“San Felice da Nicosia mi ha insegnato l’obbedienza e l’umiltà”

Angelo Maria Sferrazza “San Felice da Nicosia mi ha insegnato l’obbedienza e l’umiltà”

Siamo in compagnia dell’attore siciliano Angelo Maria Sferrazza di Canicattì trasferitosi da qualche anno a Roma.

Per la giovane età che si ritrova, ha già fatto tanto nel mondo del cinema e della tv. Lo abbiamo visto nella fiction Rex e come protagonista nel film Un santo senza parole dedicato alla figura di San Felice da Nicosia (un santo siciliano) canonizzato da Benedetto XVI nel 2005.

 

Come ti sei preparato a questo ruolo?

Il percorso è stato lungo. Per affrontare un personaggio ci sono tanti metodi in base alla scuola di recitazione che l’attore ha frequentato.

Sono un attore stanislavskiano, per cui non ho cercato di interpretare ma di essere come San Felice prevedeva per il mio ruolo. Ho dovuto fare realmente un percorso spirituale indossando il saio, mi sono chiuso in convento ed ho vissuto la vita di un frate per quasi due mesi. Ho praticato i digiuni, ho gustato i sapori della vita francescana. Dopo di chè, stare sul set è stato più facile, ho mostrato al pubblico ciò che realmente avevo vissuto.

A livello fisico ho dovuto fare delle trasformazioni. Ho allungato la barba per 7 mesi, e vedere il mio viso ogni mattina cambiare …. Mi faceva capire che il mio essere si stava cambiando.

 

Qual è stata la scena del film che ti ha emozionato di più e quella più difficile da interpretare?

Le scene sono state quasi tutte emozionanti perché interpretare la vita di un santo è una grande responsabilità. Mentre le scene difficili sono state quelle della penitenza. Come ben sappiamo, i santi del 700 per abbassare i desideri della carne usavano il cilicio e si frustavano. Sono state delle vere frustate e quindi il dolore l’ho sentito realmente.

 

Cosa ti ha trasmesso San Felice da Nicosia?

San Felice da Nicosia mi ha trasmesso l’umiltà e l’obbedienza. Lui aveva un obbedienza eccezionale. Quando obbediva al suo superiore rispondeva sempre “Sia per l’amor di Dio” ed eseguiva gli ordini.

Mi ha insegnato anche un’altra cosa, devo dire che noi cattolici e cristiani siamo bravi nel fare “l’omelia del dire” ci sentiamo maestrini su certe cose però facciamo fatica a mettere in atto “l’omelia del fare”.

Ecco perché amo anche la figura di Papa Francesco, perché lui ci sta dando tutti gli strumenti per mettere in atto l’omelia del fare, e se riusciamo ad equilibrare il fare e il dire, si diventa dei cristiani corretti.