S.E Antonelli “La chiesa deve dialogare ed essere amica di chi vive un amore ferito”
Intervista al #Cardinale Ennio #Antonelli, Arcivescovo di Firenze dal 21 marzo 2001 e nominato Cardinale il 21 ottobre 2003 da #GiovanniPaolo II.
Lo abbiamo incontrato ed intervistato in occasione del Convegno Diocesano svoltosi a Tivoli e presieduto dal Vescovo Mauro Parmeggiani.
Lei è membro del Pontificio consiglio per i laici e delle comunicazioni sociali. In che modo i laici, sono chiamati oggi, all’evangelizzazione nella chiesa?
I laici sono popolo di Dio come i preti e come i Vescovi e tutti hanno ricevuto la missione di evangelizzare, tutti hanno ricevuto dei doni e dei carismi da parte di Dio. Quindi, si tratta di prenderne coscienza e di fare fruttificare i doni e i talenti che Dio ha dato loro. Bisogna collaborare insieme, tra fratelli e con altri laici con preti e Vescovi. Bisogna anche ascoltare la gente, vedere che cosa la gente pensa, quali sono i desideri, i bisogni e le necessità; quali sono anche le risorse, i progetti validi per avviare un dialogo che è in qualche modo una condivisione di vita.
In questo dialogo, dobbiamo lasciar trasparire che Cristo è in noi ed è in mezzo a noi, facendo sì che Cristo attragga a sé anche chi non crede ancora.
Oggi più che mai, le famiglie hanno bisogno di essere accompagnate verso la parola del Vangelo. La chiesa accoglie tutti ed è misericordiosa. Come si può essere vicini a quelle famiglie che invece rifiutano il Vangelo?
Il Vangelo non si può considerare come un qualsiasi libro da leggere ma viene letto ed interpretato ed ascoltato in profondità se c’è già un rapporto con la chiesa e con i cristiani.
La prima cosa da fare è la nostra testimonianza, la nostra amicizia e il dialogo che normalmente precede l’annuncio e precede anche la lettura del Vangelo.
Per esempio, quando ero a Firenze ho incontrato due giovani che venivano da un paese musulmano ed avevano letto il Vangelo da soli, ed immediatamente ne erano rimasti colpiti ed avevano sentito dentro di sé che quella è la verità ed il Dio vero.
Erano venuti in Italia per frequentare l’università proprio per avere la possibilità di farsi battezzare. Le vie del Signore sono misteriose e sono tante però, normalmente è necessario un rapporto di amicizia, di dialogo e di collaborazione tra le persone ed in questo poi risplende la luce del Vangelo.
In questo convegno diocesano è emerso che tutti siamo chiamati a costruire una chiesa che ascolta, discerne e annuncia. Come può avvenire questo?
Avviene se non pensiamo più che la chiesa sia una stazione di servizio dove si va quando lo si voglia o quando si ha un bisogno individuale. La chiesa non è un negozio dove vado a prendere ciò che mi serve.
E’ importante che scopriamo una fraternità tra di noi ed un’appartenenza reciproca nel nome di Gesù e intorno a Gesù. In questa fraternità tutti diventiamo responsabili di rendere sempre più bello il nostro rapporto e la vita della comunità, più aperti e disponibili a testimoniare la presenza di Cristo.
Se tutti sono attivi e responsabili, edifichiamo la chiesa.