Ideologia gender: Trento va controcorrente

LGBT+ arcobaleno
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La propaganda arcobaleno in Italia ha raggiunto il suo apice. Il ddl Zan è stato bocciato in Senato lo scorso novembre: fatto che, nei giorni e nei mesi successivi ha fomentato la rabbia dei suoi sostenitori dentro e fuori il Parlamento. Risultato: in qualunque contesto non si fa che parlare di diritti LGBT+. Il mondo dello spettacolo – si pensi alla Disney – notoriamente, è terreno fertile per la propaganda delle lobby, ma il pericolo più grande arriva dalla scuola, che spesso e volentieri si allinea al politicamente corretto.

Nelle scuole italiane vige il consenso informato sulle discipline extracurricolari sensibili, a partire dall’educazione sessuale. Norma che, però, stando alle segnalazioni di tanti genitori e associazioni pro-family, è stata spesso aggirata. L’ultima “moda” è diventata la cosiddetta carriera alias, che, in nome dell’identità di genere, permette agli studenti di iscriversi a scuola o all’università con un nome diverso da quello anagrafico: un’operazione totalmente illegale, pur essendo già stata adottata in parecchie scuole italiane.

Di fronte a questa deriva, non tutte le istituzioni sono rimaste inerti. La Provincia Autonoma di Trento, ad esempio, in forza della sua potestà legislativa – equiparata a quella delle Regioni – porterà in discussione in Consiglio un disegno di legge, a modifica della già esistente legge provinciale sulla scuola. L’obiettivo è rafforzare il consenso informato, bloccando tutte le proposte didattiche che vadano nella direzione dell’indottrinamento gender.

Tutto è nato da una petizione inoltrata al consiglio provinciale da un numeroso gruppo di genitori, che rivendicavano il primato educativo della famiglia. La proposta è stata convertita in un disegno di legge, il cui primo firmatario è il consigliere Claudio Cia (Fratelli d’Italia). Hanno aderito al progetto legislativo anche i consiglieri Luca Guglielmi (Lista Fassa), Alessia Ambrosi (Fratelli d’Italia) e Katia Rossato (Fratelli d’Italia).

“Chiediamo che all’interno delle scuole trentine non sia consentita la realizzazione – con il coinvolgimento di studenti – di progetti o attività basati sulle prospettive di genere, che promuovano la fluidità di genere o dell’identità sessuale, oppure che insegnino a dissociare l’identità sessuale dal sesso biologico – spiega il consigliere Cia sul suo blog –. Gli studenti vanno rispettati, protetti, e non usati a scopi ideologici e d’indottrinamento”.

Tra i principi tutelati dal disegno di legge, c’è, in primo luogo, quello della “libertà di scelta delle famiglie anche a favore della scuola paritaria”. Si ribadisce, poi, che le attività didattiche non rientranti nel “curricolo obbligatorio” sono, giocoforza, facoltative, così come le “attività relative all’educazione affettiva o sessuale, alla salute riproduttiva o al genere e all’identità sessuale”.

Altro punto importante: tutte le attività extracurricolari devono essere oggetto “di un’informativa specifica e dettagliata inviata ai genitori dei minori o agli studenti maggiorenni almeno una settimana prima dell’inizio dell’attività”. Nella scuola primaria e secondaria, poi, eventuali progetti o attività relative all’educazione affettiva o sessuale, alla salute riproduttiva o al genere e all’identità sessuale che prevedano il coinvolgimento di alunni e studenti sono preventivamente progettati in forma dettagliata, con l’indicazione dei soggetti coinvolti” e sono soggetti ad “approvazione in forma scritta” da parte dei genitori.

Inoltre, “se nel corso o al termine dell’attività relative all’educazione affettiva o sessuale, alla salute riproduttiva o al genere e all’identità sessuale, il dirigente scolastico o il consiglio d’istituto rileva, anche su segnalazione di un genitore, contenuti non coerenti con le indicazioni presenti nelle informative”, l’associazione o l’ente che hanno promosso l’attività, non sono più ammessi ad operare in quell’istituto scolastico “per almeno un triennio”.

Non è, in ogni caso, consentita “la realizzazione, con il coinvolgimento di studenti, di progetti o attività basati sulla prospettiva di genere, che promuovano la fluidità di genere o dell’identità sessuale, oppure che insegnino a dissociare l’identità sessuale dal sesso biologico”. Agli studenti, le cui famiglie non permettono la frequenza delle attività extracurricolari, deve comunque essere offerta “la possibilità di partecipare a un’attività alternativa”.

L’ideologia del gender non è invincibile. Come dimostra questa proposta di legge trentina, è possibile, però, contrastarla soltanto unendo le forze: famiglie, associazioni territoriali, politica devono collaborare in modo virtuoso, avendo sempre il bene comune come stella polare.