Giorni fa la Russia ha rifiutato la possibilità di svolgere in Vaticano colloqui di pace tra Mosca e Kiev. La Santa Sede, dall’inizio del conflitto in Ucraina (a febbraio 2022), ha spesso reiterato la sua disponibilità per facilitare un negoziato super partes e inviato aiuti umanitari alla popolazione ucraina sofferente. Papa Francesco ha continuato a lanciare numerosi appelli per la pace ricordando “l’inutile strage” e la disumanità della guerra nel contesto geopolitico internazionale bellico che l’umanità sta vivendo.
Martedì scorso 13 dicembre il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, è a sua volta intervenuto durante l’evento “L’Europa e la guerra, dallo spirito di Helsinki alle prospettive di pace” a Palazzo Borromeo (Roma) invitando a «un maggiore coinvolgimento, organizzato e preordinato, della società civile europea, dei movimenti per la pace, dei think-tank e delle organizzazioni che a tutti i livelli operano per educare alla pace e al dialogo»
Tale dichiarazione è in linea con quanto detto dal Santo Padre, che anche lui questi ultimi mesi, ha fatto riferimento alla Conferenza internazionale di Helsinki e ai suoi principi.
Ricordiamo che la Conferenza ebbe luogo in Finlandia nel 1975 e riunì 35 paesi tra cui la Santa Sede. L’ iniziativa si concluse con la firma dell’Atto finale sulla sicurezza e la cooperazione in Europa aprendo la strada ad una distensione tra est e ovest durante la Guerra Fredda.
Simili accordi si incentrarono su un “decalogo” di dieci punti (come ad esempio: l’integrità territoriale degli stati; la risoluzione pacifica delle controversie; il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali inclusa la libertà di pensiero, coscienza, religione o credo…). La presenza della Santa Sede a Helsinki fu rilevante per il riconoscimento della libertà religiosa, essendo in tal senso un segno di responsabilità etica e di alto valore morale nella difesa della pace tra le nazioni.
San Giovanni Paolo II indirizzò nel 1980 un messaggio “ai capi di stato dei paesi firmatari dell’atto finale di Helsinki” che vi invito a leggere e di cui vi anticipo un breve passaggio di seguito:
«La libertà religiosa ben compresa servirà d’altronde ad assicurare l’ordine ed il benessere di ogni paese, di ogni società, poiché tutti gli uomini, quando si sentono protetti nei loro diritti fondamentali, sono più disponibili al lavoro per il bene comune. Il rispetto del principio della libertà religiosa servirà anche al rafforzamento della pace internazionale che, come si può leggere nel discorso alle Nazioni Unite già citato, è al contrario minacciato dalla violazione dei diritti dell’uomo, in particolare dall’iniqua distribuzione dei beni materiali e dalla violazione dei diritti oggettivi dello spirito, della conoscenza e della creatività umana, ivi compresa la relazione dell’uomo con Dio. Solo il pieno rispetto dei diritti garantito effettivamente a tutti gli uomini può assicurare la pace completa».
L’Europa è chiamata ancora oggi a riaffermarsi per difendere il dialogo e la pace. Si festeggerà a breve il Santo Natale in tutto il mondo, preghiamo dunque per il Dono della Pace in un mondo che ne ha tanto bisogno.