Cattolici e politica: Houston, we have a problem…

Cattolici e politica: Houston, we have a problem…

Principi eticamente sensibili. Un luogo comune ricorrente in questi ultimi anni è che, essendo abbondantemente alle spalle l’“era Ruini”, la difesa dei valori non negoziabili sia ormai un retaggio del passato e che le istanze prolife dovrebbero ormai lasciare spazio a un “cristianesimo sociale” che si colora di “nuovi” obiettivi come, ad esempio, l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Nulla di più falso. Nessuna legislatura come quella appena conclusa si è rivelata tanto nociva per il diritto alla vita, per la tutela della famiglia e per la libertà di educazione. Unioni civili, divorzio breve, educazione gender e biotestamento sono solo alcuni dei provvedimenti davanti ai quali i parlamentari cattolici non sono riusciti a trovare quell’unità di vedute che, in passato aveva contribuito, ad esempio, all’affossamento del referendum sulla fecondazione assistita (2005) o dei DICO (2007). In compenso, con gli ultimi due Family Day (Piazza San Giovanni 2015 e Circo Massimo 2016) è nato un movimento di popolo che, nonostante le sue contraddizioni interne, ha ancora molte potenzialità.

La difesa del più debole. A corollario del punto precedente, va precisato che i principi eticamente sensibili (identificati da taluni con certi passaggi importanti dei magisteri di San Giovanni Paolo e Benedetto XVI) non vanno assolutamente contrapposti con l’attenzione ai temi della disuguaglianza socio-economica, della dignità del lavoro o della lotta alla corruzione (identificati da molti con le istanze del pontificato di Francesco, che effettivamente ne tratta con una certa regolarità). Ad accomunare il bambino non nato e il migrante in balia degli scafisti, il malato terminale e il giovane disoccupato, vi è quella evidente condizione di debolezza, rispetto alla quale nessun cittadino (a maggior ragione nessun cristiano) può permettersi di voltare lo sguardo altrove. Un vero cristiano è risoluto coi forti e caritatevole con i deboli. Non avrà quindi alcuna paura di farsi tacciare come “medioevale” per difendere la famiglia naturale fondata dal matrimonio tra uomo e donna, né avrà timore di essere additato come “comunista” per il solo fatto di avere a cuore il destino dei lavoratori sottopagati.

Dire no al Vitello d’oro. Ultimo ma non ultimo: un cristiano vero, tanto più se impegnato in politica, non si lascia corrompere, né comprare. Così come la Chiesa istituzionale – traghettata da Bergoglio – sta tornando “povera” come alle sue origini, rifondandosi sulla carità e sulla giustizia sociale e abbandonando i compromessi con il potere, allo stesso modo, il laicato dovrà adottare stili di vita sobri, non cedendo alla tentazione dell’avidità, degli sprechi e dell’edonismo. In questa fase di “uscita dall’Egitto”, saranno ancora molti i cristiani che, come gli israeliti ai tempi dell’Esodo mosaico, rimpiangeranno le “cipolle del faraone” ma coloro che “vinceranno” saranno quelli che sapranno accontentarsi e non sacrificheranno i loro principi sull’altare delle poltrone governative, del prestigio o della sicurezza economica. Se sapranno accettare la sfida di questo cambiamento e dire di no alle lusinghe di Mammona, i cristiani sapranno oltretutto guadagnarsi la stima dei fedeli di altre religioni e, anche per la pace tra i popoli, la strada inizierà ad essere in discesa.