Roberta Macrì: “La carrozzina è stata la mia rinascita”

Roberta Macrì: “La carrozzina è stata la mia rinascita”

Questa è la #storia di una #giovane #ragazza #siciliana, ha 28 anni e vive a #Barcellona Pozzo di Gotto (Me), si chiama #RobertaMacrì ed il suo sogno è sempre stata la danza.

A seguito di un incidente stradale che la coinvolse nel 2011 rendendola, disabile nell’uso delle gambe, nonostante conviva con la sua carrozzina, continua a coronare il suo sogno, danzando per gli altri.

E’ una storia di coraggio che va aldilà della disabilità fisica grazie alla forza e alla vitalità che c’è in lei. Per contattarla basta iscriversi alla pagina fb: “Roberta Macrì %”

 

Tutto inizia la notte del 14 agosto 2011 mentre tornavi in auto, dopo aver trascorso una serata con gli amici. Cos’è successo?

Stavamo rincasando e mentre percorrevamo l’autostrada Palermo-Messina un auto ci ha tamponati e speronati facendoci sfondare il guard rail. Io sono stata catapultata 10 m oltre la macchina andando a finire sulla corsia d’emergenza. Poi l’arrivo dei soccorsi, il trasferimento all’ospedale Fogliani di Milazzo e per finire al Policlinico di Messina.

 

Subito dopo l’incidente, le tue gambe non si muovevano più. Ne hai preso coscienza all’istante?

Appena mi sono risvegliata sul ciglio della strada ho capito subito che era successo qualcosa alle gambe, poichè non le sentivo e non riuscivo a muoverle. Anche se in quel momento non ho dato tanto peso alle gambe perchè prevaleva il dolore lancinante alla schiena.

 

Sei stata per sei mesi in riabilitazione presso un centro che si occupa di midollo spinale in provincia di Imola. Quali sono state le paure e le speranze che ti hanno accompagnata in quei mesi?

Mi son passati tanti pensieri per la testa, e per i primi 2 mesi il mio pensiero fisso era quello di tornare a casa sulle mie gambe. Non è stato facile a 22 anni ritrovarsi paraplegica in un battito di ciglia. Durante quei sei mesi ho avuto la possibilità di conoscere persone che tornavano a camminare ma tante altre che avevano perso non solo l’uso delle gambe ma anche delle braccia e nonostante tutto vivevano la loro permanenza nel centro con tanta voglia di tornare a casa e ricominciare anche in quelle condizioni, ed è grazie a loro che ho capito di essere fortunata in primis ad essere sopravvissuta e poi a poter muovere le braccia. So che è brutto guardare chi sta peggio di noi, ma a me è servito come stimolo per apprezzarmi di più ed amare questa nuova vita.

 

Com’è stato l’impatto con la carrozzina?

Contrariamente a come si può pensare, per me è stato bellissimo. Mi sono sentita di nuovo libera, perchè dopo aver vissuto, per un mese e mezzo circa, solo in posizione supina senza potermi sedere nemmeno per mangiare e dover dipendere dagli altri anche per il minimo spostamento, la carrozzina significava libertà ed autonomia, anzi in quel lasso di tempo non vedevo l’ora di sedermici su per poter scorrazzare liberamente nei corridoi come vedevo fare gli altri degenti del reparto. Anche perchè alla fine la carrozzina è un mezzo di trasporto senza il quale noi non potremmo svolgere nemmeno le basilari attività quotidiane.