“Mai più la guerra”

A due settimane dall’inizio della guerra in Ucraina la situazione umanitaria diventa sempre più critica in numerose città (Mariupol, Kharkiv,…), preoccupano anche i recenti attacchi sul versante Ovest dell’Ucraina (come a Lutsk) al confine con la Polonia dove da giorni vediamo la fuga in massa di civili verso i vicini paesi europei.

Le truppe russe (e in particolare il convoglio di 64km alle porte di Kiev) si stanno riposizionando probabilmente in vista di un attacco della capitale ucraina nei prossimi giorni.

Si riferisce, malgrado alcuni aiuti umanitari nel paese, che alla popolazione ucraina sta mancando sempre di più cibo, acqua, riscaldamento o assistenza sanitaria, senza contare la benzina (per cui è difficile anche spostarsi se non a piedi o in treno). Purtroppo come sappiamo si contano molte vittime (anche bambini) a causa dei continui bombardamenti in tutto il paese.

L’Occidente punta sempre di più ad isolare la Russia con le sue sanzioni per fermare la guerra in Ucraina (si parla di ulteriori sanzioni decise al summit di Versailles che potrebbero avere altre conseguenze sui prezzi dell’energia in Europa).

Al termine del vertice a Versailles con gli altri capi di Stato e di governo dell’Unione europea, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dichiarato: Abbiamo avuto tre pacchetti di misure. Adesso dovremo andare avanti con un quarto, che isoleranno ulteriormente la Russia dal sistema economico globale e faranno pagare un prezzo ancora più chiaro dell’invasione di Putin”.

Biden ha anche affermato di volere vietare le importazioni di vodka e di diamanti dalla Russia.

Ricordiamo che ieri i negoziati di Antalya (in Turchia) dei ministri degli affari esteri russo e ucraino, Sergej Lavrov e Dmytro Kuleba, non sono stati decisivi. Anche se il dialogo rimane aperto la tensione continua a salire e non sembra al momento esserci via di uscita. Soprattutto se pensiamo che Lavrov ha ribadito che “non c’è stata invasione”.

Ieri lo stesso Lavrov aveva anche reso noto all’agenzia Tass che la Russia aveva lasciato il Consiglio d’Europa sottolineando che “Il corso degli eventi è diventato irreversibile e che la Russia non ha alcuna intenzione di sopportare le azioni sovversive intraprese dall’Occidente, che spinge per un ordine basato sulle regole e sulla sostituzione del diritto internazionale calpestato dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti”.

I leader europei dal canto loro hanno anche riflettuto a Versailles sulla priorità di una difesa europea (come sostenuto anche da Macron).

Tuttavia come ha evidenziato Biden, questi giorni in conferenza stampa si preferisce al momento la via della diplomazia e delle sanzioni al fine di “evitare un conflitto armato diretto tra la Nato e la Russia perché provocherebbe “la terza guerra mondiale””.

Il 2 febbraio 1991 San Giovanni Paolo II esortava alla Pace e riguardo alla guerra del Golfo diceva le parole seguenti che oggi più che mai sono di una straordinaria attualità:

Il cuore di tutti noi è colmo di dolore per la guerra in corso nella regione del Golfo, da cui di giorno in giorno ci giungono notizie sempre più preoccupanti, per il numero di combattenti e la quantità di armi impiegate, come anche per il coinvolgimento nel conflitto di intere popolazioni civili.

Il tutto è reso ancora più angoscioso dal fatto che questo sconsolante quadro rischia di estendersi nel tempo e nello spazio, in modo tragico e con conseguenze incalcolabili.

Come uomini e come cristiani, non dobbiamo abituarci all’idea che tutto ciò sia ineluttabile e al nostro animo non deve essere permesso di cedere alla tentazione dell’indifferenza e della rassegnazione fatalistica, quasi che gli uomini non possano non essere coinvolti nella spirale della guerra.

Come credenti nel Dio di misericordia e nel Suo Figlio Gesù, morto e risorto per la salvezza di tutti, non possiamo perdere la speranza che la grande sofferenza, che sta colpendo così vaste porzioni dell’umanità, abbia quanto prima a terminare. Per raggiungere questo fine, abbiamo a nostra disposizione in primo luogo la preghiera, strumento umile ma, se nutrito di fede sincera e intensa, più forte di ogni arma e di ogni calcolo umano”.

Questi giorni masse di rifugiati (i nostri fratelli e sorelle) sono costrette ad abbandonare la loro terra perché in Ucraina, come diceva poco tempo fa Papa Francesco, “scorrono fiumi di sangue e di lacrime”. Ancora questi giorni possiamo vedere una folle corsa agli armamenti e il progresso che dovrebbe contribuire al benessere dell’uomo produce armi di distruzione di massa.

Se da una parte l’umanità è tesa ad autodistruggersi, sappiamo tuttavia che è capace di grande solidarietà e di amore per il prossimo. Preghiamo in unione con la Chiesa per il Dono della Pace, sicuri che Cristo è al centro nella nostra storia e ci accompagna con Maria mediatrice.

Oggi come in passato diciamo all’unisono: “Mai più la guerra!”