Asia Bibi: come Gesù davanti a Pilato

Asia Bibi: come Gesù davanti a Pilato

Alla vigilia della sentenza della Corte Suprema, l’avvocato di Asia Bibi, Saiful Malook, ha espresso ottimismo sulle possibilità di assoluzione della sua assistita. Sul piano legale, ci sarebbero tutte le carte in regola per un lieto fine della vicenda. Il reale pericolo, tuttavia, è un altro: la magistratura pakistana è fortemente timorosa riguardo alla portata simbolica di questo processo e degli effetti dirompenti che avrà la sentenza, qualunque sarà l’esito.

Una minoranza perseguitata. L’intera comunità cristiana del Pakistan (2-5% della popolazione) si è prevedibilmente schierata per l’innocenza di Asia Bibi, mentre i musulmani (95-98%) sono equamente spaccati tra i moderati che la difendono e gli estremisti che ne vorrebbero la condanna a morte. Da parecchi anni, ormai, il Pakistan si presenta come uno dei paesi in cui la mentalità fondamentalista è più tristemente radicata nel popolo. Gli attentati e gli atti intimidatori contro i cristiani sono all’ordine del giorno e, quasi sempre, hanno la loro causa scatenante in presunti atti di blasfemia. Tra i fatti di sangue più dolorosi si ricordano l’assassinio del ministro per le minoranze, Shabbaz Bhatti (2 marzo 2011) e la strage nel parco di Lahore (27 marzo 2016), che provocò 72 morti. L’episodio più clamorosamente legato al caso Bibi è tuttavia l’uccisione di Salman Taseer, governatore dello stato del Punjab (4 gennaio 2011), che aveva coraggiosamente chiesto la grazia per la detenuta cristiana accusata di blasfemia. Oggetto di violenza e minacce, infatti, non sono solo i cristiani o le altre minoranze ma anche i musulmani favorevoli alla libertà religiosa.

I giudici della Corte Suprema pakistana si ritrovano così ad un bivio. Un’eventuale condanna di Asia Bibi metterebbe il sigillo ad una svolta autoritaria e fondamentalista nel paese, che potrebbe isolarlo dalla comunità internazionale, dall’Occidente e dal consesso dei diritti umani. Se al contrario, i magistrati si pronunceranno per l’assoluzione, potrebbero mettere a rischio la pubblica sicurezza in Pakistan, con possibili rappresaglie di facinorosi nei confronti dei cristiani già oppressi, mettendo anche a repentaglio la sicurezza di Asia Bibi, una volta libera. Qualunque sarà la decisione della Corte Suprema, quindi, il paese si trova a uno spartiacque della sua storia, in grado di condizionare in modo significativo anche le relazioni islamo-cristiane che, negli ultimi 2-3 anni, hanno conosciuto significativi progressi, soprattutto in paesi come l’Egitto e, in parte, nella Siria e nell’Iraq martoriati dalla guerra e dall’Isis.

Come Gesù e Pilato. È molto probabile che la lentezza della giustizia pakistana e la titubanza della Corte Suprema nell’emissione del verdetto siano dovute proprio alle conseguenze future pocanzi elencate. Il dilemma del supremo giudice pakistano è molto simile a quello di Ponzio Pilato dinnanzi a Gesù Cristo appena flagellato: nessuna colpa evidente dell’imputato alla luce della legge ma, al tempo stesso, una folla inferocita che lo vuole morto. Anche per questo, la vicenda di Asia Bibi è paradigmatica del martirio che, in ogni epoca storica, i cristiani patiscono, diventando corredentori dell’umanità tutta.

PS: confidiamo che anche le femministe e i sostenitori dei diritti umani e dei vari #JeSuis siano informati sulla storia di Asia Bibi e spendano qualche parola su questa donna innocente, colpevole soltanto di essere cristiana e di non rinnegarlo…