La tentazione di una vita, vissuta nel distacco da tutto e da tutti, specialmente da degli schemi, è sempre presente nell’uomo. L’interazione infatti con gli altri, ci costringe a una ritualità insita nella relazionalità. E questo vale a maggior ragione nella vita di fede, la quale già in sé è relazione e relazione con il Totalmente Altro. Il Santo Padre, nella catechesi dell’udienza odierna, sul tema della liturgia, sottolinea la sua importanza, che ci introduce nella dimensione comunitaria della nostra fede.
Esistono due tipi di pericoli cui andiamo incontro, cedendo a questa tentazione di intimismo. Il primo è quello di crearsi una propria modalità di vivere il presunto rapporto con Dio, senza far riferimento a ciò che la Chiesa ci propone. Il secondo è quello invece della frequentazione della Messa domenicale, che però resta un gesto tradizionale e ripetitivo.
Papa Francesco ci ricorda quanto a questo proposito è stato ribadito dal Concilio Vaticano II, nella meravigliosa sintesi fatta dalla Costituzione sulla Liturgia “Sacrosanctum Concilium”. Essa ribadisce in maniera completa e organica l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani, i quali trovano in essa quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico. La preghiera dei cristiani passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacramenti, i riti liturgici, la comunità.
Dunque, occorre ritornare alle radici della liturgia come codificazione dell’esperienza cristiana, rendendola fondamento per una vita di fede vissuta insieme come incontro con Cristo. Cristo si rende presente nello Spirito Santo attraverso i segni sacramentali: da qui deriva per noi cristiani la necessità di partecipare ai divini misteri. Un cristianesimo senza liturgia, io oserei dire che forse è un cristianesimo senza Cristo. Senza il Cristo totale.
Il Pontefice si sofferma brevemente al rapporto che intercorre tra le varie forme di preghiera e la liturgia, spiegando: molte preghiere cristiane non provengono dalla liturgia, ma tutte, se sono cristiane, presuppongono la liturgia, cioè la mediazione sacramentale di Gesù Cristo. E ribadisce che la Messa, in quanto sacrificio di Cristo, va sempre celebrata, insieme al sacerdote, e non solo approcciata passivamente, o, come si usa dire nel linguaggio comune “ascoltata”. E questa differenza di partecipazione è data proprio dalla centralità del Signore Gesù, realmente presente in mezzo al suo popolo, non solo simbolicamente invocato.
Andare dunque insieme, incontro al Vivente. Questo è il vero senso della liturgia che la Chiesa ci invita a celebrare. La vita è chiamata a diventare culto a Dio, ma questo non può avvenire senza la preghiera, specialmente la preghiera liturgica. Questo pensiero ci aiuti tutti quando si va a Messa: vado a pregare in comunità, vado a pregare con Cristo che è presente. Possono sembrare solo dei riti: sono invece riti che ci danno la vita, perché nutrono il nostro essere fratelli, il nostro essere sociale, proprio della natura umana, e insieme ci fanno ritornare a Colui che è sorgente e artefice della vita, di qualsiasi vita.