Ricostruita la spina del feto, con una tecnica mini invasiva, innovativa in Europa.
L’équipe di ginecologi e neurochirurghi dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, coordinata da Massimo Candiani, primario di Ginecologia e Ostetricia, e da Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia, ha portato a termine con successo l’operazione di ricostruzione della spina dorsale con una tecnica a ridotta invasività volta a minimizzare la possibilità di traumi all’utero e garantire un’esposizione minima del feto. Entrando nel sacco amniotico attraverso un’incisione di 2,5 centimetri dell’utero, è stato esposto solo il dorso fetale – senza quindi estrarre il feto dall’utero come si fa comunemente – dove sono state «riparate» le strutture anatomiche che non si erano congiunte a causa del difetto congenito.
La mamma, una donna italiana alla 22esima settimana di gestazione, sta bene ed è stata già dimessa dall’ospedale.
Che cos’è la spina bifida?
La spina bifida è un difetto congenito causato dalla chiusura incompleta di una o più vertebre. Per alcune anomalie di sviluppo, che in genere si verificano nelle prime 8-10 settimane di gestazione (fattori genetici, carenza di acido folico), la parte posteriore del canale neurale da cui si sviluppano il midollo spinale, le meningi spinali e le vertebre, non riesce a chiudersi. Il difetto può essere di pochi centimetri o interessare una vasta porzione della colonna. Questa patologia, quando non è mortale, comporta disabilità motorie e funzionali come la perdita della mobilità degli arti inferiori, la difficoltà nel controllo degli sfinteri e altre complicazioni neurologiche. In Italia si verifica in 1 caso ogni 10 mila nascite.