Lo scorso 20 settembre, durante l’udienza generale in piazza San Pietro, il Santo Padre ha ricordato la testimonianza di San Daniele Comboni: “un apostolo pieno di zelo per l’Africa”.
Il Pontefice ha invitato con l’esempio del Santo ad “essere protagonisti dell’azione evangelizzatrice” e ha esortato a combattere la schiavitù nel mondo (particolarmente in Africa):
«[San Daniele] era una persona innamorata di Dio e dei fratelli che serviva in missione, a proposito dei quali non si stancava di ricordare che «Gesù Cristo patì e morì anche per loro» (Scritti, 2499; 4801). Lo affermava in un contesto caratterizzato dall’orrore della schiavitù, di cui era testimone. La schiavitù “cosifica” l’uomo, il cui valore si riduce all’essere utile a qualcuno o a qualcosa. Ma Gesù, Dio fatto uomo, ha elevato la dignità di ogni essere umano e ha smascherato la falsità di ogni schiavitù. Comboni, alla luce di Cristo, prese consapevolezza del male della schiavitù; capì, inoltre, che la schiavitù sociale si radica in una schiavitù più profonda, quella del cuore, quella del peccato, dalla quale il Signore ci libera. Da cristiani, dunque, siamo chiamati a combattere contro ogni forma di schiavitù. Purtroppo, però, la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato (…) Rinnovo dunque il mio appello: «Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare».
Preghiamo con il Santo Padre sicuri che il Signore ci chiama alla libertà dei figli di Dio. La sofferenza umana e l’ingiustizia risiedono nella disumanizzazione quotidiana con la quale tutti noi dobbiamo confrontarci dirittamente o vedendo le vite fragili e precarie di molti nostri fratelli (sfruttamento del lavoro , i non diritti, la corruzione, le guerre…). E poiché il Signore non ci ha fatto schiavi ma liberi, osiamo testimoniare l’Amore del Vangelo lottando contro ogni forma di oppressione, discriminazione, sopruso, così presenti nelle nostre società moderne e consumistiche.