Benedetto XVI ha segnato la storia della Chiesa. Grazie Papa Emerito per essere stato con noi

Ricordando il pontificato di Benedetto XVI, vogliamo ringraziare questo straordinario pontefice per tutto il bene che ha fatto per la nostra Madre Chiesa.

 

Grazie Papa Emerito, per quello che sei stato e che continuerai ad essere dal paradiso.

Si è spento Benedetto XVI dopo una lunga malattia, una sofferenza portata come Cristo comanda: nel silenzio, nella pazienza ma soprattutto nella preghiera assidua e costante.

Il Papa emerito ha lasciato lungo il corso del Suo Pontificato travagliato, molti insegnamenti ma soprattutto è stato la “continuità” del lavoro svolto da Giovanni Paolo II che insieme a Papa Francesco rappresentano tre pontificati di tre epoche apparentemente uguali e univoche ma molto diverse, nei fatti e nella spiritualità dei fedeli.

Joseph Aloisius Ratzinger

Benedetto XVI all’anagrafe Joseph Ratzinger, è stato il 265° Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma, ha pontificato dal 19 aprile 2005 fino al 28 febbraio 2013 (giorno delle sue dimissioni tanto discusse).

E’ rimasto il papa Emerito anche dopo l’elezione di Papa Francesco, da sempre è stato uno stimato teologo, grazie alla sua grande cultura e conoscenza ha aiutato la Chiesa ad andare avanti nella Sua missione materna e paterna.

 

La prima omelia di Sua Santità Benedetto XVI

Il 24 aprile 2005, fu la prima omelia di Papa Benedetto XVI, davanti ad una piazza San Pietro gremita di fedeli. In quell’occasione il Papa aprì il suo discorso, ricordando l’emozioni provate durante i funerali di Giovanni Paolo II e il senso di abbandono e solitudine che molti fedeli avevano sperimentato dopo la sua dipartita in cielo.

Quel giorno Benedetto XVI disse: “Chi crede, non è mai solo – non lo è nella vita e neanche nella morte. In quel momento noi abbiamo potuto invocare i santi di tutti i secoli – i suoi amici, i suoi fratelli nella fede, sapendo che sarebbero stati il corteo vivente che lo avrebbe accompagnato nell’aldilà, fino alla gloria di Dio. Noi sapevamo che il suo arrivo era atteso. Ora sappiamo che egli è fra i suoi ed è veramente a casa sua.”

Il discorso della sua prima omelia da Papa si aprì con Giovanni Paolo II e si concluse nuovamente con il suo predecessore: “In questo momento il mio ricordo ritorna al 22 ottobre 1978, quando Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero qui sulla Piazza di San Pietro. Ancora, e continuamente, mi risuonano nelle orecchie le sue parole di allora: “Non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo!” Il Papa parlava ai forti, ai potenti del mondo, i quali avevano paura che Cristo potesse portar via qualcosa del loro potere, se lo avessero lasciato entrare e concesso la libertà alla fede. Sì, egli avrebbe certamente portato via loro qualcosa: il dominio della corruzione, dello stravolgimento del diritto, dell’arbitrio.”

 

Il discorso di Benedetto XVI in occasione dell’incontro con i parroci e il clero di Roma

Era il 14 febbraio 2013 quando Benedetto XVI parlò presso l’Aula Paolo VI ai parroci e al clero di Roma, un discorso pronunciato a “braccio” che non era solito del Papa, ma egli aveva già preparato da tempo la sua rinuncia.

Così iniziava il discorso Joseph Ratzinger: “E’ per me un dono particolare della Provvidenza che, prima di lasciare il ministero petrino, possa ancora vedere il mio clero, il clero di Roma. E’ sempre una grande gioia vedere come la Chiesa vive, come a Roma la Chiesa è vivente; ci sono Pastori che, nello spirito del Pastore supremo, guidano il gregge del Signore.”

In quell’occasione Benedetto XVI ci tenne fortemente a parlare del Concilio Vaticano II raccontando alcuni aneddoti e ci tenne anche a far sapere la sua posizione: “Mi sembra che, 50 anni dopo il Concilio, vediamo come questo Concilio virtuale si rompa, si perda, e appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della fede, cominciando da questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa. Speriamo che il Signore ci aiuti.
Io, ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore, nella certezza: Vince il Signore!”

 

Viaggio apostolico di Benedetto XVI a MÜNCHEN, ALTÖTTING E REGENSBURG (9-14 settembre 2006)

E’ famoso il discorso che Benedetto XVI tenne a Ratisbona in occasione dell’incontro con i rappresentanti della scienza. I punti da lui toccati furono: fede, ragione e università.

Il Papa era molto commosso dai ricordi che riaffioravano nella sua mente, soprattutto pensando agli anni del suo insegnamento, era il 1959 quando Joseph Ratzinger fu insegnante accademico presso l’università di Bonn.

Interessante fu il discorso ragione e scienza: “Ma dobbiamo dire di più: se la scienza nel suo insieme è soltanto questo, allora è l’uomo stesso che con ciò subisce una riduzione. Poiché allora gli interrogativi propriamente umani, cioè quelli del “da dove” e del “verso dove”, gli interrogativi della religione e dell’ethos, non possono trovare posto nello spazio della comune ragione descritta dalla “scienza” intesa in questo modo e devono essere spostati nell’ambito del soggettivo. Il soggetto decide, in base alle sue esperienze, che cosa gli appare religiosamente sostenibile, e la “coscienza” soggettiva diventa in definitiva l’unica istanza etica. In questo modo, però, l’ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell’ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l’umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione – patologie che necessariamente devono scoppiare, quando la ragione viene ridotta a tal punto che le questioni della religione e dell’ethos non la riguardano più. Ciò che rimane dei tentativi di costruire un’etica partendo dalle regole dell’evoluzione o dalla psicologia e dalla sociologia, è semplicemente insufficiente.”

 

L’enciclica “Veritatis splendor” di Giovanni Paolo II

Il legame tra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI è stato molto profondo, nel pontificato di Joseph Ratzinger, Karol Wojtyla, continuava ad essere al centro delle Sue numerose udienze, tantè che Benedetto XVI invitò i fedeli a rileggere l’enciclica di Wojtyla scritta nel 1993 “Veritatis Splendor” che metteva in evidenza una problematica quella del patrimonio morale e del Magistero della Chiesa, messo ancora oggi in discussione.

Benedetto XVI in Caritas in Veritate lo dirà nuovamente “la Chiesa deve precisare quegli aspetti dottrinali da cui non si può prescindere”. Giovanni Paolo II attraverso la sua enciclica aveva fatto una distinzione tra “Verità” e “Libertà”, distinzione fortemente accentuata dallo stesso Benedetto XVI.

I due Papi spiegano che “la Verità viene prima della libertà” abbattendo così il pensiero “illuminista”.

 

Ratzinger e lo scandalo della Chiesa sugli abusi sessuali

Ratzinger è stato il Papa che ha parlato apertamente degli abusi sessuali all’interno del mondo ecclesiastico, degli appunti molto lunghi e dettagliati che non sono passati inosservati alla stampa mondiale. La sua riflessione è stata pubblicata nel mensile tedesco Klerusblatt.

Il Papa spiega in questi appunti come ha suddiviso il suo lavoro di ricerca sul tema tanto delicato:

“Il mio lavoro è suddiviso in tre parti. In un primo punto tento molto breve­mente di delineare in generale il contesto sociale della questione, in mancanza del quale il problema risulta incomprensibile. Cerco di mostrare come negli anni ’60 si sia verificato un processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti. Si può affermare che nel ventennio 1960-1980 i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare.

In un secondo punto provo ad accennare alle conseguenze di questa si­tuazione nella formazione e nella vita dei sacerdoti.

Infine, in una terza parte, svilupperò alcune prospettive per una giusta ri­sposta da parte della Chiesa.”

 

Benedetto XVI e il celibato dei preti

Non ci possiamo dimenticare del NO di Benedetto XVI in un libro a quattro mani scritto insieme al cardinale Sarah mediante il quale parlano della “rinuncia al matrimonio come criterio per il ministero sacerdotale”.

«Dalla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, che implica uno stato permanente di servizio a Dio, sorse spontaneamente l’impossibilità di un legame coniugale», spiega Benedetto XVI. «Si può dire che l’astinenza sessuale funzionale si è trasformata in astinenza ontologica», senza che questo sia «la conseguenza di un disprezzo per la corporeità e la sessualità». Anche nella Chiesa del primo millennio, del resto, «gli uomini sposati potevano ricevere il sacramento dell’Ordine solo se si erano impegnati a rispettare l’astinenza sessuale» con le loro mogli. La Chiesa, ricorda Benedetto XVI, «ha sempre considerato il matrimonio come un dono concesso da Dio dal paradiso terrestre. Tuttavia, lo stato civile riguarda l’uomo nel suo insieme e poiché il servizio del Signore richiede anche il dono totale dell’uomo, non sembra possibile raggiungere entrambe le vocazioni contemporaneamente». Pertanto, «la capacità di rinunciare al matrimonio per rendersi completamente disponibile al Signore è diventata un criterio per il ministero sacerdotale».

Di insegnamenti Benedetto XVI ne ha lasciati tanti, ora più che mai i suoi libri rappresenteranno un’importante eredità e formazione spirituale per tutti i fedeli che vorranno “formarsi e istruirsi” alla scuola di Joseph Ratzinger.