La guarigione di Francesco: il miracolo che ha reso beata Madre Speranza

La guarigione di Francesco: il miracolo che ha reso beata Madre Speranza

Questa è la storia incredibile di un miracolo, avvenuto per intercessione della Beata Madre Speranza di Collevalenza. Il protagonista di questo miracolo è il piccolo Francesco, i testimoni di questo evento straordinario sono papà Maurizio e mamma Elena.

Elena Fossa ci ha raccontato nel dettaglio, la storia straordinaria di Francesco che ha poi permesso la beatificazione della grande Madre Speranza.

 Diamo un piccolo accenno alla vita di Madre Speranza. Chi è questa suora spagnola?

La Beata Madre Speranza nasce a Santomera, nella diocesi di Cartagena in Spagna, il 30 settembre 1893 da Giuseppe Antonia Alhama Palma e da Maria del Carmen Valera Buitrago. Le fu messo nome di Maria Josefa. Era la prima di nove fratelli, la sua famiglia era molto povera ed all’età di 6 o 7 anni fu accolta nella casa del parroco. Qui le sorelle del sacerdote le insegnarono a leggere e scrivere e le diedero la prima istruzione religiosa. Josefa mostrò subito un grande desiderio di consacrarsi tutta a Dio, così il 15 ottobre del 1914 entrò nella congregazione delle Figlie del Calvario, ed il 15 agosto 1916 emise i voti perpetui, assumendo il nome di Speranza di Gesù Agonizzante. Nel 1921 la congregazione si fuse con la quella delle Missionarie Clarettiane. Fin dall’inizio mostrò la determinazione di diventare una grande santa e la sua vita nel convento era caratterizzata dalla intensa contemplazione della Passione di Nostro Signore Gesù.  Nel 1929 il Buon Gesù, che accompagnava da tempo la Madre, le suggerì di lasciare questa Congregazione e di costituirne una nuova, così la notte di Natale del 1930 a Madrid, Madre Speranza, con altre otto suore, diede origine alla Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Il 15 agosto 1951 fondò a Roma il ramo maschile: i Figli dell’AMore Misericordioso. Nel maggio del 1936 la Madre approdò a Roma dove prese in affitto una casa in via Casilina. Fidandosi unicamente della Provvidenza aprì una mensa per dare da mangiare a 100…500…1000 persone al giorno. Nel 1949 il Buon Gesù mostrò alla Madre il progetto per la realizzazione della sua grande opera: un grande Santuario dedicato a Dio Amore Misericordioso. Nel 1953 costruì la casa dei Padri, nel 1954 iniziò la costruzione del Santuario, nel ’55 la cappella dell’Amore misericordioso, che fu eretta a Santuario il 30 settembre del 1959 e dal 1959 al ’61, come desiderio del Buon Gesù cominciarono la trivellazione del pozzo per l’Acqua dell’Amore Misericordioso e conteporaneamente la costruzione delle vasche per i malati e i fedeli. Nel 1981 Sang Giovanni Paolo II si recò a Collevalenza come prima uscita dopo l’attentato del 13 maggio in Piazza San Pietro per ringraziare il Buon Gesù ed annunciare al mondo il messaggio di Dio Amore Misericordioso.

L’8 febbraio 1983 alle ore 8.00 Madre Speranza incontrò il Buon Gesù.

Andiamo indietro negli anni. Prima della nascita di Francesco Maria, eri testimone di Geova. Perché decidi di lasciare la congregazione?

Domanda difficile, in quegli anni stavo maturando la convinzione che la mia fede non fosse fondata solamente sui dettami della dottrina dei Testimoni di Geova, che mi sembrava ogni giorno sempre più limitata. Ad un certo punto il Buon Gesù mise lungo la mia strada una serie di persone che mi illuminarono e mi aprirono gli occhi riguardo alla fede e alla vera essenza di Dio. Capii che dovevo uscire da lì ed iniziare il cammino verso un mondo più vasto. Ebbi molte difficoltà nell’uscire, ma fui sotenuta ed aiutata in questo percorso.

 In questo tuo cambiamento ti è stato vicino tuo marito, da sempre cattolico …

Sì, nasce in una famiglia cattolica, con uno zio sacerdote, e con profonda fede in Dio.

Nasce Francesco Maria, la gioia di tutta la famiglia. Ma dopo 40 giorni dalla nascita questa gioia viene offuscata da una grande preoccupazione. Perché?

Dopo 40 giorni abbiamo dovuto inserire nella alimentazione di Francesco Maria il latte artificiale perché purtroppo io non riuscivo più ad allattarlo da sola.

A distanza di qualche tempo si manifestarono dei disturbi digestivi che ci indussero ad interpella re il pediatra che ci consigliò di cambiare il latte, ma tutti i cambiamenti non diedero i risultati sperati: Francesco Maria cominciava a lamentare coliche addominali, perdeva peso e aveva delle eruzioni cutanee importanti. Questo quadro non cambiò neppure dopo lo svezzamento che avvenne all’età di quattro mesi.

 Le condizioni di Francesco peggioravano, in più si aggiunse il rachitismo. Tanti viaggi della speranza in Svizzera, Germania ma sembrava non esserci soluzione.

Quando e come venisti a conoscenza della storia di Madre Speranza e dell’acqua miracolosa?

Eravamo ormai all’inizio di giugno e Francesco Maria non accennava a stare meglio, non riusciva a reggere la testa che rimaneva inclinata per la maggior parte del tempo quando era seduto, aveva sempre quello sfogo che non lo lasciava in pace. Un pomeriggio mentre stavo preparando qualcosa per la merenda, alla televisione trasmisero una trasmissione che parlava di Madre Speranza. La cosa che mi colpì di più fu la storia del pozzo e le proprietà dell’acqua, un’acqua che avrebbe guarito malattie che la scienza umana non avrebbe potuto guarire, un’acqua che avrebbe guarito i bambini.

Dio-incidenza, tuo zio don Giuseppe si trovava a Collevalenza. Fu lui a portarvi l’acqua?

Sì, in quei giorni la zio di Maurizio era proprio a Collevalenza per gli esercizi spirituali del Movimento Sacerdotale Mariano. Noi non ne eravamo a conoscenza, me lo disse mia suocera quando le chiesi notizie di quel Santuario. Così lo zio don Giuseppe si informò ed al termine degli esercizi tornò a casa con l’acqua dell’Amore Misericordioso. Subito incominciammo a dare l’acqua a Francesco, recitando tutti insieme la novena all’Amore Misericordioso.

Il mercoledì successivo, il 30 giugno 1999 avvenne un incontro al parco, per te inspiegabile. Raccontaci!

Vicino a me stava seduto un signore di mezza età, di bella presenza, molto distino.

Quello che di questa persona mi colpì in modo speciale furono gli occhi: un colore indescrivibile, azzurro chiarissimo, che istintivamente mi fece pensare all’acqua.

Ci furono i primi convenevoli: “che bel bambino…quanto tempo ha?…e così via ad un certo punto mi chiese se poteva prenderlo in braccio: acconsentii sebbene non avessi mai permesso prima d’allora ad alcun estraneo una simile confidenza.

Quando lo prese, lo guardò con molta tenerezza e disse: “Francesco Maria, Francesco Maria, sei proprio un bel bambino!” (lì per lì pensai: “Ma come fa a sapere il suo nome?” Dopo supposi, che l’avesse sentito da me).

Continuò: “ma questo bambino è affidato alla Madonna, vero?”. “Si, certo che lo è.

Ma lei come fa a sapere queste cose? Ci conosciamo?”.

Mi guardò e sorrise, senza rispondere, ma aggiunse: “Perché è preoccupata?”.

“No, replicai, non sono preoccupata”: Osservandomi ancora mi si rivolse dandomi del tu: “Sì che sei preoccupata, dimmi perché?” Allora gli confidai i miei timori per Francesco Maria.

“Prende qualcosa il bambino?” “No, non prende nulla”.

“Ma voi siete andati da Madre Speranza, vero?” “No” ed egli: “Ma sì che siete stati a Collevalenza”.

Gli risposi: “No, le posso assicurare che noi non siamo stati da Madre Speranza”.

“Ma Francesco Maria sì!” affermò. Ancora una volta risposi: “No!” Di nuovo ribadì: “Francesco

Maria sì”.

Poi, per la seconda volta, mi chiese: “Ma Francesco Maria prende qualcosa?”.

Gli replicai di no, ma ripensandoci, subito ammisi: “Sì, Sì: sta bevendo l’acqua di Madre Speranza”

Poi aggiunsi, pregandolo, di dirmi il suo nome, chi fosse, e come potesse sapere tutte queste cose su di noi.

La sua risposta fu: “Perché mi fai tante domande? Non pensare a chi sono, non ha alcuna

importanza”; poi aggiunse: “Non è più il caso di preoccuparti, Francesco Maria ha trovato la sua mamma!”.

Lo guardai stupita, pensando “la sua mamma?” e quindi replicai: “Sono io la sua mamma!” Lui ribadì: “Sì, ma l’altra mamma”

Ero frastornata e confusa, non capivo più niente. Educatamente dissi che dovevo andare via, ed egli aggiunse: “Domenica fate una grande festa!”

“Sì’” risposi io “Veramente domenica facciamo una festicciola per il compleanno di Francesco

Maria”.

“No” riprese “fate una grande festa, non per il compleanno, ma perché Francesco Maria è

guarito!”.

Pensai: “Guarito?!” ero molto agitata, i pensieri mi si affollavano, ed ancora una volta gli chiesi chi fosse.

Mi guardò con tenerezza ma molto serio: “Basta chiedermi chi sono” Insistetti: “Guarito? Come guarito!!” Ed egli “Sì, guarito! Sta tranquilla, Francesco Maria è guarito!”

In quel momento capii che mi stava succedendo qualcosa di straordinario.

I pensieri erano mille e le sensazioni anche, ma lì per lì ebbi paura. Lo guardai, e giustificandomi:

“Guardi, adesso devo proprio andare”.

Presi il bambino e lo misi nel passeggino. Vidi lui che con la mano salutava Francesco Maria; mi diede come una carezza sul braccio e mi esortò: “Mi raccomando andate da Madre Speranza!”