Domani Papa Francesco andrà in visita a Bozzolo, in provincia di Cremona, per pregare sulla tomba di Don Primo Mazzolari.
Tra Don Primo Mazzolari e Papa Francesco, ci sono molti punti comuni.
Il giornalista Alessandro Gisotti ha raccolto il commento di don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari e postulatore della Causa di Beatificazione di Don Primo:
E’ un momento per noi importante perché si tratta anche del riconoscimento di quello in cui noi credevamo ormai da anni, un giusto riconoscimento ma anche un rilancio per tanti versi di una figura che merita di essere conosciuta, approfondita, soprattutto per la sua spiritualità.
Alessandro Gisotti ha chiesto a don Bruno di dire meglio quali siano i punti che uniscono la figura di don primo con quella di Papa Francesco:
“Intanto da un punto di vista della “collocazione”: Mazzolari è un uomo di periferia rispetto al centro del suo tempo e anche Francesco oggi viene dalla periferia! Dall’altra parte ci sono alcuni temi, in particolare mi sembra due. Uno legato alla fede cristiana, cioè l’annuncio chiaro, forte di un Dio della misericordia, che è al cuore del messaggio attuale di Papa Francesco, anche grazie al Giubileo che è stato promosso l’anno scorso. E la proposta di Mazzolari, appunto, è la proposta di un cristianesimo che mette al centro il tema della misericordia di Dio, l’annuncio di Dio Padre misericordioso. Un altro tema mi sembra molto vicino ai due: il tema di una Chiesa dei poveri. Questo tema che è stato sicuramente avvertito in maniera molto chiara da Mazzolari, soprattutto in un’epoca in cui la povertà e tante famiglie povere della sua parrocchia vivevano il dramma della mancanza di lavoro, della fatica a essere riconosciuti nella loro dignità, oggi, in qualche modo, trovano anche nella proposta di Francesco, sicuramente una consonanza molto forte. Tenuto conto che il messaggio di Francesco oggi è un messaggio che cerca una Chiesa e anche un mondo che sia sempre più inclusivo capace di evitare scarti e di discriminare e lasciare fuori qualcuno.”
Rita Sberna