Da ex atleta delle fiamme gialle a sacerdote. La storia di don Daniele Masciadri

Oggi  don Daniele Masciadri è parroco   della parrocchia  Nostra Signore di Lourdes all’Albuccione, Guidonia. Nella sua vita pensava a tutto tranne che a farsi prete.

 

A tutto pensavi tranne che a diventare prete: lo sport, ex atleta delle Fiamme Gialle per la marcia, le ragazze, lo studio, il successo ti avevano condotto su un’altra strada …

Quando ho detto il mio eccomi al Signore non pensavo assolutamente di farmi prete, avevo una vita che andava da tutt’altra parte. Stavo finendo la laurea in lettere classiche, stavo con la sezione giovanile delle fiamme gialle, facevo parte della Nazionale di Marcia, ero fidanzato, tantissime esperienze … L’ultimo pensiero che avevo era quello di potermi fare prete. Era un pensiero che avevo avuto durante l’infanzia ma che poi avevo accantonato. Avevo una vita abbastanza piena che di per se mi soddisfaceva molto ma c’era un qualcosa che sentivo che mi mancava. Poi è iniziato il discorso vocazionale dove ho trovato quella pienezza perche prima avevo tante cose ma non ero veramente pieno.

 

Da bambino però giocavi a celebrare la Messa e dicevi che volevi fare il prete ….

In realtà è una costante per molti preti, l’ho saputo poi. Quando uno è bambino non ha tante resistenze, tanti filtri che poi crescendo si mettono, quindi a livello spirituale si è più morbidi con il Signore. Dice san Giovanni Bosco che Dio chiama il 75% dei giovani a seguirlo, ma poi facendosi prendere dal mondo uno va per altre strade come era capitato anche a me.

La cosa che ho capito è che sul discorso vocazionale bisognerebbe togliere tanti pregiudizi e anche tanti falsi miti perché sembra come se uno sta facendo la sua vita ed a un certo punto irrompe il Signore che viene a togliere tutti i tuoi piani. Invece non è così: ho sperimentato che la chiamata del Signore corrispondeva alla mia identità più profonda, in fondo la volontà di Dio è la nostra volontà più profonda, il problema è che tante volte stiamo talmente lontani dal nostro cuore che non riconosciamo questa chiamata. Quando sono entrato in seminario ho capito che era il posto giusto per me.

 

Il 5 marzo 2011 per te è una data che segna una svolta. Perché?

Perché ho abbassato tutte le barriere con Dio. Stavo in un momento di preghiera con 250 giovani della parrocchia dei Martiri canadesi a Roma, stavamo facendo un momento di preghiera con la Parola di Dio, esattamente con lo Scrutatio. Era un momento particolare le cose non andavano bene con la ragazza, avevo avuto una delusione a livello sportivo … in quel momento scrutando la Parola di Dio mi sono imbattuto su un versetto di san Paolo che diceva: “Noi fissiamo lo sguardo sulle cose invisibili perché le cose visibili sono passeggere, quelle invisibili sono eterne”. Questa Parola mi ha illuminato, ha illuminato la situazione che stavo vivendo perche stavo fissando lo sguardo su cose visibili ma passeggere.

 

La chiamata vocazionale la senti durante la GMG di Madrid del 2011…

Nella Gmg ho confermato la chiamata, ciò che avevo sentito nel cuore mesi prima. Sto nel cammino neocatecumenale e di solito alla Gmg il giorno dopo c’è l’incontro con Kiko il fondatore del cammino e si fa una chiamata vocazionale per i ragazzi e le famiglie.

Era fine agosto del 2011, quel giorno ho confermato quello che avevo visto da marzo. In quei mesi avevo frequentato un centro vocazionale in cui avevo fatto chiarezza su quello che stavo vivendo. A me aveva colpito tanto un prete che era anche il responsabile del centro vocazionale, vedevo un prete felice e mi sono reso conto che avevo tante cose ma non ero più felice rispetto a lui. Da lì è iniziato tutto il mio percorso.

 

Anche il cammino neocatecumenale ha inciso nella tua chiamata vocazionale?

Il cammino neocatecumenale è l’esperienza ecclesiale nella quale mi sono formato sin da quando ero bimbo. Ancora ne faccio parte e quello che mi ha sempre aiutato e mi aiuta tanto è il contatto che il cammino da con la Parola di Dio. Vedi che la Parola di Dio è qualcosa di vivo, Dio crea con la Sua Parola ed io fidandomi di quella Parola ho cambiato la mia vita.

 

Che consiglio vuoi dare ai giovani che sentono la chiamata vocazionale del sacerdozio?

Qualche giorno fa il Vescovo mi ha fatto responsabile delle vocazioni della diocesi, e mi sento di dire che bisogna fidarsi di Dio perché come diceva Benedetto XVI, Dio non toglie nulla ma dona tutto.

Nella mia esperienza Dio non mi ha tolto tutto e quello che ho lasciato come gli studi e lo sport … Dio me l’ha ridato in maniera diversa e centuplicata.