Dino Impagliazzo: “La cosa più bella nella vita è amare il prossimo” 

Domenica 25 luglio è morto a Roma dopo una lunga malattia Dino Impagliazzo, noto anche come “lo chef dei poveri”. Aveva 91 anni.

Martedì scorso 27 luglio si sono svolti a Santa Maria in Trastevere i funerali. Era presente all’appuntamento una moltitudine di persone (oltre alla famiglia, vescovi, sacerdoti, rappresentanti di altre religioni, volontari, persone di ogni cultura, condizione sociale ed età…) per darli l’ultimo saluto….non poteva essere altrimenti: la vita di Dino è sempre stata quella dell’Amore e dell’Unità, ha dedicato tutta la sua vita per gli altri.

Durante l’omelia il vescovo sottolineerà: “ Dino è morto la domenica, Pasqua della settimana, in cui si è letto il vangelo della moltiplicazione dei pani e in cui si è celebrata la festa dei nonni e degli anziani. Il vangelo ci fa pensare a Dino che tende le sue braccia mentre il Signore gli affida i pani e i pesci da distribuire alle folle”.

La sua profonda fede si è fatta operosa nella carità durante tutta la sua vita. E’ stato membro del Movimento dei Focolari (di Chiara Lubich) e della Comunità di Sant’Egidio. Nella sua gioventù, con i focolarini, è stato accanto a chi soffriva durante la guerra a Trento e poi fece numerosi viaggi per aiutare nell’Europa dell’Est, in Siria e in Mozambico, collaborando anche con la Comunità di Sant’Egidio

Nel 2016 ha incontrato Papa Francesco al Villaggio per la Terra a Villa Borghese e lì ha portato il saluto dei barboni di Roma.

Nel 2018 ha ricevuto il Premio Internazionale Cartagine 2.0 nella sezione ‘Solidarietà’ e nel 2020 il Presidente Sergio Mattarella gli ha conferito l’Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana per la sua “preziosa opera di distribuzione di pasti caldi e beni di prima necessità ai senzatetto”di Roma.

Però Dino non era un uomo da riflettori, era un uomo semplice, generoso, gioioso, dinamico…anche nella sua vecchiaia non si è fermato e ha creato nel 2006 l’ Associazione RomAmoR ONLUS (con la denominazione iniziale di “Quelli del quartiere”) per aiutare le persone povere e i senza fissa dimora. Oggi “RomAmoR ONLUS” è una grande famiglia con circa 300 volontari. Prepara e distribuisce circa 800 pasti caldi settimanali presso alcune stazioni di Roma (Tuscolana, San Pietro, Ostiense), raccoglie cibo da cucinare lottando contro lo spreco (presso mercati rionali, negozi alimentari e supermercati) e distribuisce vestiti.

Dino non si risparmiava mai (e faceva spesso un orario giornaliero dalle 7 alle 24), finché ha potuto si è speso per gli altri…solo la malattia l’aveva costretto, un po’ più di un anno fa, a non poter più preparare e distribuire i pasti di persona.

Una delle immagini che penso rimarrà sempre nella memoria di tutti era quando arrivava con il furgoncino bianco di RomAmor, si mettevano allora fuori questi grossi pentoloni dai quali sporzionava piatti caldi da distribuire alle tante persone povere presenti (italiani, stranieri, giovani, anziani…)….i cosiddetti “scartati dalla società”.

In un’intervista Dino disse:

Da soli non si può fare nulla, la strada è in chi ci sta accanto, se non ami il tuo prossimo non ami neanche Dio, questa è l’essenza del cristianesimo”

“RomAmor onlus” continuerà sicuramente ad “abbracciare i bisogni dei poveri della nostra città” grazie all’impegno di tanti suoi volontari.

“RomAmor” contiene una parola chiave che certamente Dino ha lasciato a tutti noi ed è “Amor”. Un giorno mi disse : “ Se si legge la parola Roma al contrario, fa Amor”.

Amava anche ripetere a chi l’ha conosciuto: “La cosa più bella nella vita è amare il prossimo”.

Nel messaggio finale della messa del 27 luglio, Papa Francesco ha scritto di lui : “…il suo amore per i poveri, era definito “lo chef dei poveri”, la sua operosità quotidiana e la sua generosità costituiscono un’incoraggiante testimonianza ed un sicuro insegnamento di vita”.

È per amore che si è messo al servizio di tutti senza risparmiarsi, è con amore che tanti familiari, volontari e amici l’hanno aiutato e seguito ed è sicuramente con amore che sarà per sempre ricordato.

Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25,35-40)