Dal 14 al 19 ottobre 2018 ci sarà il XXII Congresso mondiale dell’International Federation of Gynecology and Obstetrics (FIGO), in programma a Rio de Janeiro (Brasile)
ed in quell’occasione verrà diffuso un dossier sulla rivista medica The Lancet sotto il titolo Global epidemiology of use of and disparities in caesarean sections che rivela l’aumento dei parti cesarei dal 2000 al 2015.
Secondo la ricerca, nel corso del 2015 circa 29,7 milioni di bambini (ossia il 21,1% dei 140,6 milioni nati vivi) hanno visto la luce tramite parto cesareo, cioè quasi il doppio rispetto al 2000, quando erano circa 16 milioni (il 12,1% dei 131,9 milioni nati vivi).
Nell’arco del periodo 2000-2015 l’aumento del ricorso al taglio cesareo è avvenuto in tutte le regioni del mondo, è stato più veloce nelle regioni dell’Europa orientale e dell’Asia centrale (con un tasso medio di variazione annuo del 5,5%) e dell’Asia meridionale (il 6,1%).
Invece l’aumento più lento è avvenuto nelle regioni dell’Africa centrale e occidentale (un tasso medio di variazione annuo del 2,1%) e dell’Africa meridionale e orientale (il 2,0%).
Secondo Marleen Temmerman, la coordinatrice del dossier, esiste una grande perplessità sul taglio cesareo. Marleen ha detto “La gravidanza e il travaglio sono normali processi, che avvengono in modo sicuro nella maggior parte dei casi” la sua preoccupazione per l’aumento dei tagli cesarei “non legata a ragioni mediche”, comporta rischi sia per le partorienti che per i nascituri.
Rita Sberna