Nella Bibbia c’è un libro capace di illuminare profondamente il senso del dialogo tra le generazioni. Parla infatti anzitutto dei legami familiari, sia quelli di sangue che quelli acquisiti con i matrimoni. Racconta delle storie di un vero amore, che è arricchimento reciproco tra i membri della stessa famiglia. Stiamo parlando del Libro di Rut, che il Santo Padre ci propone oggi per la riflessione della catechesi odierna.
Papa Francesco lo chiama poliedro degli affetti fondamentali che formano la grammatica famigliare dell’amore, questo quadro tanto autentico e tanto vivace, presentatoci dal libro. (…) Esso celebra infatti la potenza e la poesia che devono abitare i legami di generazione, di parentela, di dedizione, di fedeltà che avvolgono l’intera costellazione famigliare. E che diventano persino capaci, nelle congiunture drammatiche della vita di coppia, di portare una forza d’amore inimmaginabile, in grado di rilanciarne la speranza e il futuro.
Attraverso il libro di Rut, vediamo demoliti gli stereotipi riguardanti il rapporto tra la suocera e la nuora, ad esempio. Ma, appunto per questo, la parola di Dio diventa preziosa. L’ispirazione della fede sa aprire un orizzonte di testimonianza in controtendenza rispetto ai pregiudizi più comuni, un orizzonte prezioso per l’intera comunità umana.
Ma la cosa sicuramente più celebre, che vi troviamo, è l’insegnamento sull’alleanza delle generazioni: dove la giovinezza si rivela capace di ridare entusiasmo all’età matura – questo è essenziale: quando la giovinezza ridà entusiasmo agli anziani – , dove la vecchiaia si scopre capace di riaprire il futuro per la giovinezza ferita. Leggendo, conosciamo la storia e scopriamo, che il legame che si è stabilito fra suocera e nuora è stato benedetto da Dio: Noemi non può chiedere di essere abbandonata. In un primo momento, Noemi appare più rassegnata che felice di questa offerta: forse pensa che questo strano legame aggraverà il rischio per entrambe. In certi casi, la tendenza dei vecchi al pessimismo ha bisogno di essere contrastata dalla pressione affettuosa dei giovani.
Al celebrare il nuovo matrimonio, Rut viene considerata dalle donne d’Israele colei che vale “più di sette figli” e che quel matrimonio sarà una “benedizione del Signore”. Noemi, che era piena di amarezza e diceva anche che il suo nome è amarezza, nella sua vecchiaia conoscerà la gioia di avere una parte nella generazione di una nuova nascita.
Avviene così una serie di superamenti, che fanno crescere tutti e che sono frutto dell’amore e della fede. La suocera supera la gelosia per il figlio proprio, amando il nuovo legame di Rut; le donne di Israele superano la diffidenza per lo straniero (e se lo fanno le donne, tutti lo faranno); la vulnerabilità della ragazza sola, di fronte al potere del maschio, è riconciliata con un legame pieno d’amore e di rispetto.
Tutto questo può accadere grazie alla caparbietà di Rut, ostinata ad essere fedele a un legame esposto al pregiudizio etnico e religioso. E riprendo – dice il Papa – quello che ho detto all’inizio, oggi la suocera è un personaggio mitico, la suocera non dico che la pensiamo come il diavolo ma sempre la si pensa come una brutta figura. Ma la suocera è la mamma di tuo marito, è la mamma di tua moglie. Pensiamo oggi a questo sentimento un po’ diffuso che la suocera tanto più lontano meglio è. No! È madre, è anziana.
Papa Francesco conclude la catechesi, traendo alcune conclusioni sulle relazioni intergenerazionali. Ci dice: se i giovani si aprono alla gratitudine per ciò che hanno ricevuto e i vecchi prendono l’iniziativa di rilanciare il loro futuro, niente potrà fermare la fioritura delle benedizioni di Dio fra i popoli! Mi raccomando, che i giovani parlino con i nonni, che i giovani parlino con i vecchi, che i vecchi parlino con i giovani. Questo ponte dobbiamo ristabilirlo forte, c’è lì una corrente di salvezza, di felicità.