Oggi e sempre, diamo una chance alla Vita!

Mamma e bambino
Foto: CC0 Pixabay

In tempo di guerra, in tempo di Covid, di peste suina e di vaiolo delle scimmie, in un tempo di ossessioni e impulsi di morte, vogliamo, ancora una volta metterci in controtendenza. Ci sono tante notizie buone e cariche di speranza che stanno attraversando questo mese mariano, carico, per definizione di bellezza, energia e fertilità.

Da oltreoceano, sono arrivate indiscrezioni su quello che sarà il probabile pronunciamento della Corte Suprema degli Stati Uniti sull’aborto. L’esito previsto si annuncia come epocale: se dal 1973 – anno della storica sentenza Roe vs Wade – l’aborto è stato depenalizzato indistintamente su tutto il territorio nazionale, tra poco più di un mese, il massimo organo giurisprudenziale statunitense potrebbe porre un distinguo di eccezionale rilevanza. Le legislazioni sull’aborto diventerebbero di unica ed esclusiva competenza dei singoli Stati: un assist formidabile al Texas, all’Alabama, all’Oklahoma, all’Ohio e a tutte quelle amministrazioni che hanno approvato restrizioni così sensibili da rendere l’aborto quasi proibito. I rumours, com’era prevedibile hanno mandato su tutte le furie i “progressisti” e i paladini della libertà di scelta, che hanno portato in piazza proteste anche piuttosto violente.

Anche in Italia, sta soffiando un delicato vento pro-life. Il professor Giuseppe Noia, presidente dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (AIGOC), che da molti anni segue le gravidanze difficili e i neonati gravemente malati, ha inaugurato al Policlinico Gemelli di Roma il Percorso clinico assistenziale per le maternità con patologie fetali ad alto rischio e terminali. Una realtà unica al mondo e un’eccellenza italiana, che riscatta la sanità italiana da tante recenti pagine nere. Il metodo del professor Noia e dei suoi collaboratori ha salvato tanti bambini negli ultimi anni, le cui diagnosi apparivano senza speranza e molti altri ne potrà ancora salvare ora che il percorso è stato codificato e istituzionalizzato. L’hospice perinatale del Policlinico Gemelli è una struttura in cui i piccoli pazienti e le loro famiglie non sono visti come numeri e cartelle cliniche ma come esseri umani, degni di tutto l’ascolto e l’affetto possibili; un microcosmo virtuoso dove scienza e carità cristiana laicamente si prendono per mano per costruire cose grandi.

Dall’Inghilterra, in settimana, è volata a Roma Shelina Begum, la mamma di Tafida Raqeeb, la bimba anglo-pakistana, la cui vicenda fece commuovere il mondo alla fine del 2019. A distanza di tre anni dalla paralisi cerebrale che la colpì, Tafida migliora sempre di più: la voglia di vivere della piccola paziente, in cura all’ospedale pediatrico “Gaslini” di Genova, e la tenacia dei suoi genitori hanno sbugiardato i medici britannici che ritenevano la sua vita “futile” e avrebbero voluto lasciarla morire. L’Alta Corte di Londra ha però dato ragione ai genitori di Tafida, evitandole la terribile sorte capitata alcuni anni fa ai piccoli Charlie Gard e Alfie Evans. Colma di gratitudine per l’aiuto ricevuto dall’Italia, la signora Begum ha dato vita alla Tafida Raqeeb Foundation, presentata martedì scorso al Senato della Repubblica, per dare una chance a tanti bambini in tutto il mondo, vittime di malattie gravi ma soprattutto di una sanità che li considera degli scarti e getta la spugna troppo presto dinnanzi a una possibilità di guarigione o di miglioramento.

A coronamento di questa primavera straordinaria, oggi si terrà, la prima edizione di “Scegliamo la vita”, l’evento che raccoglie l’eredità della vecchia Marcia per la Vita. Tante famiglie di tutta Italia, si sono date appuntamento a Roma, per un momento di festa e, al tempo stesso, di “buona battaglia”. Due grandi “no” all’aborto e all’eutanasia e un grande “sì” al rilancio demografico, in un Paese in cui il deficit della natalità è tristemente coinciso con un deficit della speranza. Il concerto dei The Sun, che introdurranno con la loro hit Un buon motivo per vivere, accompagnerà la testimonianza di donne che hanno abortito o, al contrario, hanno scelto – in modo sofferto ma convinto – di tenere il loro bambino. Questa manifestazione, promossa e organizzata da Massimo Gandolfini, leader del Family Day, e Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia, con l’adesione e la collaborazione di oltre un centinaio di associazioni, è assai atteso perché arriva a tre anni dall’ultima vera Marcia per la Vita.

La pandemia, forse, non è ancora finita ma c’è una voglia straordinaria di tornare a incontrarsi per grandi eventi che celebrano la vita e i sogni delle persone comuni che diventano realtà. Abbiamo attraversato un biennio difficile, in cui la morte, la malattia e la sofferenza hanno tragicamente coinvolto tante persone, venendo spesso anche strumentalizzate per scopi poco nobili. Ci hanno quasi forzato all’ossessione per i pensieri di morte e molti sono caduti nel tranello. Altri stanno reagendo e vogliono guardare avanti, nonostante tutto e tutti. A volte, c’è bisogno di attraversare valli oscure, per imparare ad apprezzare meglio la luce del sole. Celebrare la vita, oggi e sempre, è un desiderio che alberga nel cuore di ogni essere umano, senza distinzioni di credo religioso. Tuttavia, in questo tempo di Pasqua, che volge ormai alla Pentecoste, la “nostalgia della vita” assale in modo più forte: la vita eterna che attendiamo e la vita terrena che bramiamo. Guai a noi se disprezzassimo o sottovalutassimo un desiderio così grande.