La fede, il sociale, i diversamente abili, gli immigrati e la politica. Una vita al servizio degli altri!

La fede, il sociale, i diversamente abili, gli immigrati e la politica. Una vita al servizio degli altri!

Intervista al professore #Salvatore #Bucolo, #teologo e #catecheta, bioeticista e sessuologo, pedagogista e cognitivista, #giovane siciliano e intraprendente, amante della propria terra e del suo lavoro.

Tra le sue tante passioni vi è il giornalismo, la poesia e la politica ma Bucolo è anche impegnato sul sociale e nella vicinanza agli ultimi.

 

Sin da piccolo nasce in lei il desiderio di stare vicino agli ultimi. Ci racconta?

Sono cresciuto in una piccola comunità della provincia di Messina e l’unico ambiente che sin da bambino ho avuto modo di frequentare è stato quello della mia parrocchia. Li ho avuto modo per mezzo di un’anziana suora calabrese, Vittoria Gangemi (di santa vita), di incontrare Gesù Cristo. Da questo magico incontro è nato il mio desiderio di dedicarmi agli ultimi e di seguire questo antico e sempre nuovo messaggio d’Amore di cui il giovane di Nazareth si è fatto Autore!

Quando si è avvicinato alla fede e quanto conta nel suo lavoro?

Come dicevo prima sin da piccolo ho ricevuto il “Dono” gratuito della fede che Dio mi ha voluto fare e da lì è nata la mia generosa risposta di adesione. Una risposta immediata e ricca di fiducia nella misericordia che Dio è solito riservare a noi poveri e fragili peccatori. La fede per me è sempre stata custode e pastore del mio essere. Essa mi ha fatto vedere e sentire cose e linguaggi invisibili. Mi ha custodito e preservato dal male, mi ha sempre guidato verso il Sommo Bene, mi ha nutrito, saziato, ristorato e introdotto nella percezione di una realtà ultra terrena. Mi ha fatto capire che viviamo nel già e nel non ancora e pertanto la dobbiamo coltivare affinché essa (la fede), una volta davanti all’Altissimo ci possa servire da “estimo” di quanto abbiamo saputo credere e amare Dio e il nostro prossimo. Ergo, nel mio lavoro, essa è di fondamentale importanza e rilevanza!

 

Ci parla del suo lavoro con i diversamente abili e con gli immigrati?

Dopo gli studi pontifici in teologia, teologia catechetica, bioetica e sessuologia, mi sono dedicato all’approfondimento universitario, presso l’Università Statale di Messina, delle Scienze Cognitive e Pedagogiche con maggiore riguardo all’Educazione Sociale, alle Diverse Abilità, alla Pedagogia Sociale Interculturale e  subito dopo aver conseguito le diverse Lauree statali, nelle discipline di cui prima, ho avuto modo di conoscere il dottore Santi Biondo di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), il quale mi ha proposto di collaborare con l’AIAS di San Filippo del Mela e di Tremestieri (Me) di cui è direttore. Lì ho avuto modo di fare la mia prima esperienza professionale con i diversamente abili e di rendermi conto che non esistono i disabili ma vi sono i magicamente abili, in quanto ci sono molti diversamente abili che pur non potendo dipingere con le mani lo fanno con i piedi, mentre tanti “normali” non sanno né dipingere né suonare uno strumento musicale né recitare né realizzare una scultura, ecc… Dopo mi sono occupato, come pedagogista, di Minori Stranieri non Accompagnati divenendo Coordinatore del Centro di Prima Accoglienza “Rosselli” di Fondachelli Fantina in Messina, in seguito ho ricoperto il ruolo di Coordinatore di uno SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e oggi continuo la mia libera professione come Educatore Sociale nel mondo dell’immigrazione. Della mia esperienza con gli immigrati le posso dire che sono una risorsa inesauribile di cultura e fede religiosa. Ho riscontrato in loro grande generosità (pur non avendo nulla di beni materiali), immensa bontà di animo, slanci di affetto incredibili, smisurato senso di rispetto per la nostra religione e per il nostro amato Papa Francesco, che loro sono soliti definire il “Grande Nonno” oppure il “Nostro Amico” «…noi vogliamo bene al nostro “Amico Francesco”». Questa la frase più ricorrente che sono soliti esprimere nei confronti del Santo Padre, che vedono come un loro salvatore e io non perdo occasione per spiegargli che Papa Francesco “Lavora per Gesù e che è Lui che suggerisce al cuore del Sommo Pontefice di adoperarsi per la difesa, tutela e promozione dei figli di Dio che stanno lasciando l’Africa in cerca di aiuto e di speranza nella realizzazione di una nuova vita, ove vi possa essere pace, serenità e tanto amore!

 

Cosa le hanno insegnato queste persone?

Che siamo noi ad avere bisogno di loro e che non abbiamo nulla. Davanti al loro grande cuore noi siamo poverissimi (mi riferisco sia ai magicamente abili che agli immigrati).