Rai blasfema: la protesta delle associazioni familiari

Flash mob davanti alla Rai
Un momento del flash mob davanti alla sede Rai di Milano

Perché pagare ancora il canone dopo tanto scempio della religione e del senso del pudore? Se lo sono chiesti i manifestanti ai flash mob, tenuti ieri presso le sedi Rai di Roma (Viale Mazzini) e Milano (Via Sempione). Se lo chiedono i rappresentanti delle associazioni familiari che hanno promosso l’iniziativa di protesta. A partire da Pro Vita & Famiglia onlus, che ha anche lanciato una petizione alla Rai, per chiedere un radicale cambio di rotta.

Alla manifestazione romana hanno preso parte numerosi esponenti politici di diversa provenienza, tra cui: il senatore Maurizio Gasparri, l’europarlamentare Simona Baldassarre, la consigliera regionale Chiara Colosimo, il consigliere Maurizio Politi.

“Il canone costa agli Italiani complessivamente 2 miliardi. Lo Stato versa un contributo ‘per l’adempimento degli obblighi del contratto di servizio’, che per il 2019 e il 2020 è stato fissato in 40 milioni di euro – osserva Toni Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia –. Cifre esorbitanti per vedere cosa? Il sacrilegio di Achille Lauro che a Sanremo si presenta con il Sacro Cuore di Gesù, Fiorello incoronato di spine o per ascoltare le favole per bambini a Oggi è un altro giorno, il programma condotto da Serena Bortone, stravolte, con la bella addormentata presentata in salsa lesbo”.

Da parte sua, Jacopo Coghe, vicepresidente della stessa onlus, avanza la sua proposta: “Una Rai che comunque guadagna anche dalla pubblicità, da eventuali contratti o convenzioni e dalla vendita di beni e servizi, può a questo punto camparsi da sola e diventare una tv commerciale? Tutti questi miliardi non andrebbero spesi meglio, per i poveri, i disabili e per tutte le persone alla fame?”. I discutibili palinsesti della tv pubblica vengono approvati “in un momento in cui le famiglie devono affrontare una grave crisi economica e devono ritrovarsi in bolletta la tassa da pagare per sentirsi umiliate, non rispettate e per volgarità e messaggi scandalosi oltre che blasfemi”, conclude Coghe, che ricorda il “successo esorbitante di oltre 100mila firme” della petizione con cui “intendiamo dichiarare guerra a chi non fa che offendere e denigrare la maggioranza degli italiani!”.

Alla manifestazione ha preso parte anche il Family Day. “Abbiamo esortato i dirigenti di Viale Mazzini e Corso Sempione al rispetto del Contratto Nazionale di Servizio, che mette nero su bianco la dovuta attenzione all’identità culturale e religiosa del popolo italiano e ai valori della famiglia”, ha sottolineato il presidente del Family Day, Massimo Gandolfini.

“Le immagini e i contenuti blasfemi e propagandistici dell’ideologia gender, andati in onda durante il festival di Sanremo sono infatti riscontrabili in molti altri programmi delle reti Rai – ha proseguito Gandolfini –. L’ideologia del pensiero unico e la mancanza di rispetto per i simboli e le liturgie della religione cristiana non possono essere messe in scena con i soldi dei contribuenti”.

“Siamo indignati per il continuo disprezzo del cristianesimo e l’irrisione di quei valori di dignità della vita umana e della carità reciproca che il Vangelo insegna da duemila anni e che mai come in questo tempo sono fondamentali per lenire la sofferenza in cui è immerso il nostro Paese. La corona di spine di Gesù Cristo, icona del dolore e segno di amore fino al sacrificio della Croce, non può essere oggetto di vergognoso sarcasmo”, ha quindi concluso il presidente del Family Day.