Esce il 4 marzo 2016 (in Italia si parla del 23 giugno) uno dei film più attesi della stagione: Me Before You tratto dal bestseller di Jojo Moyes.
In italiano tradotto in Io prima di te e pubblicato da Mondadori, 2013.
Le riprese sono iniziate ad aprile 2015, con Sam Clafin (The Hunger Games, Love, Rosie) nel ruolo di Will e Emilia Clarke (Game of Thrones) in quelli di Lou.L’autrice (@jojomoyes), 1969, è nata e cresciuta a Londra.
Ha lavorato come giornalista da Hong Kong per il Sunday Morning Post e per dieci anni per l’Independent, prima di dedicarsi dal 2002 a tempo pieno alla scrittura.
Attualmente è una delle più affermate scrittrici inglesi, e i suoi romanzi sono sempre in testa alle classifiche.
In Italia sono stati pubblicati:
- Foto di famiglia (Sonzogno, 2003),
- Silver Bay (Mondadori, 2009),
- L’ultima lettera d’amore (Elliot, 2011),
- Io prima di te (Mondadori, 2012),
- Luna di miele a Parigi,
- La ragazza che hai lasciato,
- Una più Uno (Mondadori, 2014) e
- Un weekend da sogno (Mondadori, 2015).
Vive in una fattoria dell’Essex con il marito giornalista e i suoi tre figli.
Louisa Clark e Will Traynor sono i due personaggi entrati nel cuore di milioni di lettori. Ventisei anni lei, disoccupata con un fidanzato che non la ama. Trentacinque anni lui, in sedia a rotelle per un incidente che l’ha reso tetraplegico e gli ha tolto la voglia di vivere. Lei accetta di lavorare per la famiglia Traynor in qualità di “infermiera” del giovane. Col tempo tra i due scocca la scintilla dell’amore ma, come nei migliori drammi, qualcosa va storto: Will, pur amando Lou, non accetta la sua menomazione fisica e decide per un tragico epilogo.
A ognuno il suo giudizio: se il fatto che Will abbia scelto l’eutanasia cioè, sia o no un atto di amore nei confronti di Lou.
Su Goodreads, il più famoso social di lettori, i commenti si scatenano: la maggior parte afferma che è un romanzo sull’amore vero, profondo e sincero anche a costo di commettere scelte difficili, dolorose e irreversibili.
Piuttosto che vivere una “non vita”, impediti nella nostra autonomia quotidiana (con il bisogno di qualcuno che ci aiuti anche a fare le piccole, semplici cose come mangiare o prendere le medicine) l’eutanasia assistita e consapevole può rappresentare una dignitosa via d’uscita. Altre lettrici hanno parlato invece di scelta egoistica, miope, utilitaristica e non condivisibile di chi non è grato di essere vivo.
A tal esempio ecco una testimonianza di una lettrice:
“Sono nata con una malattia neurologica chiamata atrofia spinale. Ed ero quasi “normale” fino a quando avevo 11 anni oggi; sono su una sedia a rotelle e riesco a malapena a usare le mie braccia … Certo, sono ancora in una posizione migliore rispetto Will … Ma un giorno sarò proprio come lui, perché la mia malattia peggiora con il tempo… Naturalmente, questa non è la vita che ho sempre sognato, ma ho imparato a trovare la felicità in essa. Anche se non è perfetta e ho un sacco di complicazioni, mi piace essere viva … In realtà, quante persone nel mondo possono dire che stanno vivendo la vita che hanno sognato? Tutti abbiamo difficoltà, e non tutto va secondo i nostri piani, dobbiamo imparare a vivere lo stesso.”
Servizio di Elisabetta Modena Fonte Thinkdonna.it