I Ladri di Carrozzelle “una band di persone speciali”

I “Ladri di carrozzelle” sono una band musicale con oltre 30 anni di storia alle spalle, i componenti della band sono ragazzi affetti da diverse disabilità, ma che hanno fatto della loro disabilità un punto di forza e di originalità e non un problema o un limite per la propria vita.

A parlarne è il dott. Paolo Falessi Responsabile del Laboratorio musicale.

La band nasce nel 1989 ed i componenti erano tutti affetti dalla stessa malattia genetica: la distrofia muscolare. Raccontaci un po’ la storia!

E’ nato da un incontro di varie persone che si sono conosciute e si sono piaciute, ed hanno scoperto di avere una passione comune quella della musica e così hanno deciso di creare un gruppo musicale. Il fatto che 9 su 10 ragazzi, fossero in carrozzina per noi non è mai stato un problema ma anzi, è diventato un punto di forza per la band.

Già dal nome “Ladri di carrozzelle” si capisce che c’è la voglia di andare oltre la disabilità e di affrontare quello che è un problema.

Non bisogna fare i “faciloni” perché la disabilità è un problema però se uno riesce a trovare il giusto punto di vista, diventa anche una risorsa ed è quello che abbiamo cercato di fare con i Ladri di carrozzelle in tutti questi anni.

Qual è stata la prima canzone, in uscita, della band?

Il primo pezzo ha avuto un grande successo, i ragazzi che hanno fondato la band, avevano la distrofia muscolare e scherzando tra di noi ci si chiamava “distrofichetti” e a forza di dirlo è diventato il titolo della prima canzone che abbiamo fatto, un rock roll molto divertente e scanzonato, che ci ha colpito perché in questa canzone si parla della malattia in maniera dissacrante ed in Italia non era mai successo.

Quando uscì il disco, abbiamo avuto un grandissimo ritorno sia a livello radiofonico che sui giornali perché non si era mai visto qualcuno che parlasse in maniera così “sfacciata” della propria malattia prendendola in giro.

Noi viviamo in un paese che di certe cose, di solito non se ne parla, o se ne parla in maniera molto seriosa, noi invece cerchiamo di trovare un punto di vista diverso, più leggero per affrontare anche la quotidianità.

Nonostante le varie disabilità, qual è il segreto per il quale i componenti del gruppo mostrano sempre di avere leggerezza, ottimismo e buonumore?

Sono proprio le parole chiavi della nostra band, anche perché chi viene nel gruppo, sin dal primo momento, facciamo un discorso molto chiaro cioè quello di affrontare la propria condizione con molta leggerezza senza piangersi addosso.

Siete stati in grado di approdare in varie radio, trasmissioni televisive di successo …. Ma il vostro obiettivo è soprattutto la sensibilizzazione nelle scuole. Qual è la reazione di chi per la prima volta ascolta i “Ladri di carrozzelle”?

 A noi piacciono molto le scuole perché siamo convinti che proprio nelle scuole si semina perché ciò che dici ai ragazzi non se lo dimenticano perché i giovani sono come delle spugne che assorbono e sono in grado veramente di cambiare le cose sia nelle loro famiglie che nell’ambiente che frequentano.

Quando si sale sul palco con degli amici in carrozzina o che hanno delle patologie molto invalidanti, gli sguardi delle persone all’inizio sono proprio cattivi.

Poi però, c’è la musica che è magia ed è in grado di compiere il miracolo, perché quando si scende dal palco, le stesse persone che prima ti guardavano in maniera strana sono le stesse che ti chiedono l’autografo, ed è una cosa bellissima.

Molti eventi hanno visto i “Ladri di carrozzelle” protagonisti in grandi palchi della musica come nella serata finale del Festival di Sanremo 2017 con il brano “Stravedo per la vita”. I ladri di carrozzelle come reagiscono a queste soddisfazioni?

 Adesso i componenti del gruppo sono quasi tutti ragazzi affetti da patologie psichiche e quindi sono ragazzi senza filtro, e quando una cosa è molto bella si divertono molto mentre quando una cosa è brutta sono molto tristi e non sono in grado di fingere.

Quando siamo stati sul palco di Sanremo, finita l’esibizione piangevano di allegria e nei camerini ho visto delle scene fantastiche in cui c’era una commozione ed un entusiasmo straordinario.

Il bello però di questo gruppo è che l’entusiasmo che ci mettono è sempre lo stesso, sia se suonano a Sanremo che quando suonano in parrocchia con 20 persone. Non avendo filtri l’entusiasmo passa come una valanga.

Quali sono le difficoltà e i momenti più emozionanti delle vostre esibizioni?

Le difficoltà ci sono state e ci sono ancora perché purtroppo in Italia ci sono ancora troppi pregiudizi e troppi luoghi comuni. Quando giri l’Italia con 3-4 amici con disabilità, gli sguardi della gente a volte uccidono.

Lo scopo della musica dei ladri di carrozzelle è riuscire ad abbattere queste barriere culturali pesanti.

Il laboratorio musicale è aperto anche a persone con disabilità fisiche, psichiche e psichiatriche. Ci sono molte adesioni?

Fortunatamente ci sono molte adesioni perché è il taglio del laboratorio che colpisce, cioè la leggerezza ed il fatto che ti diverti ma che soprattutto vieni trattato come una “persona” e non succede spesso …. A volte nei confronti di persone con disabilità sia fisiche che intellettive, c’è sempre quel modo di trattare con troppo pietismo o accondiscendente e i ragazzi questa cosa l’avvertono. Da noi se studi suoni se non studi non suoni.

Che messaggio vogliono dare i “Ladri di carrozzelle”?

Il messaggio è che ognuno ha delle potenzialità che devono essere comprese e sviluppate. Tutti hanno delle potenzialità. Proprio in questo periodo torna a suonare con noi un ragazzo che aveva smesso di suonare perché la malattia era progredita e non riusciva ad utilizzare più le mani. Adesso è tornato e suona con gli occhi per mezzo di un mouse come se fosse un occhiale e guardando il pc con gli occhi riesce a suonare.

Ognuno ha dei talenti da potere sviluppare.

Servizio di Rita Sberna