Epidemie e miracoli: la Storia si ripeterà?

Salus Populi Romani
L'icona Salus Populi Romani custodita a Santa Maria Maggiore

Epidemie e miracoli: la Storia si ripeterà?

Nel corso di settimane difficili, in cui i fedeli sono divisi sulla chiusura delle chiese e sulla sospensione delle messe, un fattore di unità e di speranza potrebbe arrivare dai numerosi atti di affidamento a Dio compiuti dai nostri pastori. Papa Francesco ne è l’esempio più rilevante ma non unico. Compiendo un gesto senza precedenti, domenica scorsa, il Pontefice si è recato a sorpresa in preghiera in due illustri chiese romane. Presso Santa Maria Maggiore, usuale meta di pellegrinaggio per Bergoglio prima e dopo ogni visita pastorale internazionale, il Papa ha chiesto l’intercessione di Maria Salus Populi Romani, affinché metta fine all’attuale pandemia di Covid-19.

Così facendo, Francesco ha agito sia in qualità di capo della Chiesa universale (la pandemia ha ormai assunto dimensioni mondiali) che come Vescovo di Roma. Secondo la leggenda, nel 590, l’icona della Salus Populi Romani fu portata da San Gregorio Magno presso Santa Maria Maggiore, in segno di gratitudine per aver messo fine alla pestilenza. Proprio in quell’occasione, sarebbe nato il notissimo inno Regina Coeli laetare Alleluia: papa Gregorio lo avrebbe udito in una visione mistica di angeli presso il Mausoleo di Adriano, che, da allora, avrebbe preso il nome di Castel Sant’Angelo. In quello stesso frangente, il Papa avrebbe visto l’arcangelo Michele riporre la spada nel fodero, in segno di scampato pericolo. Anche per questo motivo, San Michele è uno dei santi più invocati contro le epidemie e le pestilenze.

Poco dopo la visita a Santa Maria Maggiore, papa Francesco si è recato a San Marcello al Corso, percorrendo l’ultimo tratto a piedi, in ossequio alla tradizione pellegrina. In quella chiesa, il Pontefice ha sostato in preghiera davanti al celebre crocefisso miracolosamente rimasto intatto dopo l’incendio che aveva distrutto la chiesa di San Marcello il 22 maggio 1519. Pochi anni dopo, nel 1522, il secondo prodigio: il medesimo crocefisso venne portato in processione per le vie di Roma, con il popolo che invocava la fine della “grande peste”, che immediatamente cessò. Nel 1600, poi, durante una nuova pestilenza, il crocefisso di San Marcello fu ancora una volta portato in processione, stavolta per sedici giorni di seguito: secondo i cronisti dell’epoca, in ogni rione in cui il crocefisso transitava, la peste scompariva.

Altri due crocefissi ‘miracolosi’ sono esposti nel duomo di Santo Stefano a Casalmaggiore (Cremona) e a San Miniato (Pisa). Nella località toscana, gli abitanti si erano fermati in preghiera davanti al crocefisso ligneo, attorno al quale, dopo essere stati prodigiosamente risparmiati dalla peste del 1630, fecero costruire un santuario.

Oltre al Papa, nei giorni scorsi, numerosi vescovi e sacerdoti hanno pubblicamente pregato per la cessazione della pandemia di Covid-19, affidando i malati e il popolo all’intercessione della Vergine Maria o dei santi patroni. A Milano, tra le guglie del Duomo, l’arcivescovo Mario Delpini ha affidato la sua diocesi alla Madunina. A Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe ha chiesto l’intercessione di San Gennaro, mentre a Trieste, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi ha composto una preghiera rivolta alla Madonna della Salute, sollecitandone la recita in tutta la diocesi. Il cardinale arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, ha rivolto la sua supplica alla Madonna di San Luca. L’arcivescovo di Bergamo (la diocesi europea più colpita dal Covid-19), monsignor Francesco Beschi ha invocato l’intercessione di San Giovanni XXIII: il pontefice bergamasco fu sempre molto sensibile verso i malati e soffrì molto per la scomparsa della sorella Enrica, vittima dell’epidemia di febbre spagnola nel 1919. Da segnalare, inoltre, lo straordinario successo del rosario indetto dalla Conferenza Episcopale Italiana in occasione della solennità di San Giuseppe, che, trasmesso su TV2000, ha riportato l’11% di share, con 3,6 milioni di spettatori.