa dopo che questi aveva ormai sanzionato McCarrick e non prima?
Irrituale richiesta di “dimissioni”. Ultima – ma non ultima – annotazione: a conclusione del suo dossier, monsignor Viganò chiede a chiare lettere le dimissioni di Francesco. A memoria d’uomo, in tempi recenti, nessun uomo di Chiesa era mai arrivato a una presa di posizione così drastica contro il Successore di Pietro. Senza contare il fatto che il diritto canonico non parla mai di “dimissioni” del Papa di una possibilità di rinuncia al ministero petrino, come un atto da compiere in piena libertà. Proprio come avvenne per Benedetto XVI.
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Per approfondimenti:
– http://www.lastampa.it/2018/08/29/vaticaninsider/ecco-i-fatti-e-gli-omissis-del-dossier-vigan-contro-francesco-efUGZVQnkdlvcb2IuyqCWN/pagina.html
– https://www.uccronline.it/2018/08/28/accuse-al-papa-lex-nunzio-vigano-ha-mentito-ecco-le-prove/