La verità sull’incarnazione ci ricorda che Dio si è fatto uomo, per dare forma comprensibile all’uomo, alla sua eterna vicinanza a noi. Ogni dialogo è possibile a partire dal nostro corpo e dalla possibilità di formulare delle parole. Così torna a noi la priorità della preghiera orale, quella in cui le nostre labbra pronunciano le frasi, anche quelle imparate ancora da bambini. Nell’udienza odierna, il Papa ci parla infatti della preghiera vocale.
Per riflettere sulla sua importanza, siamo chiamati a riconsiderare la dimensione del linguaggio. Le parole sono nostre creature, ma sono anche nostre madri, e in qualche misura ci plasmano. Le parole nascono dai sentimenti, ma esiste anche il cammino inverso: quello per cui le parole modellano i sentimenti. La preghiera orale dunque diventa anche una necessaria espressione verbale di ciò che proviamo dentro, specie laddove i vissuti sono improntati alla sofferenza.
La Bibbia – ci ricorda il Pontefice – non esula dalle parole forti e audaci, proposte per la nostra preghiera, proprio perché riflette la verità del cuore dell’uomo. (…) sono parole che appartengono alla realtà umana (…) Ad esempio sono lì a testimoniarci che, se davanti alla violenza non esistessero le parole, per rendere inoffensivi i cattivi sentimenti, per incanalarli così che non nuocciano, il mondo ne sarebbe tutto quanto sommerso.
A partire da questa considerazione, il Santo Padre sottolinea come la preghiera a parole, sia a volte l’unica possibile da esercitare, quando i nostri sentimenti tendono ad essere “ballerini”. (…) In qualche momento le consolazioni abbondano, ma nei giorni più bui sembrano evaporare del tutto. La preghiera del cuore è misteriosa e in certi momenti latita. La preghiera delle labbra, quella che si bisbiglia o che si recita in coro, è invece sempre disponibile, e necessaria come il lavoro manuale.
Un’immagine tenera e significa che Papa Francesco ci propone oggi sono gli anziani che bisbigliano le loro preghiere nel silenzio delle chiese. Essi ci insegnano il valore e il significato dell‘umiltà e della fedeltà. Questi oranti dalla preghiera umile sono spesso i grandi intercessori delle parrocchie: sono le querce che di anno in anno allargano le fronde, per offrire ombra al maggior numero di persone.
La perseveranza nella preghiera orale invece ci viene insegnata dall’esempio del Pellegrino Russo. Egli, l’amante della ripetizione delle parole che ricordano la verità essenziale della nostra vita cristiana, sa e crede che che questa pratica porta frutti. Se arriveranno grazie nella sua vita, se l’orazione si farà un giorno caldissima tanto da percepire la presenza del Regno qui in mezzo a noi, se il suo sguardo si trasformerà fino ad essere come quello di un bambino, è perché ha insistito nella recita di una semplice giaculatoria cristiana.
Di fronte alle tante forme di preghiera che pratichiamo nella vita, ci può venire la tentazione di voler tralasciare quella verbale. Il Papa ci esorta invece: non bisogna cadere nella superbia di disprezzare la preghiera vocale. È la preghiera dei semplici, quella che ci ha insegnato Gesù: Padre nostro, che sei nei cieli … Le parole che pronunciamo ci prendono per mano; in qualche momento restituiscono il gusto, destano anche il più assonnato dei cuori; risvegliano sentimenti di cui avevamo smarrito la memoria, e ci portano per mano verso l’esperienza di Dio.