Il santo della gioia: l’eredità e l’attualità di don Bosco
La #Chiesa universale celebra oggi la memoria liturgica di San Giovanni Bosco (1815-1888), sacerdote e fondatore della congregazione salesiana. Assieme a San Francesco, don Bosco è probabilmente il “più italiano” tra i santi, l’uomo che, a livello spirituale, meglio esprime e sintetizza tutte le caratteristiche migliori del nostro popolo: la generosità, il calore umano, la creatività, l’umorismo, l’empatia.
Per quali motivi, questo santo è ancora così tanto amato in Italia e in tutto il mondo? Forse nemmeno un’intera enciclopedia sarebbe in grado di dare una spiegazione esaustiva. La miglior risposta si potrebbe leggere negli occhi dei tanti ragazzi in tutto il mondo che hanno incontrato l’amore di Dio nel carisma educativo. La figura di don Bosco, ovviamente, è molto di più, e, in questa sede, menzioneremo soltanto alcuni aspetti dell’attualità di questo santo.
Un ponte tra Chiesa e Stato. Don Bosco pone le fondamenta della sua opera educativa in pieno Risorgimento. In un’epoca in cui la Chiesa era fortemente osteggiata dalla classe dirigente che poi, di fatto, realizzò l’unità d’Italia, don Bosco propone una “terza via” per cui, da un lato, non scende ad alcun compromesso con le élite anticlericali di quel tempo, dall’altro propone un rinnovamento della Chiesa stessa, a partire dalla base e, in particolare, dai laici. Si pose quindi come uomo di riconciliazione tra “Cesare e Dio”, nella convinzione che, formando dei “buoni cristiani”, avrebbe anche educato degli “onesti cittadini”. Un insegnamento sorprendente, in un’epoca in cui, soprattutto in Italia e in Occidente, i cattolici sono “personaggi in cerca d’autore”, costantemente in preda a due tentazioni di segno opposto: il compromesso con la mentalità mondana, da un lato, e la chiusura a riccio di fronte alle sfide della modernità, dall’altro.
Il “metodo preventivo”: una risposta all’emergenza educativa. Negli anni in cui don Bosco dà vita ai suoi primi oratori, l’Italia è un paese dove l’analfabetismo copre il 90% della popolazione, con un altissimo tasso di devianza sociale tra i giovanissimi. Don Bosco compie dunque un’opera di evangelizzazione primaria nei confronti dei ragazzi: l’oratorio e la scuola diventano una forma di emancipazione da tutte le povertà. Don Bosco si è letteralmente chinato su un’umanità derelitta, secondo i principi del Vangelo e prendendo sul serio tutte le opere di misericordia, a partire dall’“insegnare agli ignoranti”. Il successo del “metodo preventivo” salesiano è proprio nell’infondere nei bambini e nei ragazzi meno fortunati, una dose gigantesca di amore cristiano, quello stesso amore che le famiglie, la scuola e la società sembravano non riuscire a trasmettere. Aiutando i giovani a coltivare la passione per la musica, per lo sport e per le arti, don Bosco risvegliava in loro un desiderio di infinito. È proprio quello che servirebbe ai ragazzi di oggi, che hanno totalmente smarrito sia lo stupore nei confronti del mondo, sia la consapevolezza della propria identità e del proprio valore per l’altro.