Nessuno l’arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora

Nessuno l'arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora

7. Poco prima il Signore aveva detto: Il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato, come a dire: Il mio giudizio è vero, perché sono Figlio di Dio, perché dico la verità, perché sono la verità stessa. Quelli, intendendo le sue parole in senso carnale, chiedono: Dov’è tuo padre? (Gv 8, 19). Ascolta bene, ariano, la risposta del Signore: Voi non conoscete né me né mio Padre; perché se voi conosceste me, conoscereste anche mio Padre. Che significa se conosceste me, conoscereste anche mio Padre, se non questo: Io e il Padre siamo una cosa sola? Quando vedi uno che somiglia ad un altro (intenda la vostra Carità: mi riferisco a cose di tutti i giorni e non dovrebbe riuscirvi difficile ciò che vi è familiare), quando dunque vedi uno che somiglia ad un altro, e tu conosci quello cui somiglia, meravigliato dici: come somiglia questa persona a quell’altra! Non diresti così, se non si trattasse di due persone distinte. Uno che non conosce quello cui tu dici che somiglia, chiede: è vero che gli somiglia? e tu rispondi: come, non lo conosci? E lui: no, non lo conosco. Allora tu, cercando di farglielo conoscere mediante quello che ha davanti agli occhi, gli dici: vedendo questo vedi quello. Dicendo così non hai voluto certo affermare che sono una medesima persona, negando che sono due. E’ perché si assomigliano molto che hai potuto rispondere: conoscendo questo conosci anche quello; sono infatti così somiglianti che tra loro non c’è alcuna differenza. Così anche il Signore ha detto: Se conosceste me, conoscereste anche mio Padre, non perché il Padre sia il Figlio, ma perché il Figlio è simile al Padre. Si vergogni l’ariano. Ringrazi il Signore per non essere caduto nell’errore sabelliano e per non essere patripassiano: non sostiene che il Padre stesso rivestito di carne è venuto in mezzo agli uomini, che ha sofferto la passione, che è risuscitato e che è salito al cielo come presso se stesso; questo non lo dice; riconosce con me che il Padre è il Padre e che il Figlio è il Figlio. Però, fratello mio, se ti sei salvato da questo naufragio, perché t’incammini verso l’altro? Il Padre è il Padre, il Figlio è il Figlio; perché dici che non è somigliante, che è diverso, che è altra sostanza? Se non fosse simile, come potrebbe dire ai suoi discepoli: chi ha visto me, ha visto il Padre?Come potrebbe dire ai Giudei: Se conosceste me, conoscereste anche mio Padre? Come potrebbe esser vero questo se non fosse vero anche quest’altro: Io e il Padre siamo una cosa sola?

[Non c’è fatalità nella vita del Signore.]

8. Gesù pronunziò queste parole nel Tesoro, insegnando nel tempio (Gv 8, 20), con grande coraggio, senza alcun timore; poiché se non avesse voluto non avrebbe patito, dato che non si sarebbe neppure incarnato, se non avesse voluto. Quale è infatti il seguito del Vangelo? E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora. Taluni, al sentire questo, credono che Cristo Signore fosse soggetto al fato, e dicono: ecco qui la prova. Oh, se il tuo cuore non fosse fatuo, non crederesti al fato! Se è vero che la parola fato viene dal latino “fando”, che vuol dire parlando, come può essere soggetto al fato il Verbo di Dio nel quale sono tutte le cose che furono create? Dio non creò nulla che già non conoscesse: era nel suo Verbo tutto ciò che è stato creato. Il mondo è stato creato: è stato creato, ma già in lui esisteva. Come ha potuto essere creato se già in lui esisteva? Allo stesso modo che il costruttore edifica una casa che già prima esisteva come progetto nella sua mente; e lì, anzi, esisteva nel modo migliore, senza deterioramenti, senza crolli. Il costruttore per realizzare il suo progetto fabbrica la casa, e la casa che fabbrica proviene da quella che egli ha nella mente; anche se la casa crolla, il progetto rimane in piedi. Così presso il Verbo di Dio erano tutte le cose che sono state create poiché Dio tutte le ha fatte con sapienza e tutte gli erano note (cf. Sal 103, 24): non le conobbe facendole, ma le fece perché le conosceva. A noi sono note perché sono state fatte; ma non sarebbero state fatte se a lui non fossero già note. Prima d’ogni cosa, dunque, c’era il Verbo. E prima del Verbo che cosa c’era? Assolutamente nulla. Se ci fosse stato qualcosa prima, non si potrebbe dire: In principio era il Verbo (Gv 1, 1); si dovrebbe dire: In principio fu creato il Verbo. Infatti cosa dice Mosè del mondo? In principio Dio creò il cielo e la terra (Gn 1, 1); creò ciò che non era: se creò ciò che non era, prima che cosa c’era? In principio era il Verbo. E come hanno avuto origine il cielo e la terra? Tutto è stato fatto per mezzo di lui (Gv 1, 3). Tu dunque sottometti Cristo al fato. Ma dove si trova il fato? Nel cielo, tu dici, nell’ordine e nella rotazione delle stelle. Come può essere soggetto al fato colui per mezzo del quale sono stati creati il cielo e le stelle, dal momento che la tua volontà, se sei saggio, trascende anche le stelle? E forse perché sai che la carne di Cristo è stata sotto il cielo, tu credi che anche il suo potere sia soggetto al cielo?

9. Ascolta, o stolto: Non era ancora giunta la sua ora (Gv 8, 20), significa non l’ora nella quale sarebbe stato costretto a morire, ma l’ora nella quale avrebbe accettato di farsi uccidere. Egli sapeva quando sarebbe dovuto morire; aveva presente tutto ciò che era stato predetto di lui e ne attendeva il compimento prima che iniziasse la sua passione; di modo che quando tutto si fosse compiuto, solo allora sarebbe cominciata la sua passione, secondo un piano prestabilito e non per fatale necessità. Per rendervene conto, ascoltate ancora: tra le altre cose che di lui furono predette, sta anche scritto: Mi presentarono del fiele, e nella mia sete mi fecero bere dell’aceto (Sal 68, 28). Dal Vangelo sappiamo come si realizzò questa profezia. Prima gli dettero del fiele: egli lo prese, lo assaggiò e non volle berlo. Poi, mentre pendeva dalla croce, affinché si compissero tutte le cose predette, disse: Ho sete (Gv 19, 28). Presero allora una spugna imbevuta di aceto, la legarono ad una canna e gliel’accostarono alle labbra. Ne prese e disse: E’ compiuto. Che significa E’ compiuto? Significa: Si è compiuto tutto ciò che è stato vaticinato prima della mia passione: cosa faccio ancora qui? E subito, dopo aver detto: E’ compiuto, chinato il capo, rese lo spirito(Gv 19, 30). Forse che quei briganti, crocifissi con lui, spirarono quando vollero? Erano trattenuti dai vincoli della carne, perché non erano creatori della carne: inchiodati, i loro tormenti si prolungavano, perché non erano in grado di dominare la loro debolezza. Il Signore, invece, quando volle prese carne nel grembo della Vergine; quando volle si presentò agli uomini; visse tra gli uomini finché volle; quando volle abbandonò la carne. Tutto questo è frutto di potenza, non di necessità. Egli aspettava quest’ora, non come un’ora fatale, ma un’ora disposta dalla sua volontà, in modo che si compisse tutto ciò che doveva compiersi prima della sua passione. Come poteva essere soggetto al fato colui che, in altra occasione, aveva detto: Ho il potere di dare la mia vita e ho il potere di riprenderla di nuovo; nessuno me la può togliere ma da me stesso la do, e di nuovo la riprendo (Gv 10,18)? E mostrò questo potere quando i Giudei lo cercavano per arrestarlo. Chi cercate? disse. E quelli: Gesù. E lui: Sono io. Udita questa voce,indietreggiarono e caddero in terra (Gv 18, 4-6).

[Tratteneva la potenza, per insegnare la pazienza.]

10. Si obietterà: Se c’era in lui questo potere, perché quando egli pendeva dalla croce e i Giudei lo insultavano dicendo: Se è Figlio di Dio, scenda dalla croce (Mt 27, 40), perché non scese dimostrando così la sua potenza? Perché voleva insegnare la pazienza, e per questo rinviava la dimostrazione di potenza. Se infatti fosse disceso cedendo alle loro pressioni, si sarebbe potuto pensare che fosse stato sopraffatto dal dolore degli oltraggi. Perciò non scese, rimase inchiodato, per andarsene quando volle. Era forse difficile scendere dalla croce per lui che poté risorgere dal sepolcro? Cerchiamo dunque di capire noi, per i quali si è compiuto questo disegno, che il potere di nostro Signore Gesù Cristo, allora occulto, si manifesterà nel giudizio, del quale è detto: Dio verrà in maniera palese, il nostro Dio verrà e non tacerà (Sal 49, 3). Cosa significa verrà in maniera palese? Che il nostro Dio, cioè il Cristo, come è venuto prima in maniera occulta, verrà poi in maniera palese. E non tacerà. Che significa non tacerà? Che prima ha taciuto. Quando ha taciuto? Quando è stato giudicato; affinché si compisse ciò che il profeta aveva predetto: Come pecora condotta al macello, e come agnello muto davanti al tosatore, non ha aperto bocca (Is 53, 7). Se non avesse voluto non avrebbe patito; se non avesse patito, il suo sangue non sarebbe stato versato; e se il suo sangue non fosse stato versato il mondo non sarebbe stato redento. Rendiamo dunque grazie tanto alla potenza della sua divinità che alla misericordia della sua debolezza. Grazie all’occulta potenza ignota ai Giudei, egli poté dire loro: Voi non conoscete né me né mio Padre; mentre è la debolezza della carne da lui assunta, che i Giudei conoscevano assieme al suo luogo d’origine, che in altra occasione gli ha fatto dire: Voi mi conoscete e sapete anche di dove sono (Gv 7, 28). Nel Cristo teniamo sempre presente l’una e l’altra origine: quella per cui egli è uguale al Padre e quella per cui il Padre è più grande di lui; quella per cui egli è il Verbo e quella per cui è carne, quella per cui è Dio e quella per cui è uomo; ma uno è Cristo, Dio e uomo.