Gioacchino da Fiore, monaco e teologo ha scritto questa profezia.
Gioacchino da Fiore fu il più illustre e popolare profeta del XII secolo, fu un abate e divenne leggendario per la scarsezza dei dati storici relativi alla sua vita, ma soprattutto per un importante profezia quella delle “tre epoche”.
E’ nato nel 1145 in un paese vicino Cosenza, pare che abbia maturato dentro di se l’idea ascetica dopo un pellegrinaggio in Terra Santa e una sosta a Costantinopoli, questo lo colpirono profondamente per essere scampato miracolosamente ad una epidemia. Entrato nei cenobi cistercensi, fondò nel 1191 quello di San Giovanni in Fiore, nella natia Calabria.
La profezia
Nelle opere maggiori, Concordia Novi et Veteris testamenti, Expositio in Apocalypsim, Psalterium decem cordarum, è contenuto il messaggio profetico di Gioacchino da Fiore. Esso è basato sulla sua concezione teologica relativa al dogma della Trinità divina, e sulla filosofia e visione della storia, che gli si presenta ugualmente ripartita in tre grandi e tra loro distinti momenti.
“Come la lettera del primo Testamento in virtù di una certa analogia sembra appartenere al Padre, e la lettera del Nuovo al Figlio, così l’intelligenza spirituale, che procede dall’uno e dall’altro, appartiene allo Spirito Santo” (Expositio, fol. 5 sgg.).
La prima epoca
La prima epoca, quella del Padre si svolse sotto il dominio della Legge, la seconda epoca è quella del Nuovo Testamento:
“Conosciamo ora solo in parte e solo in parte profetiamo: ma quando sarà venuta la perfezione, tutto quello che è parziale sarà annullato”, dice l’abate profeta citando Paolo, I Cor. XIII, 12.
La terza epoca
L’epoca futura è quella dello Spirito, secondo Gioacchino da Fiore, ci è assicurata dal fatto che le tre persone divine sono autonome e distinte l’una dalle altre.
“Poiché anche lo Spirito è Dio vero, come il Padre e il Figlio, occorre che anch’egli compia qualcosa a immagine e somiglianza propria, a norma di quello che ha operato il Padre e di quel che ha operato il Figlio” (Concordia IV, 35).
Prosegue Gioacchino da Fiore: “Il primo stato visse di conoscenza; il secondo si svolse nel potere della sapienza; il terzo si effonderà nella pienezza dell’intelligenza. Nel primo regnò il selvaggio; nel secondo la servitù filiale; il terzo darà inizio alla libertà. Il primo stato trascorse nei flagelli; il secondo nell’azione; il terzo trascorrerà nella contemplazione. Il primo visse nell’atmosfera del timore; il secondo in quella della fede; il terzo vivrà nella verità” (Concordia V, 84, 112).