Il santo della gioia: l’eredità e l’attualità di don Bosco

Il santo della gioia: l’eredità e l’attualità di don Bosco

Un prete alle periferie del mondo. La missione di don Bosco aveva e ha una dimensione universale, già chiara ai suoi albori, sebbene oltreoceano le prime case salesiane siano state fondate in Argentina soltanto nel 1875. Nel secolo successivo, la presenza salesiana ha toccato quasi ogni angolo della terra, riscuotendo successo in particolare in America Latina e in Africa. Ovunque vi siano ragazzi emarginati, i salesiani sono presenti. Nella periferia della Torino risorgimentale come nei villaggi del Kenya di oggi, i salesiani evangelizzano educando ed educano evangelizzando. La loro missione non è però indirizzata soltanto ai poveri o agli ignoranti: attraverso le loro scuole e università, essi puntano alla formazione di una classe dirigente animata da valori cristiani, secondo i tre principi cari a don Bosco: religione, ragione e amorevolezza. Senza mai fare proselitismo (vi sono scuole salesiane in Medio Oriente dove la totalità degli allievi è musulmana), i salesiani cercano di educare al buono, al vero e al bello e, in molti paesi si sono guadagnati la stima di atei o di appartenenti ad altre religioni. Fino da tempi non sospetti, la loro è sempre stata una Chiesa “in uscita”, proiettata verso le “periferie del mondo”.

Il santo della gioia. Poiché la dimensione privilegiata dell’apostolato salesiano è l’educazione, per conquistare i giovani è necessaria una buona dose di humour e ottimismo. “Ricordatevi che il diavolo teme la gente allegra”, ripeteva spesso don Bosco ai suoi ragazzi. Questa gioia di vivere non aveva nulla di superficiale, né era fine a se stessa ma nasceva dalla profonda consapevolezza di essere stato salvato da Dio. Nato da una famiglia povera e rimasto molto presto orfano di padre, il santo piemontese fu cresciuto tra molti sacrifici assieme al fratello da mamma Margherita, a cui doveva la sua educazione cristiana. Quella che, a uno sguardo superficiale, potrebbe essere liquidata come una “infanzia triste” divenne il volano per una vita completamente spesa per gli altri. In assenza di un padre terreno, don Bosco ebbe la grazia di cogliere la bontà del Padre celeste e, assieme ad essa, la chiamata alla paternità spirituale di tanti ragazzi altrimenti destinati ad una vita di perdizione. Questa certezza, diede a don Bosco la forza di non arrendersi davanti ad alcun ostacolo che si frapponesse tra lui e la sua missione. Fu così don Bosco, poverissimo, riuscì a mettere in piedi una congregazione di caratura mondiale. La miseria non gli fece mai paura, anche perché, come lui stesso affermava: “I debiti li paga Dio”.

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Per approfondimenti: Luca Marcolivio, La società dell’allegria. Don Bosco raccontato dai salesiani del XXI secolo, IF Press, 2016