San Michele Arcangelo mi ha condotta alla Fede!

San Michele Arcangelo mi ha condotta alla Fede!

Vi proponiamo di seguito l’intervista alla Dottoressa Alessandra Acciaro, che ho intervistato e che ci ha raccontato la sua testimonianza di Fede.
Alessandra, puoi presentarti brevemente?
Mi chiamo Alessandra Acciaro e sono una ragazza di 30 anni, nata e cresciuta a Roma.
Dopo aver conseguito la maturità linguistica, mi sono laureata in Giurisprudenza presso “ La Sapienza” di Roma.
A seguito dell’iscrizione all’Albo Speciale dei Praticanti tenuto presso l’Ordine degli Avvocati di Teramo, ho svolto la pratica forense, ricevendo una formazione professionale ai fini del conseguimento dell’abilitazione professionale.

Come hai scoperto la Fede?
Il mio incontro con la Fede risale precisamente a tre anni fa.
Manchevole del Sacramento della Cresima e prossima alla redazione della mia tesi di Laurea in Giurisprudenza, mi ritrovai a fare i conti con un periodo di totale sconforto.

Fortemente intimorita da quel percorso di vita, mi ritrovai ad affrontare un periodo di depressione che mi portò ad una forte instabilità.
Un senso di angoscia colorava le mie giornate e quella tesi, ancora da elaborare, costituiva la fonte di un blocco emotivo che mi portava costantemente a fare i conti con il passato.
Proprio in quei momenti chiedevo a me stessa: “cos’è che mi manca per poter essere felice?”
Mi rassicuravo convincendomi del fatto che non mi mancasse assolutamente nulla! Perfettamente in salute, mi stavo laureando in Legge, fortemente amata dal mio ragazzo di sempre e circondata dall’affetto di parenti ed amici.
Ribadivo con insistenza che non c’era nulla da temere, tutto era sotto controllo e le mie certezze, che tendevo a racchiudere in tre sommi capi di razionalità “pura”, non potevano essere messe in discussione:
1. Dio non esiste, è per le menti deboli!
2. L’uomo va avanti credendo e confidando solo in se stesso!
3. Il vero forte è colui che non chiede mai aiuto!
Forte, determinata, orgogliosa, apparentemente dinamica agli occhi del mondo ma chiusa in una forte razionalità, trascorrevo i miei giorni aspettando qualcosa: un risultato, una vittoria da festeggiare, un riscatto, un percorso da seguire, qualcosa o, addirittura, qualcuno che mi rendesse felice.
Eppure, nonostante questa “forte” razionalità, nei miei passi c’era qualcosa che non andava, un piede avanti l’altro e mi ritrovavo a fare dieci passi indietro.
Di nuovo un piede avanti l’altro e ritracciavo lo stesso percorso. Sempre più indietro.
Ed ecco apparire i primi sintomi dell’ansia: la paura di non farcela, lo sconforto, il senso di soffocamento, la sensazione di panico, la dissociazione dell’Io che, vivendo ancorato al passato, perdeva totalmente di vista il presente. Il mio presente.
Bloccata nei miei giorni che trascorrevano con ritmo incessante, al mattino non riuscivo a dare un colore, un sorriso, semplicemente un senso a quello che stavo facendo; guardavo il materiale per la tesi come una sorta di ostacolo, senza capire che il vero ostacolo ero io.
Il panico era sempre più vicino, uno strano senso di angoscia unita a dei continui giramenti di testa mi impedivano di frequentare luoghi affollati ed ecco che stavo già modificando le mie condizioni di vita senza neanche rendermene conto. Il primo sintomo della depressione è proprio l’isolamento.
Cosa fare quando si è in preda al panico? Come chiedere aiuto? Ma, soprattutto, a chi chiedere aiuto?
La prima fase era proprio la presa di coscienza. Stavo male perché non ero felice. Non ero felice perché stavo male. Ma cosa mi mancava veramente?
Ad un passo dalla Laurea presso una delle facoltà più prestigiose d’Italia, ridotta, ormai, a pesare 45 kg per la paura di non saper prendere delle scelte per portare a termine una storia di 12 anni, per il dolore fisico legato ad un’operazione ai denti … ecco che avevo davvero toccato il fondo.
Proprio in quel momento conobbi una persona speciale che presto diventò un amico, una spalla su cui mi sono ritrovata a piangere, forse per la prima volta, lacrime vere.
Come possono un’atea e un fedelissimo devoto di San Michele Arcangelo diventare amici? Come possono comunicare e, soprattutto, cosa mai potranno scambiarsi nella vita?
Chiusa in un vortice senza via di uscita, per la prima volta diedi retta a quel mio amico e per curiosità, o forse per sfida, mi ritrovai dinanzi ad una statua impetuosa… bianca.
Era la statua di un Angelo, meglio, di un Arcangelo, era la statua di San Michele Arcangelo!
Appena lo vidi pensai “quanta delicatezza, quanta grazia”… un attimo che durò vari istanti, il cuore che esplose nel petto, le mani grondanti di sudore, un respiro seguito da un sospiro, una lacrima tira l’altra ed ecco che affannando ripresi a respirare.
Come se stessi sognando, mi misi in ginocchio dinanzi a quella maestosità e con voce sofferta chiesi aiuto, poi ripresi lucidità “ma aiuto a chi?!?!”.
Ascoltavo dentro di me per cercare di focalizzare con precisione quale fosse quella parte del mio “Io” che stava soffrendo; era il mio cuore agitato dalle tempeste della vita? La mia testa? Le mie gambe?
Il mio corpo mi stava dando dei segnali che non potevo più trascurare e mi resi conto che niente di fisico parla, bensì l’unica parte che dialoga con l’esterno è la nostra Anima.
Tutto diventò più lineare, iniziai ad ascoltarla e mi ritrovai a provare sentimenti totalmente nuovi.
Solo in quel preciso istante presi coscienza che avevo sofferto quello che bastava per capire chi avevo di fronte quando ho incrociato per la prima volta lo sguardo della Fede.
Solo allora e neppure un attimo prima, capii veramente che in me stava avvenendo una rinascita lenta ed implacabile come una goccia che spacca la roccia.
Iniziai a sentirmi libera, sempre più viva, investita di un’energia mai provata in vita mia, diversa ed unica nella mia individualità, legata agli altri da un profondo senso di interconnessione, di unione spirituale.
Le lacrime, che per lunghi mesi avevano rigato il mio esile volto, lasciavano spazio al sorriso, l’inquietudine al senso di pace.
Ripresi a mangiare con costanza, nutrendo me stessa, e capii che la mia fragilità non era fonte di raffinatezza bensì di debolezza.
Da quel preciso istante iniziò un capitolo totalmente nuovo della mia vita a cui assegnai una parola chiave: Ricerca! Ricercando me stessa nella preghiera mi ritrovai.
Con un Rosario in mano e il volto rivolto alla Vergine Maria nutrivo con costanza e dedizione la mia anima assetata di amore, di fede e di speranza.
Sognando San Michele Arcangelo con la spada protesa verso l’alto calpestare la paura, sulle note della canzone “Halleluja” di Salomon Burke, quel 14 gennaio 2013, dopo 6 anni di sacrifici estenuanti, e 6 mesi di buio, mi laureai con il massimo dei voti.
Dottoressa in Legge, io, figlia di una madre e un padre senza titolo, nipote di nonni le cui mani segnavano il tempo, ormai superato, del sacrificio.
Ripetevo a me stessa che non potevo iniziare un nuovo capitolo della mia vita se continuavo a rileggere l’ultimo, allora decisi di chiudere quel libro e di iniziarne uno nuovo che fosse lo specchio di quello che ero: felice!
Periodo di cambiamento, Rosario al collo, con il sorriso della rinascita e lo zaino in spalla, pronta a dire addio al passato, partii verso una nuova avventura, un nuovo capitolo di vita che, stavolta, non stava a me scrivere.
Dopo la cresima mi trasferii a Teramo, un piccolo paesino ai piedi del Gran Sasso, città natale materna; Terra che da sempre ha asciugato le mie lacrime.
Decisione dettata dalla ricerca di un ambiente a misura d’uomo dove formarmi, dove poter crescere, dove da piccola mi rifuggiavo lontano dalla “Capitale”.
Dopo un periodo di contatti, e-mail, curriculum, colloqui, chiedo illuminazione a San Michele durante la recita della novena che, ormai, recito dal 15 al 23 di ogni mese.
Quante possibilità avevo di poter trovare la Statua di San Michele all’interno di uno Studio Legale teramano, proprio nel giorno in cui veniva eletto Papa Francesco? Una data, 13 marzo 2013: la giornata dai mille segni.
In quel luogo mi sono formata per ben 18 mesi, sono cresciuta, ho conosciuto persone che poi sono diventate parte della mia vita, tra cui, in primis, la persona che mi è accanto.
Ed ora? Chiedetemi se ho più paura. Chiedetemi se soffro ancora di panico. Chiedetemi come sto. Vi risponderò…con un sorriso: ritrovando Dio…ho scoperto il mio io.

Tu sei aspirante giurista (Avvocato), ti capita di trovare dei contrasti, sia pure morali tra la tua aspirazione e il camino di fede? Se si, come li superi?
Assolutamente sì.
Il mondo dell’Avvocatura può essere attraversato da numerosissime tentazioni, tra cui padroneggiano il denaro, la vanità, il dominio della propria posizione sociale, la corruzione, il finto perbenismo.
Da quando ho ritrovato la fede, o meglio, da quando la fede ha ritrovato me, cerco di superare questi contrasti riponendo le speranze nelle mie aspirazioni professionali.
In primis, rifletto sul concetto di difesa e di sacralità della stessa leggendo “ l’avvocatura è una cosa seria se non sacra” di Calamandrei, per me pietra miliare.
In secondo luogo, ripongo le mie speranze in “un libro semplice…scritto per i semplici” di Sant’Alfonso dè Liguori, in cui emerge il ruolo della Vergine quale Nostra Avvocata e mediatrice tra Dio e gli uomini, intitolato “le glorie di Maria”.

Nell’iniziare la Sua carriera di avvocato, Sant’Alfonso, appena sedicenne, si impose dodici regole che meditava spesso e che ormai costituiscono per me delle linee – guida da seguire nella mia professione:
1) Mai difendere una causa ingiusta: ci si perde coscienza e reputazione.
2) Per una causa, anche giusta, rifiutare qualsiasi manovra illegittima o immorale.
3) Non caricare il cliente di spese superflue, altrimenti l’avvocato sarà tenuto a restituirle.
4) Trattare gli interessi dei clienti con la stessa cura che si ha con le proprie cause.
5) Studiare i processi in modo da ricavarne argomentazioni convincenti.
6) Il cliente è danneggiato dai ritardi e dalle negligenze dell’avvocato che quindi, per dovere di giustizia, è tenuto a risarcirle.
7) L’avvocato deve sempre implorare l’aiuto di Dio, cioè del primo Difensore della giustizia.
8) Commette grave errore chi si carica di cause più di quanto i suoi talenti, le forze o il tempo, gli permettano di difendere efficacemente.
9) Giustizia ed Onestà sono le due compagne inseparabili dell’avvocato: su di esse deve vegliare come sulla pupilla dei propri occhi.
10) Un avvocato che perde una causa per la sua negligenza ha l’obbligo di riparare tutti i danni subiti dal suo cliente
11) Nel difendere una causa, nulla dire che non sia vero, nulla tenere nascosto, rispettare l’avversario, contare solo sulla ragione.
In fin dei conti, le virtù che fanno l’avvocato non sono la vanità, i soldi e la sete di pubblicità bensì la scienza, la verità, la fedeltà e la giustizia.

Cosa ti spinge a perseverare sul sentiero della preghiera?
La preghiera stessa.
Sono fortemente convinta del fatto che la fede sia una forza incontrollabile, un Amore che pervade ogni singolo elemento della nostra Vita.
Dopo aver accolto il Credo nella nostra vita non possiamo far altro che accrescerlo quotidianamente grazie ai cinque sassi:1. La preghiera con il cuore: il Santo Rosario; 2. L’Eucarestia; 3. La Bibbia; 4. Il digiuno; 5. La confessione mensile.
Solo chi è sul sentiero della preghiera vede l’invisibile, crede l’incredibile e ottiene l’impossibile!

Cosa vorresti dire ai giovani che stanno leggendo questa testimonianza?
Questa domanda, seppur apparentemente semplice, nasconde in sé il vero senso di quello che, in realtà, ripeto quotidianamente a me stessa.
Parafrasando delle preghiere che costituiscono una roccia non più incrinata di valori, mi sento di dire questo:
“Quello che ci sconvolge e ci fa male immenso è il nostro ragionamento, il nostro pensiero, il continuo assillamento ed il volere ad ogni costo provvedere noi a ciò che ci affligge”.
“Curate voi stessi e credete, credete sempre perche solo la fede ti fa aspirare a qualcosa di grandioso”. È come “ scoprire dove il sole va a dormire”.
Ecco, vedete che il malanno incalza invece di decadere? Non agitiamoci, chiudiamo gli occhi e ripetiamo con fiducia: “sia fatta la tua volontà, pensaci Tu!” e non c’è medicina più potente di un atto di intervento di amore.
Confidate, riposate, abbandonatevi!
Andate avanti lottando contro i fantasmi del passato, lottate contro le avversità, le incertezze, le forti insicurezze, siate forti come una scogliera ai piedi del mare le cui onde infrangono le sponde, la vita è troppo bella per poter essere sprecata in inutili distrazioni, angosce e paranoie.
Vivete, vivete, vivete il più possibile, confidando totalmente in Dio senza disperarsi.
Abbandonatevi e lasciate a Lui la cura delle vostre cose, e tutto si calmerà.
Chiudete placidamente gli occhi dell’anima, stornate il pensiero dalla tribolazione, chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della grazia divina.
Chiudete gli occhi e non pensate al momento presente, stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione, perché il male, sì è vero che è potente…. ma Dio è…Onnipotente!

Grazie ad Alessandra per la sua disponibilità e per questa testimonianza di Fede.

Emanuele Mascolo