Mercoledì 26 maggio all’udienza generale Papa Francesco ha incontrato Lidia Maksymowicz sopravvissuta di Auschwitz.
Come la donna racconta in un’intervista al Vatican News: “Con Papa Francesco ci siamo capiti con gli occhi, non dovevamo dirci nulla, non c’era bisogno di parole”….ed è così che con un gesto semplice ma forte di significato il pontefice ha baciato il braccio con il numero di matricola “70072”…un numero per disumanizzare, un bacio per riconoscere l’identità dei figli di Dio….perché l’Amore è più forte del male, è più forte dell’odio.
Primo Levi in “Se questo è un uomo” scrisse:
“Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli…Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga”
Lidia fu deportata nel 1942 all’età di solo 3 anni con sua madre. Fu subito separata da lei e sottoposta alle “ricerche” del “dottore Mengele” (soprannominato l”Angelo della morte”).
Per circa 21 mesi, nel campo di concentramento di Auschwitz, egli condusse esperimenti disumani soprattutto su bambini (con un particolare interesse per i gemelli, bambini con anomalie e patologie particolari…) ma anche su donne incinta e adulti.
Era conosciuto per la sua crudeltà (uccisioni con iniezioni, torture, dissezioni…) e i piccoli corpi nudi sui quali si esercitava erano solo cavie umane.
Lidia Maksymowicz lo ricorda anche lei così: “Mengele era una persona atroce, senza limiti né scrupoli. Giorno dopo giorno tante persone perdevano la vita sotto le sue mani. Dopo la guerra sono stati ritrovati dei libri con dei riferimenti ai numeri tatuati, tra cui il mio”
Purtroppo oggi come allora certe pratiche eugenetiche non sono sparite del tutto (se pensiamo agli aborti, anche con dissezione, all’eutanasia e così via).
Lidia lancia anche un appello ai giovani tramite Vatican News e la Radio Vaticana: “Nelle vostre giovani mani c’è il futuro del mondo. Ascoltate le mie parole, andate a visitare Auschwitz e Birkenau e fate in modo che non torni mai più questa atrocità. Quella storia non deve più ripetersi”.
Anche Primo Levi nella prefazione del suo libro “Se questo è un uomo” metteva in guardia:
“Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo”….Conserviamo memoria perché possiamo sempre aiutare il nostro prossimo ed essere custodi di un’umanità migliore:
“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato” (Primo Levi)
Preghiamo perché l’Amore prevalga sempre sull’odio in qualsiasi situazione.
Gesù proclamava: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35)