custodire, abbraccio
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L’ultima udienza del ciclo dedicato a San Giuseppe, ci riporta oggi a mettere al centro la persona umana e il suo bene. Papa Francesco sfida noi, cristiani, a metterci a disposizione e in discussione, di fronte a chi è più bisognoso. 

La catechesi di oggi si snoda attorno al verbo tanto amato dal Pontefice: “custodire”. Gesù, Maria e Giuseppe sono in un certo senso il nucleo primordiale della Chiesa. E anche noi dobbiamo sempre domandarci se stiamo proteggendo con tutte le nostre forze Gesù e Maria, che misteriosamente sono affidati alla nostra responsabilità, alla nostra cura, alla nostra custodia. 

In questo senso possiamo avere ancora davanti agli occhi la figura del padre putativo di Gesù, ricordando che il Figlio dell’Altissimo è venuto nel mondo in una condizione di grande debolezzaE questa fragilità della condizione umana, oltre ad essere sempre presente in noi e attorno a noi, deve diventare uno stimolo, perché essere cristiano è non solo ricevere, confessare la fede, ma custodire la vita: la vita propria, la vita degli altri, la vita della Chiesa. 

Il Papa ci propone oggi una interessante analogia per la nostra vita di fede. Dice che San Giuseppe custodisce la Chiesa e non può essere diversamente, perché la Chiesa è il prolungamento del Corpo di Cristo nella storia, e nello stesso tempo nella maternità della Chiesa è adombrata la maternità di Maria. Così anche noi siamo chiamati a questo stesso amore, perché amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre.

Stiamo assistendo di questi tempi a molte condanne e critiche verso la Chiesa, che provengono anche dalle nostre ordinarie debolezze e incoerenze perché da sempre la Chiesa è un popolo di peccatori che incontrano la misericordia di Dio. Su questi meccanismi tuttavia, il Santo Padre oggi ci sfida. Domandiamoci se, in fondo al cuore, noi amiamo la Chiesa come è –  ci dice, perché – solo l’amore ci rende capaci di dire pienamente la verità, in maniera non parziale; di dire quello che non va, ma anche di riconoscere tutto il bene e la santità. 

Infine, ci ricorda Francesco, di prendere San Giuseppe come un nostro compagno di viaggio, specie nei momenti critici. Vi incoraggio a chiedere l’intercessione di San Giuseppe proprio nei momenti più difficili della vita vostra e delle vostre comunità. Lì dove la persecuzione impedisce che il Vangelo sia annunciato – dice il Papa – chiediamo a San Giuseppe la forza e la pazienza di saper sopportare soprusi e sofferenze per amore del Vangelo. Lì dove i mezzi materiali e umani scarseggiano e ci fanno fare l’esperienza della povertà, soprattutto quando siamo chiamati a servire gli ultimi, gli indifesi, gli orfani, i malati, gli scartati della società, preghiamo San Giuseppe perché sia per noi Provvidenza.

Al termine dell’udienza il Papa ha lanciato un’altra volta l’appello forte per la pace in Europa, in modo che le nazioni del vecchio continente, consapevoli delle loro radici cristiane, risveglino lo spirito di riconciliazione, di fraternità, di solidarietà, di pace, di rispetto di ogni Paese e della libertà di ogni Paese, invocando anche l’intercessione di Cirillo e Metodio, due patroni d’Europa, che la liturgia ci propone proprio in questi giorni.