Il #CardinaleCaffara, è scomparso recentemente, per anni è stato L’Arcivescovo di Bologna ed è interessante andare a rileggere ciò che diceva in merito alla convivenza avvertendo le anime da due insidie particolari, soprattutto da quella che tenta l’uomo nel sostituire il sacramento del matrimonio con la convivenza.
Parlando della fase iniziale dell’ innamoramento Caffara affermava – ” C’è stato un momento in cui ciascuno di voi ha scoperto la verità della persona e della sua dignità. E’ stato il momento in cui ciascuno di voi ha guardato un uomo / una donna, percependone l’insostituibilità: nessun altro / a può prendere il suo posto. Ed allora, pieni di stupore, ciascuno ha detto all’altro: “Come è bello che tu ci sia!“. Avere scoperto la dignità della persona percorrendo la via privilegiata dell’amore.
Questo bene – il bene nella dignità riconosciuta e affermata nell’amore – è a rischio e può essere degradato”.
Poi, spostando l’attenzione sulle insidie, l’arcivescovo emerito evidenziava questo “Ci sono soprattutto due insidie che bisogna temere. La prima è di negare quel desiderio di definitività che è insito in ogni vero amore, trasformando e degradando poco a poco il vostro fidanzamento in libera convivenza, anziché elevarlo alla perfezione del matrimonio.”
E sulla convivenza, Caffara ne parlava come “ambiguità” – “La libera convivenza, cioè il vivere come sposi nella stessa dimora senza decidere però di esserlo, «dà origine ad un rapporto tra uomo e donna nel quale la contraddizione oggettiva tra il non essere sposi ed il vivere come sposi, rende ambiguo ogni gesto. L’esclusione del dono definitivo trasforma la relazione nella concessione fatta all’altro dell’uso di se stesso. L’uno però, resta estraneo all’altro. Viene dilapidata la dignità del dono”.
Infine la seconda insidia di cui parlava Caffara era proprio sul tema della castità prematrimoniale: “La seconda insidia, rincara il cardinale, è negare la bontà e la bellezza della castità prematrimoniale. Un fidanzamento non casto rischia di separare il corpo del fidanzato/a dalla sua persona. E’ attraverso la castità, infatti, che la dimensione fisica ed erotica dell’amore fra i fidanzati viene integrata, non negata, nella capacità di compiere quel dono definitivo di sé che istituisce il matrimonio. Senza castità viene dilapidata la dignità del corpo”.
Queste parole e consigli sono un incoraggiamento per chi ancora vive la convivenza come ultima spiaggia o come un obiettivo raggiunto. Un amore forte e profondo desidera sigillarsi per sempre e questo lo si può solamente fare promettendo fedeltà e pronunciando quel Si, d’innanzi a Dio.
Rita Sberna