Paola Belletti e la sua differenziata ecologica al femminile
Parliamo di “maternità e donne” con la blogger e scrittrice Paola Belletti, nella vita oltre a scrivere è moglie di Matteo e mamma di Martina, Margherita, Isabella e Ludovico Giuseppe Maria.
Ha scritto per un anno per il Quotidiano La Croce, è giornalista di Aleteia ed ha scritto due bellissimi libri per l’edizioni Berica Editrice. Il primo nel 2015 “Osservazioni di una mamma qualunque” e l’ultimo s’intitola “Siamo donne oltre la differenziata c’è di più”.
Paola, nel primo libro “Osservazioni di una mamma qualunque” ti racconti nel ruolo di madre e di moglie, condividendo anche il calvario cominciato proprio alla 23° settimana di gravidanza con il piccolo Ludovico …
Sì, devo dire che essendo alla sesta gravidanza (due erano terminate purtroppo con un aborto spontaneo, uno particolarmente doloroso) e poiché mio marito aveva un impegno importante in ufficio, ero andata da sola a fare la fatidica ecografica morfologica, quella che di solito dà più soddisfazione ai genitori perché il bimbo si vede bene, si conosce il sesso volendo e l’evento della nascita è percepito come più reale e vicino. La scoperta dell’anomalia cerebrale è stata brutale e le reazioni dei medici tremende. Ho capito in fretta però che spesso dietro questo atteggiamento (invito quasi istigazione all’aborto cosiddetto terapeutico) c’è una grande paura, in particolare di essere poi trascinati in processi e richieste di risarcimento perché a causa di mancata diagnosi prenatale non si è potuti accedere a quello pseudodiritto che è l’aborto.
Di tuo figlio Ludovico hai rifiutato di effettuare l’amniocentesi. Vorrei che spiegassi il perché …
Mi sono informata. Volevo sapere se e cosa avrebbe implicato questo esame: è quasi esclusivamente fatto e proposto a scopo diagnostico e abortivo. L’avrei anche presa in considerazione se, una volta rivelatosi il problema con l’ecografia, l’amniocentesi avesse dato elementi più precisi certi e soprattutto finalizzati ad un intervento davvero curativo da fare in utero. Siccome non era affatto così mio marito ed io siamo rimasti saldi nel ritenere immorale sottoporre un figlio ad un esame comunque rischioso (incidenza aborto dopo l’amniocentesi) per non avere nessuna arma in più per curarlo. Ho posto direttamente la domanda ai medici che me la proponevano e anche a quelle che ormai avanti nelle settimane di gestazione continuavano a chiedermi i risultati dell’amniocentesi. L’ultima che me l’ha chiesto è stata un’infermiera della neonatologia; Ludovico era nato da 10 minuti.
Ciò che mi colpisce di entrambi i libri è questo continuo accostamento della figura materna, della femminilità e quotidianità vissuta alla luce del Vangelo di Cristo …
La fede in Gesù Cristo è stata per me un dono del tutto gratuito nella mia vita; prima dalla famiglia sebbene un po’ all’acqua di rose e poi nel movimento di CL. Avere lo sguardo della fede, sapere che tutto è salvato che ogni sofferenza ha senso che ogni vita è preziosa per Dio stesso è l’unico dato critico che devo sempre tenere presente quando giudico ogni cosa e affronto ogni difficoltà e gioia. Poi nella prova la fede o diventa ancora più sostanziale ed esistenziale oppure si rivela per quello che è: un orpello moralistico, un sistema intellettuale di riferimento, uno sfondo per i nostri pensieri. Invece o Cristo è davvero risorto o vana sarebbe la nostra fede e noi dei poveri disgraziati (cito liberissimamente S. Paolo). E poi grazie soprattutto all’incontro prima con i libri poi nell’amicizia di Costanza Miriano ho iniziato a capire quanto fosse decisivo il mio essere donna; quanto c’entri il nostro modo di essere fatte nel nostro stile di relazione, nelle nostre aspettative anche nei nostri difetti e limiti. E ho iniziato ad intuire e riscoprire una ricchezza senza fine che voglio contemplare e abbracciare e anche offrire al mondo.
Tutti questi tuoi ruoli femminili sono accompagnati da una profonda fede e fiducia nella preghiera …
Sì, ci proviamo insomma. In realtà sono un po’ un’improvvisata che cerca di lasciarsi educare dalla Chiesa (per questo sono grata a Don Giussani: ci faceva dire l’Angelus, la liturgia delle Ore, ci ha insegnato a recuperare canti gregoriani e polifonici sacri di una bellezza grande; nei primi anni novanta poi ci ha supplicato di dire il S. Rosario sempre il più possibile. Un altro suo tratto di santità: una fede cristocentrica e mariana; una devozione alla Madonna che lo faceva piangere). Cerco di andare a Messa durante la settimana e in certi periodi ci riesco spesso: si sta meglio, si diventa più forti, calmi, più intelligenti persino. Abbiamo una potenza atomica qui a portata di mano e spesso non la usiamo…lo dico per me, pensando alla vita sacramentale, alla liturgia, alla ricchezza di Grazia che la Chiesa ci offre. Per questo siano benedetti sempre i sacerdoti!
Inizialmente però il tuo approccio con il problema di salute di Ludovico (Ludo) non è stato proprio soft …
Credo fermamente che il dolore sia doloroso, che la prova provi, che il fuoco bruci. Banalità ma forse nemmeno tanto. La repulsione per la malattia, il dolore la menomazione inflitte al proprio bimbo sono causa di una sofferenza tra le più alte che mi possano venire in mente. Nel dolore c’è un cammino da fare ma tutto acquista senso perché Cristo lo ha acquistato per noi. Lui ha fatto scacco matto al Principe di questo mondo trasfigurando il frutto del peccato, che sono malattia e morte, nell’arma più potente che noi uomini possiamo usare contro di lui e a favore invece di tante anime. Ludovico solo perché Cristo ha sofferto è morto ed è risorto è un guerriero nel suo esercito, un soldato scelto, uno dei più forti. E’ un prediletto, ma si può dire solo dentro la prospettiva cristiana. E solo dopo che la malattia è arrivata. Non si desidera la malattia per i propri figli, siamo fatti per la felicità, siamo fatti per vivere, correre, parlare, vedere, gustare. A mio figlio molte di queste cose sono tolte. Ed è desiderio legittimo volerle per lui, ma Dio toglie anche il legittimo solo per riempirlo di Lui, che è infinitamente più che il legittimo. Ora io non ho esperienze speciali, mistiche, forti. Sono modello base eppure SO che è così…
Anche i tuoi figli hanno un approccio curioso e puro nei confronti della fede …
Ho tanti episodi dolci e intensi; alcuni buffi altri che sembrano profezie, come sanno tutte le mamme.
E poi col fatto che i figli grazie al Cielo crescono vedo le varie fasi che attraversano. L’adolescenza non è uno scherzo e si passa da quella religiosità naturale così bella e profonda ad un rifiuto, un senso di fastidio ma anche una richiesta seria di ragioni. E questo cammino, sebbene drammatico e causa di dolori interiori e preoccupazioni per i genitori, è davvero esaltante. Spero che tutti i miei figli fioriscano in una fede adulta, da uomini veri. Questo sarebbe un vero successo.
Essere moglie, madre di 4 figli, giornalista, blogger e scrittrice contemporaneamente … suppongo che deve essere un’avventura pazzesca ma allo stesso tempo una sfida continua?
E’ dura. Prima di tutto però sono figlia e questo mette in ordine tutto. Figlia dei miei ma figlia di Dio; per questo si può diventare moglie e da lì madri, lo dico nell’ordine delle cose dello spirito, assecondato, significato dalle fasi esistenziali e anche biologiche.
E’ dura a volte troppo, soprattutto per il carico enorme, spropositato che ricade sulle famiglie quando c’è un disabile grave. La causa vera è la burocrazia o il disimpegno di certe persone dedicate ai servizi destinati ai disabili. Sarebbe da fare una class action; ci sono poi tante persone in gamba e di buona volontà ma seguire tutto diventa un lavoro vero e proprio da aggiungere al carico normale di una famiglia numerosa. Mio marito fa il possibile e anche di più ma occorrerà che la nostra famiglia trovi un assetto di vita sempre più adatto alle responsabilità e alle incombenze che abbiamo.
Detto questo rimane il fatto che anche in condizioni impegnative si può respirare o soffocare; la differenza per me la fa la fede e la comunione che vivo con mio marito e con tanti che ci aiutano come possono (qualcuno è commovente, tra i vicinissimi e chi è lontano geograficamente ma sento come una sorella, un fratello. Per tanti Ludovico è un segno e una presenza e sono felici di sostenerci come possono). Però non dobbiamo lasciare sole queste famiglie, queste persone; può diventare disperante.