Don Francesco Cristofaro è un giovane sacerdote calabrese della Diocesi di Catanzaro – Squillace. E’ molto impegnato nell’evangelizzazione attraverso l’utilizzo dei mass media come radio e televisioni. Conduce un bellissimo programma su Tele Radio Padre Pio e collabora con TV 2000.
Don Francesco ha abbracciato il sacerdozio, in una bellissima domenica del 2006 era la Domenica delle Palme.
Don Francesco sei nato prematuro e con un problema alle gambe. Di che si tratta?
Esatto, sono nato al settimo mese di gestazione, con una paresi spastica alle gambe. Non una situazione facile, soprattutto per i miei genitori che erano impreparati a questo nuovo stile di vita che avrebbero dovuto affrontare da quel momento. Tante visite mediche, tanti viaggi della speranza, anche da falsi profeti che annunciavano una futura guarigione che non si è mai verificata.
Questo problema fisico, ha inciso tanto durante la tua infansia?
Vivevo sotto una campana di vetro. Mai una gita scolastica, la prima l’ho fatta a 18 anni. Mai una partita di calcio e la prima volta che sono andato in bici con le rotelle di supporto, sono caduto facendomi malissimo.
Tutto questo giorno dopo giorno mi portava alla non accettazione. Odiavo gli specchi che riflettevano la mia immagine, mi infastidiva il pietismo della gente e il sentirmi dire: “poverino”. E questo mi aveva fatto convincere che io non servivo a nessuno e giorno e notte pregavo incessantemente la Vergine Maria perché mi concedesse la grazia della guarigione fisica.
Avevo creato in me una fortezza e ogni volta che vi entravo per rinchiudervi la sigillavo con un mare di lacrime e un oceano di “perché?”. Quante preghiere di guarigione che rivolgevo alla Madonna e ai santi. La notte sognavo di alzarmi e di camminare come tutti gli altri. Poi mi svegliavo e tornavo alla realtà e magari mentre camminavo cadevo per la perdita di equilibrio.
Un giorno, già in età adulta facesti una domanda coraggiosa e delicata a tua madre, le chiedesti: “Mamma ma se tu durante la gravidanza avessi saputo della mia malformazione, avresti ugualmente, portato a termine la gravidanza?” Cosa ti rispose tua madre?
Stavamo guardando un programma tv che con tanta facilità faceva propaganda all’aborto. Ed ecco la mia domanda che vede seguire una risposta raggelante. “Mi avresti abortito?” … “Si… ma ora che vedo con i miei occhi ciò che sei e cosa puoi fare ti partorirei 100.000 volte”.
Da qui compresi che le coppie vanno formate, aiutate, sostenute, incoraggiate. Chi aveva parlato a mia mamma del valore della vita? Nessuno.
A tal proposito, secondo te cosa spinge una donna ad abortire?
Tanti possono essere i motivi che spingono una ragazza o una donna ad abortire. Innanzitutto, per la maggior parte delle persone la vita è tale solo dopo la nascita, pertanto, quel cuoricino che inizia a farsi sentire nel grembo non è vita. Questo è mostruoso.
Poi nelle giovani generazioni manca l’educazione all’amore. I genitori non si preoccupano delle figlie se a 14/15 hanno già avuto rapporti sessuali ma si scandalizzano e corrono ai ripari se rimangono incinte. Il riparo è l’aborto.
Poi, oggi, la cultura, la politica, il pensiero comune ci sta insegnando che tutto è lecito in ogni momento. Se non rimettiamo la moralità nel cuore dell’uomo, ritorneremo a Sodoma e Gomorra, anzi noi le abbiamo già superate perché siamo arrivati oltre. Ci si professa cattolici e si firmano carte leggi contro il Dio in cui si dice di credere. E’ Grave tutto ciò. L’uomo, chiunque esso sia, fosse un Papa, un vescovo, un primo ministro, non è Dio.
Da piccolo, percorrevi km a piedi pur di andare a messa la domenica …
La mia famiglia non frequentava la chiesa, i sacramenti. Io mi avvicinai alla parrocchia per il catechismo in preparazione alla prima comunione e da quel momento non l’abbandono più. Loro non mi accompagnavano e io dovevo trovare il modo per andarci e l’unico modo in quel momento era farmi 2 km a piedi. La cosa più importante è che i miei genitori oggi frequentano la Chiesa tutte le domeniche. E questa è una grande grazia che ho chiesto al Signore.
Quando sentisti esattamente che il Signore ti chiedeva di seguirlo da sacerdote e soprattutto quale fu la reazione dei tuoi genitori?
La mia vita iniziò a cambiare concretamente quando in parrocchia, all’età di 13 anni circa incontro la realtà del Movimento Apostolico, sorto proprio nella nostra diocesi di Catanzaro-Squillace, per opera dell’Ispiratrice e Fondatrice Signora Maria Marino, che da 40 anni opera per il ricordo e l’annuncio del Vangelo.
Sarò eternamente grato al Movimento Apostolico. Quando mi chiedono: “Che cos’è il Movimento Apostolico?”. Io parto dalla mia personale esperienza e uso un immagine. Il Movimento Apostolico è stato per me una luce in una stanza buia. Io vivevo continuamente in una stanza buia; sbattevo a destra e a sinistra senza rendermene conto. Quando il Movimento Apostolico è entrato nella mia vita, è come se una luce fosse entrata nella stanza buia del mio cuore. E così incominciai a vedere ogni cosa, ogni particolare e incominciai anche a indirizzare i miei passi. Parlo di luce perché il MA mi ha dato il Vangelo che è luce vera per le genti. Chi non dona il Vangelo non dona Cristo, dona se stesso e le parole umane se pur tra le più belle, non riscaldano e convertono il cuore.
Strano a dirlo, senza accorgermene, non chiedo più guarigioni fisiche, ma un amore grande per la vita e per le vite altrui. E questo grande miracolo il Signore me lo ha concesso.
All’età di 18 anni, si decide di fare un passo importante ma non credevo, così sofferto. I medici avevano sempre sconsigliato i miei genitori, prima di quell’età di fare degli interventi chirurgici perché c’è un tempo fisico/biologico in cui i tendini si allungano da soli. Dovevo, appunto, fare due interventi di allungamenti dei tendini. Abbiamo deciso di intervenire, per due volte, prima al tendine destro e poi al sinistro. Intanto, avevo già deciso di entrare in seminario e ne avevo già dato comunicazione e il vescovo aveva già accolto la mia domanda. Gli interventi e la riabilitazione, però, furono molto lunghi e dolorosi e ritardarono di un anno il mio ingresso in seminario.
Parto per Milano per gli interventi. Nel cuore sapevo di non guarire, di non risolvere nulla. Al Signore servivo in quel modo. Però, non volevo deludere le attese di mamma e papà che aspettavano quel momento da 18 anni. Avevano già pensato alla festa da fare! Sono stati dei mesi bruttissimi e dolorosissimi. Per un lavoro fatto male, ho dovuto assumere morfina. Dopo l’intervento, mi dovettero sostituire il gesso perché fatto male e troppo stretto. Riecheggiano ancora nelle mie orecchie le mie gridate per il dolore, ma la sofferenza più grande era vedere il mio papà che doveva mettere in tasca del fisioterapista la mancetta per fare bene il suo dovere o il viaggio in treno della mia mamma, di ritorno a casa, con un fortissimo mal di denti, di notte, perché c’erano tre fratelli soli ad aspettare. Permettetemi di aprire una parentesi (i veri campioni di vita sono proprio i genitori. Chi non ha amore per i propri genitori è un ingrato ed egoista).
Che delusione dopo il secondo intervento quando per la prima volta, tolto il gesso metto i piedi a terra. I primi passi. Nel volto di mio padre non leggo nessuna emozione. Questo era segno che era avvenuto ben poco. Del resto, me lo aspettavo!
Ma anche questo passa. Torno a casa. Ora la mia preoccupazione era solo quella di rimettermi ed entrare in seminario.
Un altro segno per me strano. Un giorno, mi trovavo in Chiesa e in mezzo alla folla mi sento chiamare e mi viene regalato un bastone che conservo come qualcosa di preziosissimo e mi viene detto che sarebbe stato il bastone della mia vecchiaia. Svanisce ogni piccolissima ombra di dubbio in me. Prima piangevo per guarire e ora piangevo per la gioia. Quel bastone avrebbe separato nel mio cuore la tempesta e portato una pace indescrivibile che non vi so spiegare.
E’ molto strano il Signore. Non cercate di comprenderlo perché Lui si diverte a svelarsi e nascondersi.
Come ho scoperto la vocazione. Negli incontri di catechesi o di spiritualità del Movimento Apostolico ascoltavo spesso una frase del Vangelo che dice: “La Messe è molta e gli operai sono pochi”. Ero aperto a questa strada ma non la pensavo più di tanto. volevo diventare un veterinario. Mai avrei pensato che il Signore, da medico degli animali, mi avrebbe fatto medico delle anime!
Ecco cosa mi porta a decidere per il sacerdozio! Un giorno mi trovavo nel giardino di casa a leggere il mio vecchio libricino della prima comunione e nel leggere il rito della Santa Messa, in particolare le parole della consacrazione: “Prendete questo è il mio corpo… Prendete questo è il mio sangue…”, provai un brivido particolare e subito rivolgendomi a Gesù gli dissi: “cosa vuoi da me?”. Da quel momento, nel mio cuore, allora, un grandissimo desiderio entrare in seminario per consacrare la mia vita a Dio e ai fratelli.
Un giorno, in chiesa accadde un episodio che fu “una tentazione che voleva deviarti dalla chiamata del Signore”. Ci racconti?
Fu proprio in parrocchia durante la celebrazione delle prime comunioni che avvenne qualcosa di veramente triste per me. Mentre servivo la messa delle prime comunioni cado a terra con il calice in mano con il sangue di Cristo. Lo stringo forte forte che non va perduta neanche una goccia, ma da quel giorno si perde il mio coraggio. Mi dicevo: “se non riesco a tenere un calice come posso fare altro”… la crisi più profonda. Questa è l’opera della tentazione, è il lavoro subdolo del diavolo che in ogni modo e con ogni mezzo si adopera per portarti lontano dal cuore di Dio. L’aiuto, però del Padre spirituale, l’esempio vivente di Papa Giovanni Paolo II che ebbi la grazia di conoscere personalmente e di ricevere la sua benedizione mi diedero grande forza e coraggio per continuare il cammino intrapreso.
E così oggi sono sacerdote del Dio vivente. Certo, non si può racchiudere una vita in poche righe ma queste sono le grandi meraviglie che il Signore ha operato nella mia vita.
Cosa ha fatto il Signore nella mia vita? Ha trasformato e spazzato via questi pensieri e mi ha reso un uomo nuovo. Per il mondo non è questo un miracolo eclatante ma per me si. Oggi il sorriso è sulle mie labbra, sul mio viso, nel mio cuore, nei miei gesti. Oggi sono felice.
Oggi sono un giovane sacerdote felice e sereno, pieno di vitalità ed energia che lotta e si impegna con i suoi limiti per annunciare il vangelo.
Sei molto impegnato nell’evangelizzazione attraverso la conduzione del tuo programma “Nella fede della Chiesa” e non solo. Quanto è importante l’evangelizzazione nella vita di un cristiano?
E’ tutto perché Gesù ci ha costituiti e voluti strumenti per annunciare le sue meraviglie. Chi ha trovato la “perla preziosa” e non la mostra agli altri è un egoista e un ladro della grazia di Dio. Ciò che abbiamo ricevuto dall’alto, dobbiamo donarlo agli altri.
Io so che dall’altra parte dello schermo, della radio o di un pc c’è un cuore che ha bisogno e io gli parlo con la grazia di Dio perché da me stesso non potrei fare o dire nulla.
L’avermi voluto sacerdote è il dono più bello e prezioso che il Signore mi poteva concedere ma, allo stesso tempo, è una missione che puoi assolvere solo se possiedi gli occhi di Gesù, la sua bocca e, soprattutto il suo stesso cuore.