La Confessione di Luciano Moggi ‘ Calciopoli, Fede, San Pio e Lourdes’
Lei riesce a conciliare il lavoro con la fede. In che modo?
Per esempio quando ero ancora in Juventus, la domenica non potevo andare in chiesa perché giocavamo, però tutti i giorni (e lo faccio anche adesso) ho l’abitudine di raccogliermi in preghiera in chiesa, amo farlo soprattutto quando non c’è nessuno, in modo da potermi raccogliere nel silenzio e pregare intimamente il Signore.
Qual’ è oggi il suo rapporto con il calcio?
Prima l’avevo da Dirigente adesso ce l’ho come giornalista ed opinionista.
Il calcio italiano che non è più protagonista in Europa e nel mondo, è malato di denaro, di potere o di qualità?
E’ malato sicuramente di qualità, ed oltre alla qualità si aggiunge anche il business. E’ un insieme di cose che purtroppo portano ai malumori, portano a litigare. Adesso è uno sport a metà ed è proprio il business che porta a litigare.
E’ illusione chiedere alla politica di tornare ad investire insieme alle società calcistiche sui vivai dei giovani?
Queste sono cose che la politica non può fare, ci vogliono dei Dirigenti che possano fare quello che attualmente non viene fatto. Anzichè comprare tanti giocatori bisognerebbe formare i giocatori e questo potrebbe essere un risparmio ed un qualcosa di qualità che può portare il calcio italiano a fare delle cose buone ed importanti.
Rita Sberna
La fede l’ha aiutato a superare i suoi guai sulla giustizia, ma pure la prescrizione ha fatto la sua parte.