Papa Francesco: la preghiera, una questione relazionale

mani, relazione, stretta di mano, unione, amicizia
pixabay.com

Parlando della preghiera, parliamo sempre necessariamente di una relazione. Ma mentre questa è sottintesa, Gesù molte volte la va a ribadire, in modo che non rischi di diventare scontata. Ogni scelta o momento importante a livello relazionale, Gesù la accompagna con la preghiera, “parlandone” con il Padre. Il Papa Francesco oggi ci invita a guardare proprio questa dimensione della vita del Signore, come ce la raccontano i Vangeli.

Per entrare nel disegno previdente del Padre, Gesù sceglie i futuri apostoli dopo una notte di preghiera. E che questo sia essenziale per il compimento della volontà di Dio, lo attesta il fatto che a giudicare da come si comporteranno poi quegli uomini, sembrerebbe che la scelta non sia stata delle migliori perché tutti sono fuggiti, lo hanno lasciato da solo prima della Passione; ma è proprio questo, specialmente la presenza di Giuda, il futuro traditore, a dimostrare che quei nomi erano scritti nel disegno di Dio.

Anche laddove nelle relazioni tra Gesù e i discepoli si presentano le difficoltà, Egli non cessa di accompagnarli nel dialogo col Padre. In tutto questo scopriamo come Gesù sia stato maestro e amico, sempre disponibile ad attendere con pazienza la conversione del discepolo. Il vertice più alto di questa attesa paziente è la “tela” d’amore che Gesù tesse intorno a Pietro. Nell’Ultima Cena gli dice: «Simone, Simone, Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22,31-32)

La preghiera accompagna anche i momenti cruciali per una relazione, come ad esempio la verifica della conoscenza profonda e, in questo caso, anche della fede nel Figlio. Il Pontefice ci riporta a questo proposito il brano di Luca. «Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: “Le folle, chi dicono che io sia?”. Essi risposero: “Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto”. Allora domandò loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro rispose a nome di tutti: “Il Cristo di Dio”. Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno» (9,18-21). Le grandi svolte della missione di Gesù sono sempre precedute dalla preghiera ma non così en passant, ma dalla preghiera intensa, prolungata.

E poi arriva il momento più alto del riconoscimento della relazione, la Trasfigurazione. Gesù non si nasconde, ma svela il suo mistero agli amici. Questa manifestazione anticipata della gloria di Gesù è avvenuta nella preghiera, mentre il Figlio era immerso nella comunione con il Padre e acconsentiva pienamente alla sua volontà d’amore, al suo disegno di salvezza. E, da quella preghiera, esce una parola chiara per i tre discepoli coinvolti: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” (Lc 9,35). Dalla preghiera viene l’invito ad ascoltare Gesù, sempre dalla preghiera.

La preghiera, allora, è proprio una questione relazionale. Una cosa certa ci viene presentata oggi a questo proposito da Papa Francesco, e cioè che in ogni circostanza della nostra vita, il Signore, da amico, è presente e prega per noi. Da qui l’ultimo invito del Pontefice. Quando c’è qualche difficoltà, quando siete nell’orbita delle distrazioni: Gesù sta pregando per me. Ma padre questo è vero? È  vero, lo ha detto Lui stesso. Non dimentichiamo che quello che sostiene ognuno di noi nella vita è la preghiera di Gesù per ognuno di noi, con nome, cognome, davanti al Padre, facendogli vedere le piaghe che sono il prezzo della nostra salvezza.